Il Settimo Programma Quadro e i passi lenti della ricerca europea

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E’ stato il delicatissimo tema della ricerca sulle cellule staminali a riportare recentemente l’attenzione sul Settimo Programma Quadro dell’Unione Europea; tema, in realtà  , ormai da tempo ricorrente sulle tavole rotonde di Bruxelles.
Successore di una serie di Programmi ben noti, il Settimo Programma Quadro si preannuncia diverso, in parte innovativo, ambizioso, con l’apporto di preziose modifiche alla struttura e alla missione dei Programmi Quadro precedenti.
A partire dal 1984, i Programmi Quadro si concentrano sulle attività   di ricerca, sviluppo e innovazione dell’Unione Europea. La necessità   di costituire una politica comunitaria per la ricerca e lo sviluppo tecnologico agli inizi degli anni 80 rispondeva alle sfide di una economia sempre più globalizzata, in rapido cambiamento.
Il Settimo Programma Quadro, pur conservando forti elementi di continuità   con i suoi predecessori e mantenendo lo status di principale strumento di finanziamento della ricerca e sviluppo europea, si rivela essere qualcosa di nuovo. Come lo stesso Commissario per la Ricerca, Janez Potocnik, ha dichiarato, il esso è qualcosa di più di un «semplice Programma Quadro»: è infatti disegnato per essere contributo chiave del rilancio della Strategia di Lisbona con il compito oneroso di servire gli obiettivi di una Strategia di così vasto rilievo e, ci permettiamo di aggiungere, certo non poco ambiziosa.
La conoscenza, come ben si sa, è il cuore dell’Agenda di Lisbona, motore capace di trasformare l’Unione Europea nell’economia più dinamica e competitiva del mondo entro il 2010.
Si comprende, in questo scenario, la portata del Settimo Programma Quadro volto a rivitalizzare e sostenere la ricerca e l’innovazione nell’Unione, su binari paralleli e complementari del nuovo Programma Quadro di Competitività   ed Innovazione e dei Programmi di Nuova Generazione per l’istruzione e la formazione.
L’iter di creazione del Programma aveva mosso i primi passi dalla Comunicazione della Commissione del 16 Giugno 2004: «Scienza e tecnologia, la chiave per il futuro dell’Europa- Orientamenti per la politica di ricerca dell’Unione», in cui venivano tracciate le priorità   del programma. A distanza di più di due anni, il 28 giugno scorso, la Commissione europea ha pubblicato la proposta emendata del Programma Quadro.
Toccherà   ora alla presidenza Finlandese guidare i lavori per far sì che il 1 gennaio del prossimo anno il Settimo Programma Quadro prenda finalmente vita e diventi operativo.
A differenza dei precedenti Programmi della durata di 5 anni, il Settimo Programma Quadro, in sincronia con la durata delle prospettive finanziarie future, coprirà   un periodo di 7 anni, dal 2007 al 2013.
Sulla scia del Sesto, il nuovo Programma Quadro si propone di supportare la realizzazione dello Spazio Europeo della Ricerca, ma prevede un maggior sostegno alla competitività   europea ed alle iniziative di coordinamento e cooperazione nel settore della ricerca (per esempio delle Piattaforme Tecnologiche europee). Per il suo funzionamento, il programma introduce una forte semplificazione nelle procedure sia di finanziamento che di partecipazione.
Il Settimo Programma Quadro, organizzato in quattro specifici programmi copre le voci principali della politica di ricerca Europea: la cooperazione, le idee, le persone e le capacità  .
Il programma specifico per la cooperazione promuove reti di collaborazioni tra industria, mondo accademico, centri di ricerca e autorità   pubbliche, in Europa e con il resto del mondo. La cooperazione transnazionale sarà   lo strumento di eccellenza per la gestione di attività   di ricerca concentrate in 9 temi specifici. Ai 7 temi introdotti dal Sesto Programma Quadro (Società   dell’Informazione, Salute, Trasporto, Nanoscienza-Nanotecnologie-Materiali e nuove tecnologie di produzione, Energia, Ambiente, Cibo-Agricoltura e biotecnologia, Scienze socio-economiche e umane), il Settimo aggiunge infatti due nuovi temi di ricerca: la Sicurezza e lo Spazio.
Il programma sulle idee prevede la creazione del Consiglio Europeo della Ricerca volto a stimolare la creatività   e l’eccellenza nella ricerca e favorisce la competizione ed il confronto tra squadre di ricercatori a livello europeo.
Capitale umano, ricercatori e mondo accademico sono invece i beneficiari principali del programma specifico sulle persone, che mira a rafforzare le azioni e iniziative di Marie Curie, programma europeo indirizzato a supportare le attività   dei ricercatori e sviluppare nel migliore dei modi il potenziale umano europeo. Particolare attenzione sarà   dedicata alla mobilità   dei ricercatori tra università   e industria e al rafforzamento delle connessioni tra sistemi nazionali.
Infine, viene formulato un programma specifico per sviluppare al meglio le capacità   dell’Unione Europea nella creazione di una economia basata sulla conoscenza. I principali strumenti individuati sono grandi infrastrutture di ricerca, reti di cooperazione regionale e promozione di PMI innovative.
Accanto ai quattro programmi presentati, il Settimo Programma Quadro introduce un programma specifico per le attività   non-nucleari del Centro Comune di Ricerca.
Per l’intera durata del programma, il budget complessivo proposto dalla Commissione nell’aprile del 2005, ammontava a 72.726 milioni di euro. Ad un anno di distanza, la proposta emendata, presentata dalla Commissione nel maggio scorso, ridimensionava con prudenza il budget a 50521 milioni di euro. La cifra rimane comunque significativa se paragonata ai 17500 milioni di euro stanziati per il Sesto Programma Quadro. Tuttavia, se consideriamo la diversa durata dei due programmi e la percentuale della spesa dedicata alla ricerca e all’innovazione sul totale del corrispondente budget dell’Unione, ci accorgeremmo che il cambiamento, se pur positivo, forse non è così spiccato.
In qualche modo, dobbiamo riconoscerlo, l’Europa si sta muovendo per lasciare nuovi spazi alla conoscenza, alla ricerca e all’innovazione. Con passi ancora un po’ lenti, forse troppo timorosi, Bruxelles sta seguendo, sembra, la direzione giusta. Del resto la ricerca, si sa, richiede pazienza e fiducia, l’importante allora è che l’Europa continui a crederci e presto sappia metter in pratica con efficienza le buone intenzioni espresse.

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