L’UE adotti sanzioni più efficaci e coerenti

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Il regime sanzionatorio dell’UE dovrebbe essere più coerente ed efficace in modo che, prevalendo sugli interessi commerciali, colpisca comportamenti contrari alla sicurezza e ai diritti umani e che causano danni volontari e irreversibili all’ambiente.
àˆ quanto chiede il Parlamento europeo, secondo cui occorre inserire una clausola sui diritti umani in tutti gli accordi stipulati dall’UE e privilegiare sanzioni mirate, corredate di misure a sostegno della società   civile.
L’Europarlamento deplora che non sia stato ancora condotto alcun esercizio di valutazione, nà© studio di impatto della politica dell’UE in materia di sanzioni e che sia pertanto molto difficile misurarne gli effetti e l’efficacia sul campo. Osserva che, pur non esistendo una definizione ufficiale al riguardo, le sanzioni e le misure restrittive sono considerate «misure che interrompono o riducono, parzialmente o totalmente le relazioni diplomatiche o economiche con uno o più Paesi terzi, volte a modificare talune attività   o politiche, quali le violazioni del diritto internazionale o dei diritti dell’uomo».
Il Parlamento si rammarica del fatto che l’UE abbia spesso applicato la sua politica sanzionatoria in modo incoerente e si sia quindi esposta alla critica di «adottare due pesi e due misure», d’altra parte si compiace invece per l’inserimento sistematico delle clausole relative ai diritti dell’uomo e insiste sull’inclusione di uno specifico meccanismo di esecuzione in tutti i nuovi accordi bilaterali (anche settoriali) firmati con i Paesi terzi.
L’efficacia delle sanzioni, sostengono gli eurodeputati, deve essere analizzata sia in termini di efficacia delle misure (capacità   di esercitare un impatto sulle attività   delle persone coinvolte) sia di efficacia politica, cioè la capacità   di indurre l’abbandono o di modificare le attività   o le politiche che ne hanno motivato l’adozione. Insiste, dunque, affinchà© qualsiasi sanzione adottata contro le autorità   statali sia sistematicamente accompagnata da un sostegno alla società   civile del Paese coinvolto. Inoltre, l’azione ha un impatto più forte se è coordinata dalla comunità   internazionale e quindi è apprezzato il fatto che la politica sanzionatoria dell’UE continui a basarsi sul principio della preferenza del regime dell’ONU.
Nella lotta al terrorismo, poi, le procedure di redazione delle cosiddette «liste nere» a livello sia di UE che di ONU, criticate a più riprese sia dal Parlamento che dal Consiglio d’Europa, «sono lacunose sotto il profilo della sicurezza del diritto e dei ricorsi giudiziari» secondo i deputati europei. L’Europarlamento invita quindi il Consiglio e la Commissione a riesaminare l’attuale procedura di inserimento o eliminazione dalle liste nere, al fine di rispettare i diritti umani procedurali e sostanziali di persone e entità   incluse negli elenchi.

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