Interruzione volontaria di gravidanza: il Consiglio d’Europa richiama l’Italia

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L‘Italia viola i diritti delle donne in materia di aborto: lo ha affermato il Consiglio d’Europa lunedì 11 aprile accogliendo un ricorso presentato dalla CGIL in materia di IVG. Secondo il Consiglio, infatti, le difficoltà riscontrate dalle donne che intendono effettuare un aborto sarebbero notevoli a causa dell’alta percentuale di medici che hanno optato per l’obiezione di coscienza.
Pur essendo l’aborto legale in Italia dal 1978, la sua procedura è ancora piena di contraddizioni. Secondo il Consiglio l’alto numero di medici obiettori di coscienza e la consequente difficoltà per le donne ad effettuare l’intervento rappresenterebbe una violazione dei diritti sia del personale sanitario non obiettore, sia delle donne che riscontrano gravi difficoltà a trovare una struttura in grado di accoglierle. In un grande numero di ospedali italiani, infatti, pur esistendo i reparti di ginecologia, non sempre sono presenti dei dottori che sono disposti ad effettuare l’aborto. Questa situazione costringe le donne a rivolgersi all’estero o in strutture private, ma non solo: secondo la CGIL il Ministero della Salute sottostima il numero degli aborti illegali in Italia, che secondo il sindacato si aggirerebbero intorno ai 50.000 per anno.
Il Consiglio ha dichiarato che questa situazione può condurre a dei rischi per la salute e il benessere delle donne, fatto che rappresenta un ostacolo al diritto alla protezione della salute.
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