Italia-Francia per rafforzare l’alleanza nell’UE

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Ci sono disgrazie che finiscono per unire anche tribù in competizione, come sono ancora i Paesi dell’Unione Europea, nonostante settant’anni di vita in comune, come nel caso di Italia e Francia. Non bisogna mai dimenticare che entrambi i Paesi vengono da una lunga storia di conflitti, fino dai tempi delle imprese di Cesare in Gallia, e da secoli di competizioni politiche e culturali, oltre che sportive, che hanno certamente arricchito l’Europa, ma anche lasciato qualche ruggine tra “cugini”. Non è del tutto nemmeno rimarginata la ferita, non proprio gloriosa, delle incursioni militari  dell’Italia fascista in Francia, nel corso della Seconda guerra mondiale: sono ricordi che stentano a spegnersi.

I primi anni ‘50 del secolo scorso hanno visto i due Paesi ravvicinarsi con la partecipazione alla prima Comunità del carbone e dell’acciaio (CECA) e proseguire nella costruzione di un’alleanza sempre più ampia fino ai 27 Paesi oggi nell’UE. Non che siano mancati in tutti questi anni momenti di tensione, alcuni anche molto recenti come nel caso del conflitto libico e, molto meno serio, quello del sostegno dei Cinque stelle alla rivolta dei “gilets jaunes” nel febbraio del 2019.

Le diplomazie dei due Paesi sono al lavoro intanto per rafforzare la cooperazione bilaterale che dovrebbe tradursi entro l’anno nell’adozione del “Trattato del Quirinale”, proposto da Emmanuel Macron a inizio 2018 e rilanciato dal Presidente Mattarella nella sua recente visita ufficiale in Francia e certamente ricordato da Mario Draghi nel suo recente incontro a Marsiglia con il Presidente francese. E più recentemente a Cernobbio il ministro francese dell’economia, Bruno Le Maire, ha prospettato una più intensa collaborazione tra i due Paesi.

I due principali problemi affrontati dai due Presidenti a Marsiglia, la solidarietà ai profughi afghani e la prospettiva di una difesa europea comune, puntavano dritto a una cooperazione rafforzata, da realizzare in seno all’Unione Europea e all’Alleanza atlantica (NATO). Un’impresa non facile per le asimmetrie in campo: dai rispettivi pesi economici e politici al posizionamento dei due Paesi nelle organizzazioni internazionali con la Francia, media potenza nucleare con seggio nel Consiglio di sicurezza ONU e da sempre critica sugli orientamenti della NATO e con i relativi rapporti con gli Stati Uniti. Senza dimenticare i vincoli legati al “motore franco-tedesco”, tradizionalmente alla guida – anche questa asimmetrica – dell’Unione Europea.

Ma è qui che le disgrazie, quella della pandemia e quella della disfatta occidentale a Kabul, possono offrire occasioni di svolte positive per un rilancio della solidarietà europea al triangolo, non proprio equilatero, tra Germania, Francia e Italia, favorito anche dalla recente secessione britannica. Certo si naviga in acque mosse, con l’uscita di Angela Merkel dalla Cancelleria, le prospettive incerte di Emmanuel Macron alle elezioni presidenziali del maggio prossimo e la turbolenta maggioranza italiana costretta, suo malgrado, a sostenere un Draghi politicamente solitario ma forte di un grande consenso popolare.

I tre Paesi hanno alle spalle il buon risultato della risposta alla pandemia e del Piano europeo di ripresa, quel Recovery fund che ha riacceso il fuoco, prima incerto, della solidarietà europea e che dovrebbe adesso riscaldare il cuore degli europei per l’accoglienza degli afghani. 

Anche più complicata la strada verso la costruzione di una difesa europea comune, pure invocata adesso da più parti, ma impraticabile senza una cessione di sovranità in materia di politica estera, una transizione ostacolata da Paesi e movimenti a trazione nazional-populista, come la banda di Visegrad, disponibili a cedere sovranità a Washington piuttosto che a Bruxelles, e da diffusi movimenti scopertamente nazionalisti, Fratelli d’Italia e dintorni in testa.

Chissà se alla fine si potrà dire con Giambattista Vico delle disgrazie presenti che “parean traversie ed erano opportunità”?

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