Il discorso sullo Stato dell’Unione 2020 – video e testo

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Riportiamo di seguito il video integrale del discorso sullo Stato dell’Unione della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, pronunciato dinnanzi al Parlamento europeo riunito a Bruxelles il 16 settembre 2020.

Signor Presidente,

Onorevoli Deputati,

una delle menti più ardite del nostro tempo, Andrej Sacharov, un uomo tanto apprezzato da questo Parlamento, parlava sempre della sua fiducia granitica nella forza nascosta dello spirito umano.

Negli ultimi sei mesi gli europei hanno veramente dimostrato quanto questo spirito sia forte.

L’abbiamo visto con gli operatori sanitari che si sono letteralmente trasferiti nelle case di cura per assistere i malati e gli anziani.

Con i medici e gli infermieri che hanno accompagnato fino all’ultimo i pazienti in fin di vita.

Con i lavoratori in prima linea, che hanno lavorato senza limiti di orario, settimana dopo settimana, esponendosi a rischi perché la maggior parte di noi non ne corresse.

Queste persone ci sono d’esempio con la loro empatia, il loro coraggio e senso del dovere. Ed è a tutti loro che rendo omaggio iniziando questo mio discorso.

Le loro storie dicono molto della situazione mondiale e dello stato della nostra Unione:

dimostrano l’importanza della compassione e del sentimento di cordoglio che segneranno a lungo la nostra societàe mettono a nudo tutta la nostra fragilità.

Un virus mille volte più piccolo di un granello di sabbia ha rivelato quanto possa essere delicata la vita.

Ha portato alla luce la vulnerabilità dei nostri sistemi sanitari e i limiti di un modello che antepone la ricchezza al benessere.

Ha una volta di più evidenziato la fragilità del pianeta che vediamo ogni giorno con i nostri occhi nello sciogliersi dei ghiacciai, nelle foreste in fiamme e, ora, con questa pandemia di portata mondiale.

Il virus ha cambiato il modo in cui ci comportiamo e comunichiamo – dobbiamo tenerci a distanza e indossare mascherine.

Ci ha mostrato fino a che punto sia fragile la nostra comunità di valori e quanto rapidamente possa essere messa in discussione in tutto il mondo e anche all’interno della nostra Unione.

Noi però vogliamo riscattarci da questo mondo dominato dal coronavirus, da questa fragilità e incertezza. Siamo pronti per il cambiamento e siamo pronti a guardare al futuro.

È il momento dell’Europa,

il momento in cui l’Europa deve indicare la via di uscita da questa fragilità per approdare a una nuova vitalità.È di questo che voglio parlarvi oggi.

Onorevoli Deputati,

negli ultimi mesi abbiamo riscoperto il valore di ciò che ci accomuna.

Come individui abbiamo tutti sacrificato parte della nostra libertà personale per la sicurezza degli altri.

Come Unione abbiamo tutti condiviso parte della nostra sovranità per il bene comune.

Le paure e le divisioni tra gli Stati membri hanno ceduto il posto alla fiducia nella nostra Unione.

Abbiamo dimostrato cosa si può realizzare se ci fidiamo gli uni degli altri, se ci fidiamo delle nostre istituzioni europee.

Scegliamo così non solo di riparare e recuperare l’esistente, ma di plasmare un modo migliore di vivere il mondo di domani.

Ecco cosa significa NextGenerationEU.

È la nostra occasione per far sì che i cambiamenti siano dettati da progettualità – e non da una calamità o dal volere di altri paesi.

Per diventare più forti creando opportunità per il mondo di domani e non limitarsi a intervenire su problemi contingenti del mondo di ieri.

Abbiamo tutto ciò che serve perché ciò avvenga. Ci siamo scrollati di dosso le vecchie scuse e le comodità domestiche che ci hanno sempre trattenuto. Abbiamo una visione, abbiamo un piano, abbiamo gli investimenti:è ora di mettersi all’opera.

Questa mattina ho inviato una lettera d’intenti al Presidente Sassoli e alla Cancelliera Merkel per la Presidenza tedesca, per illustrare i piani della Commissione per l’anno a venire.

Oggi non presenterò tutte le iniziative, ma vorrei soffermarmi su alcuni punti strategici sui quali la nostra Unione dovrà concentrarsi nei prossimi dodici mesi.

RISOLLEVARSI TUTTI INSIEME: MANTENERE LA PROMESSA DELL’EUROPA

Onorevoli Deputati,

i popoli d’Europa stanno ancora soffrendo.

È un periodo di profonda inquietudine per milioni di persone che si preoccupano per la salute delle loro famiglie, per il futuro del loro lavoro o semplicemente di come arrivare a fine mese.

La pandemia – e l’incertezza che la accompagna – non è finita e la ripresa è ancora all’inizio.

Il nostro primo obiettivo è quindi risollevarci tutti insieme e assistere chi ha bisogno.

E grazie alla nostra economia sociale di mercato, unica nel suo genere, l’Europa può farlo.

È un’economia dal volto umano, che protegge dai grandi rischi della vita – le malattie, i rovesci di fortuna, la disoccupazione o la povertà; che garantisce stabilità e consente di assorbire meglio gli urti; che crea opportunità e prosperità promuovendo l’innovazione, la crescita e la concorrenza leale.

Questa promessa duratura di protezione, stabilità e opportunità non è mai stata così importante,e vorrei spiegare perché.

In primo luogo, l’Europa deve continuare a proteggere la vita e i mezzi per vivere.

Questo è ancora più importante nel pieno di una pandemia che non sembra perdere d’intensità.

Sappiamo quanto velocemente i numeri possano sfuggire al controllo. Dobbiamo quindi continuare a gestire questa pandemia con grande prudenza, responsabilità e unità.

Negli ultimi sei mesi, i nostri sistemi sanitari e i nostri lavoratori hanno fatto miracoli.

Ogni paese ha agito al meglio per i propri cittadini

e l’Europa ha agito con uno spirito di unità mai visto prima.

Quando gli Stati membri hanno chiuso le frontiere, abbiamo introdotto il sistema di “corsie verdi” per le merci.

L’UE ha rimpatriato da tutto il mondo oltre 600 000 cittadini rimasti bloccati.

Quando certi paesi hanno vietato l’esportazione di dispositivi medici essenziali, abbiamo detto no e abbiamo fatto in modo che le forniture mediche essenziali arrivassero dove era più necessario.

Abbiamo collaborato con l’industria europea per aumentare la produzione di mascherine, guanti, test e ventilatori.

Il nostro meccanismo di protezione civile ha reso possibile che medici rumeni andassero in soccorso dei pazienti in Italia o che la Lettonia inviasse mascherine ai suoi vicini baltici.

E ci siamo riusciti anche se non avevamo la competenza piena in materia.

Mi sembra chiaro che dobbiamo costruire un’Unione europea della sanità più forte.

Anzitutto dobbiamo trarre le prime lezioni dalla crisi sanitaria.

Dobbiamo far sì che il nostro programma #EU4Health sia a prova di futuro. Perciò avevo proposto di accrescere i finanziamenti e mi rallegro che questo Parlamento sia pronto a lottare per incrementare la dotazione finanziaria e rimediare ai tagli del Consiglio europeo.

Dobbiamo inoltre rafforzare la nostra preparazione e gestione delle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero.

In primo luogo, proporremo di rafforzare e potenziare l’Agenzia europea per i medicinali e l’ECDC, il nostro centro per la prevenzione e il controllo delle malattie.

In secondo luogo, istituiremo un’Agenzia europea per la ricerca e lo sviluppo avanzati in campo biomedico,sullo stile di quella statunitense. La nuova agenzia sosterrà la nostra capacità e reattività a far fronte alle minacce e emergenze transfrontaliere, che siano di origine naturale o provocate dall’uomo. Abbiamo bisogno di scorte strategiche per ovviare alla dipendenza dalla catena di approvvigionamento, in particolare per i prodotti farmaceutici.

In terzo luogo, è più chiaro che mai che dobbiamo discutere la questione delle competenze sanitarie. Ritengo che questo sia un compito nobile e urgente per la Conferenza sul futuro dell’Europa.

E poiché abbiamo assistito a una crisi globale, dobbiamo trarre lezioni a livello globale. Ecco perché, insieme al Presidente del Consiglio Conte e alla Presidenza italiana del G20, convocherò per il prossimo anno un vertice mondiale sulla salute in Italia.

In questo modo dimostreremo ai cittadini europei che la nostra Unione è determinata a proteggere tutti.

Ed è esattamente questo che abbiamo fatto per i lavoratori.

Quando ho assunto l’incarico, mi sono impegnata a creare uno strumento per la protezione dei lavoratori e delle imprese dagli shock esterni.

Forte della mia esperienza di Ministra del Lavoro e degli affari sociali, sapevo che questi programmi avrebbero funzionato: non si perdono posti di lavoro, si promuovono le competenze interne alle imprese e si aiutano le PMI a restare sul mercato. Le PMI sono il motore della nostra economia e saranno il motore della ripresa.

Per questo motivo la Commissione ha varato il programma SURE. Desidero ringraziare questo Parlamento per aver lavorato alla proposta in tempi rapidissimi.

Se finora l’Europa ha evitato la disoccupazione di massa di altri paesi, è in gran parte grazie ai regimi di riduzione dell’orario di lavoro di cui hanno beneficiato circa 40 milioni di persone.

Tanta rapidità e unità d’intenti hanno fatto sì che presto 16 paesi riceveranno da SURE quasi 90 miliardi di euro a sostegno di lavoratori e imprese.

Dalla Lituania alla Spagna, questo programma darà respiro a famiglie che hanno bisogno di entrate per mettere il cibo in tavola o per pagare l’affitto.

Per giunta, contribuirà a salvare milioni di posti di lavoro, a tutelare i redditi e a proteggere le imprese in tutta l’Unione.

Questa è la vera solidarietà europea in azione. È la prova che nella nostra Unione la dignità del lavoro è intoccabile.

Ma la verità è che per troppe persone il lavoro non è più remunerativo:

il dumping salariale distrugge la dignità del lavoro, penalizza l’imprenditore che paga salari dignitosi e falsa la concorrenza leale nel mercato unico.

Per questo motivo la Commissione presenterà una proposta legislativa per sostenere gli Stati membri nella creazione di un quadro per il salario minimo. Tutti devono poter accedere a salari minimi, che sia attraverso contratti collettivi o salari minimi legali.

Sono una fervente sostenitrice della contrattazione collettiva e la proposta rispetterà pienamente le competenze e le tradizioni nazionali.

In molti Stati membri abbiamo visto come un salario minimo ben negoziato tuteli posti di lavoro e crei equità, a beneficio dei lavoratori ma anche delle imprese che li valorizzano davvero.

Il salario minimo funziona, ed è ora che il lavoro sia retribuito.

La seconda promessa dell’economia sociale di mercato è quella della stabilità.

L’Unione europea e i suoi Stati membri hanno dato una risposta senza precedenti a una crisi senza precedenti.

La Commissione ha attivato immediatamente, per la prima volta nella storia, la clausola generale di salvaguardia.

Abbiamo reso più flessibili i fondi europei e le norme sugli aiuti di Stato.

Abbiamo sbloccato oltre 3 000 miliardi di euro a sostegno delle imprese e dell’industria: dai pescatori croati agli agricoltori greci, dalle PMI italiane ai liberi professionisti danesi.

La Banca centrale europea ha agito con decisione tramite il suo programma PEPP.

La Commissione ha proposto NextGenerationEU e rinnovato il bilancio a tempo di record.

Il nuovo bilancio unisce investimenti e riforme fondamentali.

È stato approvato dal Consiglio in tempi brevissimi.

Questo Parlamento si sta adoperando per votare sulla proposta il prima possibile.

L’Europa ha creato per la prima volta i propri strumenti comuni, che integrano in circostanze eccezionali gli stabilizzatori di bilancio nazionali.

È una pietra miliare per l’unità della nostra Unione, un risultato di cui tutti dovremmo andare fieri.

Ora dobbiamo mantenere salda la rotta. Abbiamo visto tutti le previsioni. Possiamo aspettarci una ripresa economica dopo il crollo del PIL del 12 % nel secondo trimestre.

Ma il virus non è ancora sconfitto e l’incertezza permane, in Europa e nel mondo.

Questo non è certo il momento di lesinare sul sostegno.

Le nostre economie hanno bisogno di appoggio politico continuato e bisognerà trovare un delicato equilibrio tra sostegno finanziario e stabilità di bilancio.

Nel più lungo periodo non c’è modo migliore per garantire stabilità e competitività che con il rafforzamento dell’Unione economica e monetaria.

La fiducia nell’euro non è mai stata tanto forte.

Lo storico accordo su NextGenerationEU testimonia il sostegno politico di cui gode.

Ora dobbiamo sfruttare questa opportunità per attuare riforme economiche strutturali e completare l’Unione dei mercati dei capitali e l’Unione bancaria.

Mercati dei capitali robusti e liquidi sono essenziali affinché le imprese possano avere accesso ai finanziamenti necessari per crescere e investire nella ripresa e nel futuro.

Sono anche una conditio sine qua non per potenziare ulteriormente il ruolo internazionale dell’euro. Mettiamoci dunque al lavoro per portare finalmente a compimento questo progetto epocale.

Onorevoli Deputati, la terza promessa riguarda le opportunità.

La pandemia ci ha ricordato molte cose che forse avevamo dimenticato o davamo per scontate.

Ci ha ricordato quanto siano interconnesse le nostre economie e quanto un mercato unico pienamente funzionante sia cruciale per la nostra prosperità e il nostro modo di fare le cose.

Le opportunità sono al centro del mercato unico: l’opportunità per i consumatori di trovare un buon rapporto qualità/prezzo, per le imprese di vendere ovunque in Europa e per l’industria di migliorare la sua competitività a livello mondiale.

E l’opportunità per tutti noi di sfruttare al massimo le libertà di cui godiamo in quanto europei. Il mercato unico offre alle nostre imprese la dimensione di cui hanno bisogno per prosperare ed è un porto sicuro in tempi difficili. Ci semplifica la vita ogni giorno ed è essenziale per gestire la crisi e risollevarci.

Ridiamogli slancio.

Dobbiamo abbattere le barriere al mercato unico. Dobbiamo ridurre la burocrazia. Dobbiamo impegnarci di più nell’attuazione e nell’applicazione. E dobbiamo ripristinare le quattro libertà, integralmente e al più presto.

Tutto ciò è imperniato sul pieno funzionamento dello spazio Schengen di libera circolazione. Collaboreremo con il Parlamento e gli Stati membri per farlo diventare una priorità politica e proporremo una nuova strategia per il futuro di Schengen.

Grazie a questo forte mercato interno, l’industria europea è da tempo un volano dell’economia: permette a milioni di persone di guadagnarsi stabilmente da vivere e crea i poli di aggregazione sociale attorno ai quali si sviluppano le nostre comunità.

A marzo abbiamo presentato la nostra nuova strategia industriale, in modo che l’industria possa guidare la duplice transizione verde e digitale. Gli ultimi sei mesi non hanno fatto che accelerare questo processo, in un momento di profonda trasformazione del panorama della concorrenza mondiale. È per questo che nella prima metà del prossimo anno aggiorneremo la strategia industriale e adegueremo il quadro in materia di concorrenza, che dovrebbe tenere il passo.

UN’EUROPA PROIETTATA VERSO IL FUTURO: COSTRUIAMO IL MONDO IN CUI VOGLIAMO VIVERE

Onorevoli Deputati,

tutto ciò consentirà all’Europa di rimettersi in piedi. Ma oltre a superare insieme questo momento, dobbiamo proiettarci verso il mondo di domani.

L’accelerazione più urgente è quella che riguarda il futuro del nostro fragile pianeta.

Sebbene gran parte delle attività mondiali siano state immobilizzate da lockdown e chiusure, la temperatura del pianeta ha continuato ad aumentare pericolosamente.

Lo si nota tutto intorno a noi: dalle case evacuate a causa del crollo di un ghiacciaio sul Monte Bianco agli incendi che hanno devastato l’Oregon, fino alle colture rumene distrutte dalla più grave siccità degli ultimi decenni.

Ma abbiamo assistito anche a un ritorno della natura nelle nostre vite.

Abbiamo cercato spazi verdi e un’aria più pulita per far respirare il corpo e la mente.

Sappiamo che il cambiamento è necessario, e sappiamo anche che è possibile.

Il Green Deal europeo traccia la strada per compiere questa trasformazione.

Il fulcro è la nostra missione di diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050.

Ma non ci riusciremo accontentandoci dello status quo: dobbiamo agire meglio e più rapidamente.

Abbiamo analizzato nel dettaglio ogni settore per capire quanto in fretta potremmo procedere e come farlo in modo responsabile e basandoci su elementi concreti.

Abbiamo organizzato un’ampia consultazione pubblica e condotto una valutazione d’impatto esaustiva.

Su queste basi la Commissione europea propone di portare almeno al 55 % l’obiettivo di riduzione delle emissioni entro il 2030.

Mi rendo conto che un aumento dal 40 al 55 % è eccessivo per alcuni e insufficiente per altri.

Ma la valutazione d’impatto mostra chiaramente che la nostra economia e la nostra industria sono in grado di assorbirlo.

Anzi, lo chiedono a gran voce: solo ieri 170 tra imprenditori e investitori – dalle PMI ad alcune delle più grandi aziende del mondo – mi hanno scritto per esortare l’Europa a fissare un obiettivo di almeno il 55 %.

Dalla nostra valutazione d’impatto emerge che centrare questo obiettivo metterebbe saldamente l’UE sulla buona strada per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e rispettare i nostri obblighi nel quadro dell’accordo di Parigi.

E se altri seguono il nostro esempio riusciremo a mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi Celsius.

Sono pienamente consapevole del fatto che molti nostri partner sono ben lontani da questo obiettivo e più tardi tornerò a parlare del meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera.

Ma per noi l’obiettivo 2030 è ambizioso, raggiungibile e benefico per l’Europa.

Possiamo farcela.Abbiamo già dimostrato di potercela fare.

Le emissioni sono diminuite del 25 % dal 1990 e in parallelo la nostra economia è cresciuta di oltre il 60 %.

La differenza è che oggi possiamo contare su più tecnologie, più competenze e più investimenti. E ci stiamo già imbarcando nella transizione verso un’economia circolare, con una produzione neutra in termini di carbonio.

Ci sono più giovani che si battono per il cambiamento. Ci sono più prove del fatto che se qualcosa giova al clima, giova anche agli affari e a tutti noi.

Abbiamo promesso solennemente di non lasciare indietro nessuno in questa trasformazione. Grazie al Fondo per una transizione giusta sosterremo le regioni che devono operare cambiamenti più estesi e onerosi.

Tutto è pronto: ora sta a noi rimboccarci le maniche e ottenere risultati.

Onorevoli Deputati,

conseguire questo nuovo obiettivo diminuirà la nostra dipendenza dalle importazioni di energia, creerà milioni di posti di lavoro aggiuntivi e ridurrà di oltre la metà l’inquinamento atmosferico.

Per arrivare alla meta dobbiamo cominciare a lavorare ora.

Entro l’estate prossima rivedremo tutta la legislazione sul clima e l’energia in modo da renderla “pronta per il 55 %”.

Potenzieremo lo scambio di quote di emissioni, promuoveremo le energie rinnovabili, miglioreremo l’efficienza energetica e riformeremo la tassazione dell’energia.

Ma la missione del Green Deal europeo implica molto più del taglio delle emissioni.

Richiede una modernizzazione sistemica dell’economia, della società e dell’industria. Significa costruire un mondo più forte in cui vivere.

I nostri livelli attuali di consumo di materie prime, energia, acqua e alimenti, così come quelli di uso del suolo, non sono sostenibili.

Occorre cambiare il modo in cui trattiamo la natura, produciamo, consumiamo, viviamo, lavoriamo, mangiamo, ci riscaldiamo, viaggiamo e trasportiamo.

Affronteremo pertanto un’ampia gamma di problematiche, dalle sostanze chimiche pericolose alla deforestazione fino all’inquinamento.

Puntiamo a una ripresa reale: il nostro è un piano di investimenti per l’Europa.

Ed è qui che NextGenerationEU farà davvero la differenza.

Innanzitutto, il 37 % dei fondi di NextGenerationEU sarà destinato direttamente agli obiettivi del Green Deal europeo.

Mi assicurerò anche che i finanziamenti verdi facciano un salto di qualità.

Siamo leader globali nella finanza verde e il principale emittente di obbligazioni verdi al mondo. Stiamo facendo da apripista nello sviluppo di una norma UE affidabile per le obbligazioni verdi.

E oggi posso annunciare che fisseremo l’obiettivo di raccogliere il 30 % dei 750 miliardi di euro di NextGenerationEU attraverso obbligazioni verdi.

In secondo luogo, NextGenerationEU dovrebbe investire nei progetti faro europei di maggiore impatto: idrogeno, ristrutturazioni e un milione di punti di ricarica per veicoli elettrici.

Lasciate che vi faccia qualche esempio.

Due settimane fa, in Svezia, sono iniziati i test in un impianto siderurgico pilota unico nel suo genere, svincolato dalle energie fossili. Il progetto sostituirà il carbone con l’idrogeno per produrre acciaio pulito.

Questo dimostra che l’idrogeno può sostenere l’industria in modo pulito e innovativo.

Voglio che NextGenerationEU crei ‘valli europee dell’idrogeno’ capaci di modernizzare le nostre industrie, alimentare i nostri veicoli e dare nuova vita alle zone rurali.

Un altro esempio sono gli edifici nei quali viviamo e lavoriamo.

Gli immobili sono responsabili del 40 % delle nostre emissioni. Devono generare meno rifiuti e diventare meno dispendiosi e più sostenibili.

Sappiamo anche che il settore edilizio può addirittura smettere di essere una fonte di emissioni di carbonio e trasformarsi in un pozzo di assorbimento grazie all’uso di materiali da costruzione come il legno e di tecnologie intelligenti, ad esempio l’intelligenza artificiale.

Voglio che NextGenerationEU faccia partire un’ondata di ristrutturazioni in tutta Europa e renda l’Unione capofila dell’economia circolare.

Ma non è solo un progetto ambientale o economico: dev’essere un progetto culturale europeo. Ogni tassello ha il suo stile, e noi dobbiamo dare al mosaico del cambiamento sistemico un’impronta distintiva che faccia convergere stile e sostenibilità.

In quest’ottica creeremo una nuova Bauhaus europea, uno spazio creativo comune in cui architetti, artisti, studenti, ingegneri e progettisti lavorino insieme per realizzare questo obiettivo.

NextGenerationEU è questo. Si tratta di plasmare il mondo in cui vogliamo vivere.

Un mondo in cui l’economia riduca le emissioni, promuova la competitività, allevi la povertà energetica, crei opportunità lavorative gratificanti e migliori la qualità della vita.

Un mondo in cui usiamo le tecnologie digitali per costruire una società più sana e più verde.

Ciò è possibile solo se collaboriamo tutti. Insisterò perché i piani di ripresa non ci consentano solo di superare la crisi ma ci aiutino anche a proiettare l’Europa verso il futuro.

Onorevoli Deputati,

immaginate per un attimo come sarebbe la nostra vita durante questa pandemia se non avessimo il digitale. Dalla quarantena, che trascorreremmo isolati dalla famiglia e dalla comunità e tagliati fuori dal mondo del lavoro, ai gravi problemi di approvvigionamento. Del resto, come ben sappiamo, così fu 100 anni fa per chi si trovò ad affrontare l’ultima grande pandemia.

Un secolo dopo, la tecnologia moderna è giunta a consentire ai giovani di apprendere a distanza e a milioni di persone di lavorare da casa, alle aziende di vendere i loro prodotti, alle fabbriche di continuare a funzionare e alla pubblica amministrazione di fornire a distanza servizi pubblici essenziali. Abbiamo visto svolgersi nell’arco di poche settimane un processo di innovazione e trasformazione digitale.

Stiamo ormai raggiungendo i limiti di ciò che possiamo fare in modo analogico. Ma la grande accelerazione è soltanto agli inizi.

Dobbiamo fare dei prossimi dieci anni il decennio digitale europeo.

Abbiamo bisogno di un piano comune per l’Europa digitale con obiettivi chiaramente definiti per il 2030 in ambiti come la connettività, le competenze e i servizi pubblici digitali. E dobbiamo seguire principi chiari, quali: il diritto alla privacy e alla connettività, la libertà di espressione, la libera circolazione dei dati e la cibersicurezza.

Ora l’Europa deve guidare il processo di digitalizzazione, altrimenti sarà costretta a seguire la strada tracciata da altri, che fisseranno gli standard per noi Per questo occorre agire con rapidità.

Sono tre, a mio avviso, i settori sui quali dobbiamo concentrarci.

In primo luogo, i dati.

Per quanto riguarda i dati personalizzati, dalle imprese ai consumatori, l’Europa è stata lenta e dipende ora da altri.

Questo non deve accadere con i dati industriali. E qui la buona notizia è che l’Europa è all’avanguardia, abbiamo la tecnologia e soprattutto abbiamo l’industria.

Ma la gara non è ancora vinta. La quantità di dati industriali nel mondo si quadruplicherà nei prossimi cinque anni, così come le opportunità che ne deriveranno. Dobbiamo dare alle nostre imprese, alle PMI, alle start-up e ai ricercatori l’opportunità di sfruttare appieno le loro potenzialità. E i dati industriali valgono oro quando si tratta di sviluppare nuovi prodotti e nuovi servizi.

La realtà ci dice però che l’80 % dei dati industriali viene raccolto ma mai utilizzato. Si tratta di un vero spreco.

Una vera economia dei dati sarebbe un volano potente per l’innovazione e l’occupazione. Dobbiamo perciò proteggere questi dati per l’Europa e renderli ampiamente accessibili. Ci servono spazi comuni per i dati, ad esempio nel comparto dell’energia o nel settore sanitario. In questo modo sosterremo ecosistemi dell’innovazione ai quali università, imprese e ricercatori potranno accedere per collaborare sui dati.

È per questo che realizzeremo un cloud europeo, basato su GaiaX, nell’ambito di NextGenerationEU.

Il secondo settore su cui dobbiamo concentrarci è la tecnologia, in particolare l’intelligenza artificiale.

L’intelligenza artificiale schiuderà per noi un nuovo mondo, che spazierà dall’agricoltura di precisione alle diagnosi mediche sempre più accurate, fino alla guida autonoma in sicurezza. Ma è un mondo che ha bisogno di regole.

Vogliamo un insieme di regole che metta al centro le persone. Gli algoritmi non devono essere una “scatola nera” e devono esserci regole chiare se qualcosa non va per il verso giusto. La Commissione proporrà una legge apposita l’anno prossimo, che riguarderà anche il controllo sui nostri dati personali, ad oggi ancora incompleto. Ogni volta che una app o un sito web ci chiede di creare una nuova identità digitale o di accedere facilmente tramite una grande piattaforma, non abbiamo idea di cosa ne sia veramente dei nostri dati.

Per questo motivo, la Commissione proporrà presto un’identità digitale europea sicura.

Qualcosa di affidabile, che ogni cittadino potrà usare ovunque in Europa per fare qualsiasi cosa, da pagare le tasse a prendere a noleggio una bicicletta. Una tecnologia che ci consenta di controllare in prima persona quali dati vengono utilizzati e come.

Il terzo settore è quelle delle infrastrutture.

Le connessioni dati devono stare al passo del cambiamento, che avviene rapidamente.

Se ci battiamo per un’Europa delle pari opportunità, è inaccettabile che il 40 % delle persone nelle zone rurali non abbia ancora accesso a connessioni veloci a banda larga.

Queste connessioni sono ormai indispensabili per il lavoro da casa, l’apprendimento a domicilio, lo shopping online e nuovi importanti servizi che si fanno di giorno in giorno più numerosi. Senza connessioni a banda larga, al giorno d’oggi è estremamente difficile creare o gestire attività in modo efficace.

Si tratta di un’enorme opportunità, la premessa per rivitalizzare le zone rurali. Solo quando saranno adeguatamente connesse, le zone rurali potranno sfruttare appieno le loro potenzialità e attrarre più persone e maggiori investimenti.

Gli investimenti resi possibili da NextGenerationEU costituiscono un’occasione unica per portare la banda larga fino all’ultimo villaggio. Per questo vogliamo concentrare i nostri investimenti sulla connettività sicura e sull’espansione del 5G, del 6G e della fibra.

NextGenerationEU rappresenta anche un’opportunità unica per sviluppare un approccio europeo più coerente alla connettività e alla diffusione delle infrastrutture digitali.

Nulla di tutto ciò è fine a se stesso: è in gioco la sovranità digitale dell’Europa, sia su piccola che su larga scala.

In quest’ottica, sono lieta di annunciare un investimento di 8 miliardi di euro nella prossima generazione di supercomputer, con una tecnologia all’avanguardia made in Europe.

E vogliamo che l’industria europea sviluppi il nostro microprocessore di prossima generazione, che ci permetta di utilizzare in modo sicuro ed efficiente i volumi di dati crescenti.

Tutto questo significa il decennio digitale europeo!

Onorevoli Deputati,

se vogliamo che l’Europa vada avanti e proceda spedita, dobbiamo lasciar perdere le nostre esitazioni.

Occorre che l’Europa abbia un controllo maggiore sul proprio futuro.

Abbiamo tutto ciò che ci serve per conseguire questo obiettivo. E anche il settore privato sta aspettando disperatamente questa svolta.

Non c’è mai stato un momento migliore per investire in aziende tecnologiche europee, con nuovi hub digitali che crescono ovunque, da Sofia a Lisbona a Katowice. Abbiamo le persone, le idee e la forza dell’Unione.

Per questo investiremo il 20 % di NextGenerationEU sul digitale.

Vogliamo guidare il cammino – un cammino europeo – verso l’era digitale, facendo perno sui nostri valori, sulla nostra forza, sulle nostre ambizioni globali.

UN’EUROPA VITALE IN UN MONDO FRAGILE

Onorevoli Deputati,

l’Europa è determinata a utilizzare questa transizione per costruire il mondo in cui vogliamo vivere, anche al di là dei nostri confini.

La pandemia ha evidenziato la fragilità del sistema globale e l’importanza della cooperazione per affrontare le sfide collettive.

Di fronte alla crisi, vi sono alcuni nel mondo che scelgono di ritirarsi e isolarsi. Altri si adoperano attivamente per destabilizzare il sistema.

L’Europa sceglie la collaborazione.

La nostra leadership non si fonda sulla propaganda autoreferenziale. Non è questione di “Prima l’Europa”. Si tratta di essere i primi a rispondere seriamente alle chiamate importanti.

Durante la pandemia, gli aerei europei carichi di migliaia di tonnellate di dispositivi di protezione sono atterrati ovunque, dal Sudan all’Afghanistan, dalla Somalia al Venezuela.

Nessuno di noi sarà al sicuro finché non saremo tutti al sicuro, ovunque viviamo, qualunque cosa abbiamo.

Un vaccino accessibile, economico e sicuro rappresenta il percorso più promettente verso questo obiettivo.

All’inizio della pandemia non vi erano né finanziamenti né un quadro globale per un vaccino anti‑COVID, ma soltanto la fretta e la volontà di essere i primi a disporre di un vaccino.

L’Unione europea si è allora fatta avanti per guidare la risposta globale. Con la società civile, il G20, l’OMS e altre organizzazioni abbiamo riunito più di 40 paesi per raccogliere 16 miliardi di euro da destinare alla ricerca su vaccini, test e cure per il mondo intero. Un risultato del genere è stato ottenuto grazie alla capacità unica di mobilitazione dell’UE.

Ma non basta trovare un vaccino. Dobbiamo fare in modo che possano accedervi i cittadini europei e di tutto il mondo.

Proprio questo mese l’UE ha aderito all’iniziativa internazionale COVAX e ha contribuito con 400 milioni di euro allo sforzo di rendere disponibili a tutti, e non solo a quanti possono permetterselo, vaccini sicuri.

Il nazionalismo sui vaccini mette a rischio vite umane. La cooperazione le salva.

Onorevoli Deputati,

Crediamo fermamente nella forza e nel valore della cooperazione nell’ambito degli organismi internazionali.

È con un’ONU forte che possiamo trovare soluzioni durature per crisi come quella libica o quella siriana.

È con un’OMS forte che possiamo prepararci meglio e rispondere alle pandemie globali o alle epidemie locali, dal coronavirus al virus Ebola.

Ed è con un’OMC forte che possiamo garantire a tutti la lealtà della concorrenza.

Ma la verità è che non è mai stato così urgentemente necessario come oggi ridare vigore al sistema multilaterale e riformarlo. Il nostro sistema globale è giunto alla paralisi. Varie grandi potenze abbandonano le istituzioni o le prendono in ostaggio per i propri interessi.

In questo modo non andiamo da nessuna parte. Sì, vogliamo un cambiamento. Ma che sia fondato sulla progettualità, non sulla distruzione.

Per questo voglio che l’Unione europea guidi le riforme dell’OMC e dell’OMS, per rendere queste organizzazioni adeguate al mondo di oggi.

Sappiamo però che le riforme multilaterali richiedono tempo e che nel frattempo il mondo non si ferma.

Senza dubbio alcuno, occorre che l’Europa assuma posizioni chiare e agisca in maniera rapida per quanto riguarda le questioni globali.

L’ultimo incontro fra i leader dell’UE e della Cina si è svolto due giorni fa.

I rapporti tra l’Unione europea e la Cina sono fra i più importanti dal punto di vista strategico, ma anche fra i più impegnativi.

Ho detto sin dall’inizio che la Cina è un partner negoziale, un concorrente economico e un rivale sistemico.

Abbiamo interessi in comune su questioni come il cambiamento climatico, su cui la Cina ha dimostrato di essere disposta ad impegnarsi con un dialogo ad alto livello. Ma ci attendiamo che la Cina rispetti gli impegni assunti con l’accordo di Parigi e sia di esempio.

C’è ancora molto lavoro da fare per garantire alle imprese europee un accesso equo al mercato, la reciprocità e la sovracapacità. Per quanto riguarda la bilancia commerciale e gli investimenti, il rapporto è ancora sbilanciato.

E non c’è dubbio che i sistemi di governo e di società che promuoviamo sono molto diversi tra loro. Noi crediamo nel valore universale della democrazia e nei diritti individuali.

Anche l’Europa ha problemi al suo interno, si pensi ad esempio all’antisemitismo. Ma noi ne discutiamo pubblicamente. La critica e l’opposizione non solo sono accettate, ma sono tutelate giuridicamente.

Abbiamo dunque sempre il dovere di denunciare le violazioni dei diritti umani quando si verificano, ovunque avvengano, che si tratti di Hong Kong o della questione degli Uiguri.

Ma cosa ci trattiene? Perché persino semplici dichiarazioni sui valori dell’UE sono ritardate, annacquate o bloccate per altri motivi?

Quando gli Stati membri dicono che l’Europa è troppo lenta, io dico loro di essere coraggiosi e di decidersi finalmente per il voto a maggioranza qualificata, almeno per quanto riguarda l’applicazione delle sanzioni relative ai diritti umani.

Il Parlamento ha chiesto molte volte una legge Magnitsky europea e posso annunciare che ora presenteremo una proposta.

Dobbiamo completare il nostro armamentario.

Onorevoli Deputati,

che si tratti di Hong Kong, di Mosca o di Minsk, l’Europa deve assumere rapidamente una posizione chiara.

Vogliamo dirlo in maniera forte e chiara: l’Unione europea è dalla parte del popolo bielorusso.

Siamo tutti commossi di fronte all’immenso coraggio di quanti si riuniscono pacificamente in Piazza dell’Indipendenza o partecipano all’intrepida marcia delle donne.

Le elezioni a seguito delle quali sono scesi in strada non sono state né libere né regolari. E la reazione brutale delle autorità è stata vergognosa.

Il popolo bielorusso deve essere libero di decidere del proprio futuro. Non sono pedine da muovere.

A coloro che sono favorevoli a stringere maggiormente i legami con la Russia dico che l’avvelenamento di Alexei Navalny con un agente chimico avanzato non rappresenta un caso isolato. Abbiamo visto applicare lo stesso schema in Georgia e in Ucraina, in Siria e a Salisbury e assistito a ingerenze nelle elezioni in tutto il mondo. È uno schema che non cambierà. E non lo cambierà nessun gasdotto.

La Turchia è e sarà sempre un vicino importante. Ma siamo vicini sulla cartina geografica, mentre la distanza reale fra di noi sembra che stia crescendo. Sì, i rapporti di vicinato della Turchia sono travagliati. E sì, ospita milioni di rifugiati, per i quali contribuiamo con fondi considerevoli. Ma nulla di tutto ciò giustifica i tentativi di intimidire i vicini.

Cipro e la Grecia, nostri Stati membri, potranno sempre contare sulla piena solidarietà dell’Europa nella protezione dei loro diritti legittimi di sovranità.

Una de-escalation nel Mediterraneo orientale è nel nostro interesse reciproco. Il ritorno, negli ultimi giorni, di navi da prospezione nei porti turchi costituisce un passo in avanti in questo senso, necessario per la creazione di quello spazio di dialogo del quale si avverte forte il bisogno. Astenersi dalle azioni unilaterali e riprendere i colloqui in autentica buona fede è l’unica strada da seguire. L’unica strada verso la stabilità e soluzioni durature.

Onorevoli Deputati,

oltre a rispondere in modo più deciso agli eventi globali, l’Europa deve approfondire e affinare le sue relazioni con amici e alleati.

Cominciando con il ridare vigore alle nostre relazioni più durature.

Possiamo non essere sempre d’accordo con le ultime decisioni della Casa Bianca. Ma difenderemo sempre l’alleanza transatlantica, che si fonda su una storia e su valori condivisi, oltre che su un legame indissolubile tra i nostri popoli.

Quindi, qualunque cosa accada nel corso di quest’anno, siamo pronti a realizzare una nuova agenda transatlantica per il rafforzamento dei rapporti bilaterali in materia di commercio, tecnologia, fiscalità, ecc.

E siamo pronti a collaborare ad una riforma di quel sistema internazionale che abbiamo costruito insieme, anche con altri partner che condividono gli stessi principi. Nel nostro interesse e nell’interesse del bene comune.

Serve un nuovo inizio con i vecchi amici che si trovano dall’altra parte dell’Atlantico e della Manica.

Proprio in quest’aula ci siamo tenuti per mano e salutati con il Valzer delle candele, il canto dell’addio che dice più di mille parole. L’affetto per il popolo britannico non svanirà mai.

Ma con ogni giorno che passa svanisce sempre più l’opportunità di un accordo nei tempi previsti.

I negoziati sono sempre difficili. Ci siamo abituati.

E la Commissione ha il negoziatore migliore e più esperto, Michel Barnier.

Ma nei colloqui non sono stati fatti i progressi che avremmo desiderato. E ci resta pochissimo tempo.

Come sempre, il Parlamento sarà il primo ad essere informato e avrà l’ultima parola. E posso assicurare che continueremo a tenervi aggiornati, così come è stato per l’accordo di recesso.

Per quell’accordo ci sono voluti tre anni di negoziati e un impegno senza soste. Riga dopo riga, parola dopo parola.

E insieme ce l’abbiamo fatta. Il risultato tutela i diritti dei nostri cittadini, gli interessi finanziari, l’integrità del mercato unico ed anche – e questo è un altro aspetto molto importante – l’accordo del Venerdì Santo.

L’Unione europea e il Regno Unito hanno convenuto che tale accordo costituisce l’unico modo per garantire la pace nell’isola d’Irlanda.

E su questo, da parte nostra non faremo mai marcia indietro. L’accordo è stato ratificato da questo Parlamento e dalla Camera dei Comuni.

Non può essere modificato, ignorato o disatteso unilateralmente. È una questione di diritto, di fiducia e di buona fede.

E non sono soltanto io a dirlo. Vi ricordo le parole di Margaret Thatcher:

La Gran Bretagna non viola i trattati. Sarebbe un male per la Gran Bretagna, per le relazioni con il resto del mondo, e per qualsiasi futuro accordo commerciale“.

Era vero allora, ed è vero oggi.

La fiducia è il fondamento di ogni legame forte.

E l’Europa sarà sempre pronta a costruire partenariati forti con i suoi vicini più stretti.

A cominciare dai Balcani occidentali.

La decisione di sei mesi fa di aprire i negoziati di adesione con l’Albania e la Macedonia del Nord ha davvero costituito un momento storico.

L’UE è il futuro di tutta la regione. Condividiamo la stessa storia e lo stesso destino.

I Balcani occidentali sono parte dell’Europa, non sono solo una tappa della Via della seta.

Presenteremo a breve un pacchetto di ripresa economica per i Balcani occidentali centrato su una serie di iniziative per promuovere gli investimenti regionali.

E faremo la nostra parte anche per i paesi del partenariato orientale e per i nostri partner del vicinato meridionale, per aiutarli a creare posti di lavoro e a rilanciare le loro economie.

Quando ho assunto le mie funzioni, come mèta del mio primo viaggio di lavoro al di fuori dell’Unione europea ho scelto l’Unione africana: è stata una scelta naturale. È stata una scelta naturale ed è stato un messaggio chiaro: perché non siamo solo vicini, siamo partner naturali.

Tre mesi dopo ho ripetuto questo viaggio insieme all’intero Collegio dei Commissari per stabilire le priorità per la nostra nuova strategia con l’Africa. Si tratta di un partenariato tra pari, in cui entrambe le parti condividono opportunità e responsabilità.

L’Africa sarà un partner cruciale per costruire il mondo in cui vogliamo vivere, sotto tutti gli aspetti, dal clima, all’agenda digitale o al commercio.

Onorevoli Deputati,

continueremo a credere in un commercio aperto ed equo con tutto il mondo, non come fine a se stesso, ma come un mezzo per garantire la prosperità nei nostri paesi e promuovere i nostri valori e le nostre norme. Più di 600 000 posti di lavoro in Europa dipendono dal commercio con il Giappone. E il nostro recente accordo con il Vietnam da solo ha contribuito a garantire che milioni di lavoratori di quel paese godano dei diritti fondamentali del lavoro.

Useremo il nostro peso diplomatico ed economico per negoziare accordi che fanno la differenza, come la designazione di aree marittime protette in Antartide. Questo sarebbe uno dei più grandi atti di tutela ambientale della storia.

Formeremo coalizioni molto ambiziose su questioni come l’etica digitale o la lotta alla deforestazione; e svilupperemo partenariati con tutti i partner che condividono i nostri stessi principi, dalle democrazie asiatiche all’Australia, dall’Africa alle Americhe e con chiunque voglia unirsi a noi.

Ci impegneremo per una globalizzazione giusta. Ma non possiamo darla per scontata. Dobbiamo insistere sull’equità e sulla parità di condizioni. E l’Europa andrà avanti su questa strada, da sola o con i partner che vorranno unirsi a noi.

Ad esempio, stiamo lavorando a un meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera.

Il carbonio deve avere il suo prezzo perché la natura non può più pagarne il costo.

Il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera dovrebbe motivare i produttori stranieri e gli importatori dell’UE a ridurre le emissioni di carbonio, garantendo nel contempo pari condizioni di concorrenza in modo compatibile con l’OMC.

Lo stesso principio si applica alla tassazione del digitale. Metteremo tutto in campo per raggiungere un accordo nel quadro dell’OCSE e del G20. Ma non vorrei dare adito a fraintendimenti: se questo accordo non dovesse soddisfare le condizioni per un sistema fiscale equo capace di fornire entrate sostenibili a lungo termine, l’Europa presenterà una sua proposta all’inizio del prossimo anno.

Voglio che l’Europa si erga a difensore mondiale dell’equità.

UNA NUOVA VITALITÀ PER L’EUROPA

Onorevoli Deputati,

se vuole svolgere questo ruolo vitale per il mondo, l’Europa deve anche creare una nuova vitalità al suo interno.

E per andare avanti dobbiamo ora superare le differenze che hanno frenato la nostra azione in passato.

Lo storico accordo raggiunto su NextGenerationEU dimostra che ciò è possibile. Ne è la prova la rapidità con cui abbiamo preso decisioni in materia di norme fiscali, aiuti di Stato o per lo strumento SURE.

Continuiamo così.

La migrazione è una questione che è stata discussa a sufficienza.

La migrazione è sempre stata un dato di fatto per l’Europa, e lo sarà sempre. Nel corso dei secoli ha definito le nostre società, ha arricchito le nostre culture e ha plasmato la vita di molti di noi. E continuerà ad essere sempre così.

Come tutti sappiamo, la crisi migratoria del 2015 ha causato profonde divisioni tra gli Stati membri e alcune di quelle cicatrici non sono ancora del tutto rimarginate.

Da allora molto è stato fatto, ma molto rimane ancora da fare.

Se siamo tutti pronti a scendere a compromessi, senza compromettere i nostri principi, possiamo trovare la soluzione giusta.

La prossima settimana la Commissione presenterà il suo nuovo patto sulla migrazione.

Adotteremo un approccio umano e umanitario. Salvare vite in mare non è un’opzione facoltativa. E quei paesi che assolvono i loro doveri giuridici e morali o sono più esposti di altri devono poter contare sulla solidarietà di tutta l’Unione europea.

Garantiremo un legame più stretto tra asilo e rimpatrio. Dobbiamo fare una netta distinzione tra coloro che hanno il diritto di rimanere e coloro che questo diritto non ce l’hanno.

Agiremo per lottare contro i trafficanti, rafforzare le frontiere esterne, rinsaldare i partenariati esterni e creare percorsi legali.

E garantiremo che le persone che hanno il diritto di rimanere siano integrate e si sentano accolte.

Queste persone devono costruirsi un futuro e hanno competenze, energia e talento.

Penso a Suadd, l’adolescente rifugiato siriano arrivato in Europa sognando di diventare medico. Nel giro di tre anni gli è stata assegnata una prestigiosa borsa di studio dal Royal College of Surgeons in Irlanda.

Penso ai medici rifugiati libici e somali che hanno offerto le loro competenze specialistiche quando la pandemia ha colpito la Francia.

Onorevoli Deputati, se pensiamo a tutte le avversità che queste persone hanno superato e a quello che hanno raggiunto, dobbiamo semplicemente essere in grado di gestire insieme la questione della migrazione.

Le immagini del campo di Moria sono un doloroso ricordo della necessità che l’Europa sia unita.

Tutti devono farsi avanti e assumersi la propria responsabilità, esattamente come farà anche la Commissione. La Commissione sta elaborando con le autorità greche un piano per un progetto pilota congiunto per un nuovo campo a Lesbo. Possiamo fornire assistenza nelle procedure di asilo e di rimpatrio e migliorare in modo significativo le condizioni dei rifugiati.

Ma voglio essere chiara: se noi intensifichiamo gli sforzi mi aspetto che anche tutti gli Stati membri lo facciano.

La migrazione è una sfida europea e tutta l’Europa deve fare la sua parte.

Dobbiamo ricostruire la fiducia reciproca tra noi e andare avanti insieme.

Questa fiducia è al centro della nostra Unione e del modo in cui agiamo insieme.

È ancorata nei nostri valori fondanti, nelle nostre democrazie e nella nostra Comunità di diritto – come la chiamava Walter Hallstein.

Non è un termine astratto: lo Stato di diritto aiuta a proteggere le persone dalla legge del più forte. È il garante dei diritti e delle libertà più elementari di ogni giorno. Ci permette di esprimere la nostra opinione e di essere informati da una stampa libera.

Entro la fine del mese la Commissione adotterà la prima relazione annuale sullo Stato di diritto riguardante tutti gli Stati membri.

Si tratta di uno strumento preventivo per l’individuazione precoce dei problemi e per la ricerca di soluzioni.

Voglio che questo sia un punto di partenza per la Commissione, il Parlamento e gli Stati membri per garantire che non vi siano passi indietro.

La Commissione attribuisce la massima importanza allo Stato di diritto. Per questo motivo faremo in modo che i fondi provenienti dal nostro bilancio e da NextGenerationEU siano protetti da qualsiasi tipo di frode, corruzione e conflitto di interessi. Questo punto non è negoziabile.

Ma gli ultimi mesi ci hanno anche ricordato quanto lo Stato diritto possa essere fragile. Abbiamo il dovere di dare prova di una vigilanza permanente per proteggere lo Stato di diritto e consentirgli di prosperare.

Le violazioni dello Stato di diritto non possono essere tollerate. Continuerò a difendere questo principio e a difendere l’integrità delle nostre Istituzioni europee. Che si tratti del primato del diritto europeo, della libertà di stampa, dell’indipendenza della magistratura o della vendita di passaporti d’oro. I valori europei non sono in vendita.

Onorevoli Deputati,

questi valori sono più importanti che mai. Lo dico perché quando penso allo stato della nostra Unione, mi vengono in mente le parole di John Hume, uno dei grandi europei tristemente scomparsi quest’anno.

Se così tante persone vivono in pace oggi sull’isola d’Irlanda, è in gran parte grazie alla sua fede incrollabile nell’umanità e nella risoluzione dei conflitti.

John Hume diceva che ogni conflitto ruota intorno alla differenza e che la pace si fonda sul rispetto della differenza.

E come aveva giustamente ricordato a questo Parlamento nel 1998: “Gli architetti dell’Europa hanno deciso che la differenza non è una minaccia, ma una cosa naturale. La differenza è l’essenza dell’umanità“.

Queste parole non sono state mai così importanti come oggi.

Perché quando ci guardiamo intorno, ci chiediamo: dov’è l’essenza dell’umanità quando nel Wisconsin tre bambini seduti in macchina guardano inermi come il padre viene ucciso dalla polizia?

Ci chiediamo dov’è l’essenza dell’umanità quando costumi carnevaleschi antisemiti sfilano a cielo aperto nelle nostre strade?

Dov’è l’essenza dell’umanità quando ogni giorno appartenenti alle comunità rom sono esclusi dalla società e altri vengono messi in disparte solo per il colore della loro pelle o per il loro credo religioso?

Sono orgogliosa di vivere in Europa, in questa società aperta di valori e diversità.

Ma anche qui, in quest’Unione, questi episodi sono una realtà quotidiana per tante persone.

E questo ci ricorda che i progressi nella lotta contro il razzismo e l’odio sono fragili: difficili da conseguire, si possono vanificare in un attimo.

È giunto ora il momento di cambiare.

Costruire un’Unione veramente antirazzista, un’Unione che dalla condanna passi all’azione.

E la Commissione sta per presentare un piano d’azione per rendere possibile questo cambiamento.

In questo contesto, proporremo di estendere l’elenco dei crimini dell’UE a tutte le forme di crimini d’odio e di incitamento all’odio, che sia a causa della razza, della religione, del genere o dell’orientamento sessuale.

L’odio è odio e nessuno dovrebbe essere costretto a subirlo.

Rafforzeremo le nostre leggi sull’uguaglianza razziale laddove presentino delle lacune.

Useremo il nostro bilancio per affrontare la discriminazione in settori quali l’occupazione, gli alloggi o l’assistenza sanitaria.

Saremo più rigorosi nel far rispettare l’applicazione della legge se si registrano ritardi nella sua attuazione.

Perché in quest’Unione la lotta contro il razzismo non sarà mai un’opzione facoltativa.

Miglioreremo l’istruzione e la conoscenza sulle cause storiche e culturali del razzismo.

Contrasteremo le distorsioni inconsce che esistono a livello dei singoli individui, delle istituzioni e persino degli algoritmi.

nomineremo il primo coordinatore della Commissione per l’antirazzismo, al fine di mantenere questo tema in cima alla nostra agenda e di collaborare direttamente con le persone, la società civile e le istituzioni.

Onorevoli Deputati,

non risparmierò le forze quando si tratta di costruire un’Unione dell’uguaglianza.

Un’Unione in cui ognuno possa essere se stesso, amare chi desidera, senza paura di recriminazioni o discriminazioni.

Perché essere se stessi non è ideologia.

È la propria identità.

E nessuno potrà mai usurparla.

Vorrei pertanto essere inequivocabile: le zone che non hanno posto per le persone LGBTQI sono zone che non hanno posto per l’umanità e non hanno posto nella nostra Unione.

E per assicurare il nostro sostegno alla collettività nel suo insieme, la Commissione presenterà presto una strategia per rafforzare i diritti delle persone LGBTQI.

In questo contesto, mi impegnerò anche per il riconoscimento reciproco delle relazioni familiari nell’Unione europea. Chi è genitore in un paese, è genitore in tutti i paesi.

CONCLUSIONI

Onorevoli Deputati,

questo mondo è il mondo in cui vogliamo vivere.

Dove siamo uniti nella diversità e nelle avversità. In cui lavoriamo insieme per superare le nostre differenze e per sostenerci l’un l’altro in tempi difficili.

In cui costruiamo oggi società più sane, più forti e più rispettose nelle quali vorremmo che i nostri figli vivano domani.

Ma mentre siamo intenti a impartire ai nostri figli insegnamenti sulla vita, loro si danno da fare per insegnare a noi che cosa conta davvero nella vita.          
L’ultimo anno ci ha dato la più convincente delle prove.

Potremmo parlare dei milioni di giovani che hanno chiesto cambiamenti per un pianeta migliore.
O delle centinaia di migliaia di bellissimi arcobaleni della solidarietà che i nostri figli hanno appeso alle finestre delle nostre case in tutta Europa.

Ma c’è un’immagine che mi è rimasta impressa nella mente in questi ultimi sei difficili mesi, un’immagine ci fa vedere il mondo attraverso gli occhi dei nostri figli.

È l’immagine di Carola e Vittoria, le due ragazze che giocano a tennis sui tetti di due palazzi diversi in Liguria.

Non è solo il coraggio e il talento delle ragazze che colpisce.

È la lezione che c’è dietro, che ci dice di non consentire agli ostacoli di averla vinta, di non restare attaccati alle convenzioni, di cogliere l’opportunità del momento.

Questo è ciò che Carola, Vittoria e tutti i giovani europei ci insegnano sulla vita, giorno dopo giorno. Questo è il messaggio della prossima generazione di europei. Questa è NextGenerationEU.

Quest’anno l’Europa ha preso ispirazione dalla prossima generazione e insieme abbiamo fatto un salto in avanti.

Tutte le volte che abbiamo dovuto trovare un modo per andare verso il nostro futuro non abbiamo consentito alle convenzioni del passato di bloccarci la strada.

Quando abbiamo avvertito una certa fragilità attorno a noi, abbiamo colto l’opportunità per infondere nuova vitalità nella nostra Unione.

Quando abbiamo avuto la scelta di proseguire da soli sulla nostra strada, come abbiamo fatto in passato, abbiamo unito le forze di noi 27 per dare a tutti e 27 una chance per il futuro.

Abbiamo dimostrato di essere uniti e troveremo insieme la strada.

Onorevoli Deputati,

il futuro dipende da quello che faremo. E l’Europa sarà ciò che vogliamo che sia.

Cessiamo dunque di sminuirla. E mettiamoci al lavoro al suo servizio. Rendiamola più forte. E costruiamo il mondo in cui vogliamo vivere.

Viva l’Europa!

In alternativa, è possibile consultare il testo in inglese e in francese.

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