Italia-Francia, una partita ai tempi supplementari

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Se l’incontro Italia-Francia si riducesse ad una partita di calcio (di rugby meglio non parlare), dopo l’ultimo fischio dell’arbitro saremmo in grado di commentare il risultato. Nel caso dell’incontro al vertice del 3 giugno scorso tra il presidente del Consiglio italiano e il presidente della Repubblica francese meglio aspettare di vedere quali azioni concrete faranno in seguito al fischio finale del comunicato ufficiale.

Bastasse il comunicato congiunto ci sarebbe da essere moderatamente ottimisti: due paginette calcolate al millimetro per dare evidenza ad un’intesa ancora tutta da valutare, ma promettente. Come era promettente il Trattato del Quirinale, sottoscritto tra i due Paesi nel 2021, e rimasto praticamente lettera morta, nonostante le belle parole anche di allora.

Il che non impedisce di provare a prendere sul serio il testo del comunicato, anche se qui limitatamente alla sua pertinenza europea, in un contesto di forte instabilità sul continente, con la guerra in Ucraina e le crisi politiche in vista, da qualche giorno, in Olanda e in Polonia, dopo l’elezione di un presidente ultra-nazionalista di destra. 

I due presidenti non possono che concordare sulla necessità di coordinare “gli sforzi di mobilitazione e azione europea di fronte alle sfide comuni che si moltiplicano e si aggravano”, richiamandosi alla loro responsabilità di Paesi fondatori per “rafforzare il loro impegno comune per un’Europa più sovrana”. 

A prima vista sembrerebbe la conferma di un matrimonio quasi d’amore, a patto di non dimenticare che tra alleati – anche se partner nell’UE da oltre settant’anni – non bisogna confondere condivisione di interessi ed amicizia, una dimensione quest’ultima che non appartiene al mondo della politica, figuriamoci poi di quella internazionale.

E allora, alla ricerca degli interessi comuni, concentriamoci su quell’espressione non banale di “un’Europa più sovrana” che, con il sostantivo, richiama le ambizioni di Emmanuel Macron e, con l’aggettivo, torna gradita a Giorgia Meloni. Resta da capire quale sia la forza maggiore, se quella del sostantivo – che direbbe “sostanza” – o quella dell’aggettivo che della sostanza determina la qualità, con quel “più” tra i due che rende instabili gli equilibri tra i due termini.

Di qui la domanda: si converge su “più Europa” oppure sull’affermazione di una sovranità interpretabile a seconda degli interessi nazionali? Ma allora quale ne sarà la traduzione nelle politiche future dei due Paesi? 

Rinsalda oggettivamente l’intesa bilaterale “il sostegno incrollabile e senza esitazioni di Francia e Italia all’Ucraina… ancora più necessario per raggiungere una soluzione equa e duratura, presupponendo al contempo un ambizioso cambiamento di scala nella difesa europea, sia in termini di investimenti che di sostegno alla base di difesa industriale e tecnologica europea”,  dove si intravvedono prospettive di reciproco rafforzamento industriale ed economico nel settore degli armamenti.

In proposito non bisogna dimenticare, in questo incontro, il “convitato di pietra” Donald Trump, atteso al Vertice NATO del 24-25 giugno all’Aja che, con l’arma dei dazi, brandirà anche quella del ricatto sulla spesa militare da portare al 5% (oltre il triplo di quella attuale dell’Italia): sarà anche l’occasione per capire se e quale futuro avrà la NATO, tema neppure sfiorato nel comunicato della coppia dei presidenti, tanta è la distanza tra loro nella valutazione del ruolo del presidente USA, l’attuale padrone dell’Alleanza atlantica e grande sabotatore di “un’Europa più sovrana”.

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