Il ritorno dell’America

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Cominciano a percepirsi i primi segnali di cambiamento sulla scena internazionale dovuti, in particolare, alla nuova Amministrazione americana di Joe Biden. E’ un ritorno degli Stati Uniti su una scena mondiale con toni più diplomatici e dialoganti, più rispettoso delle Istituzioni internazionali e con orizzonti che sembrano andare oltre l’”America first” a cui ci aveva brutalmente abituato Donald Trump durante quattro anni. Una diplomazia quindi, a detta dello stesso Presidente, basata nuovamente su “alleanze e valori”. 

I primi giorni della Presidenza Biden hanno infatti dato il tono del nuovo approccio: un ritorno al multilateralismo dopo che il Presidente uscente aveva sistematicamente sabotato gli accordi raggiunti dalla diplomazia internazionale e alla cui realizzazione avevano contribuito gli stessi Stati Uniti: dagli accordi di Parigi sul clima, all’accordo sul nucleare iraniano, senza dimenticare il ritiro dall’Organizzazione mondiale della Sanità e alle continue minacce in seno alla NATO.

Le prime decisioni prese da Biden sono quindi chiare: il rientro negli accordi di Parigi sul clima e nell’Organizzazione mondiale della Sanità sono segnali incoraggianti di un ritrovato impegno ad affrontare sfide globali in un contesto multilaterale. 

Sul versante della politica estera, due sono già le decisioni che aprono nuovi orizzonti politici internazionali: la prima riguarda l’estensione di cinque anni del Trattato New Start sulle armi nucleari strategiche firmato con la Russia, un Trattato in scadenza e il cui rinnovo era stato messo in pericolo da Trump per varie ragioni: da una parte il disinteresse per gli accordi internazionali, malgrado la loro portata strategica, e dall’altra l’esigenza di includervi la Cina. La decisione di Biden supera questa precondizione, rimandando ad ulteriori negoziati, a livello internazionale, il tema dell’arsenale atomico cinese. Cosa non da poco, se si considerano i futuri rapporti che gli Stati Uniti, e non solo, intendono ridefinire con la Cina, e non solo sui temi economici e commerciali, ma anche su quelli della sicurezza.  E’ quindi una decisione che rivela tutta la complessità delle nuove relazioni che gli Stati Uniti intendono tessere con le due potenze e, per quanto riguarda in particolare la Russia significa rompere con l’ambiguità della precedente amministrazione Trump, adottare posizioni più severe e determinate nei confronti di certi dossier come gli attacchi cibernetici russi, la sovranità dell’Ucraina o il sensibile dossier del dissidente Navalny e il rispetto dei diritti fondamentali.

La seconda decisione di politica estera di rilievo riguarda l’interruzione del sostegno degli Stati Uniti all’Arabia Saudita, coinvolta nella guerra civile nello Yemen, e il blocco della vendita d’armi a Ryad e agli Emirati Arabi. Biden ha motivato questo significativo cambio di passo rispetto all’Amministrazione Trump, impegnata senza riserve a fianco dell’Arabia saudita, con il rifiuto di assumere ulteriormente la responsabilità, di fronte alla comunità internazionale e all’opinione pubblica, della catastrofe umanitaria che questa guerra ha già provocato da cinque anni a questa parte. 

Anche qui si tratta di una decisione dai risvolti complessi, perché si inserisce in un contesto mediorientale attraversato da conflitti e rivalità per la supremazia regionale, in particolare fra Arabia Saudita e Iran. Ed è proprio con l’Iran che Biden vorrebbe trovare il modo di rientrare nell’accordo sul nucleare firmato nel 2015, accordo dal quale Trump si era sfilato, iniziando un braccio di ferro e di rinnovate sanzioni nei confronti di Teheran.

Siamo solo agli inizi della Presidenza Biden ma già si intravedono cambiamenti di rotta significativi, ai quali, sempre a detta di Biden, intende associare gli alleati. Un messaggio incoraggiante all’Europa, la quale, pronta a ritrovare con gli Stati Uniti un dialogo perduto, dopo gli anni di Trump, cerca anche una sua nuova autonomia strategica e coesione per contare sulla scena globale.

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