Un nuovo rapporto del Centro Comune di Ricerca (JRC – Joint Research Centre) dell’UE analizza lo stato dell’ambiente e del clima in Ucraina, evidenziando una diminuzione delle emissioni di gas serra a causa della guerra, ma anche un aumento dei rischi di inquinamento tossico.
Dal 2022, l’invasione russa ha causato gravi danni ambientali, con il rilascio di sostanze tossiche legate alle attività militari. Anche la capacità del Paese di monitorare e gestire l’ambiente è stata compromessa. Sebbene le emissioni siano diminuite per via della riduzione dell’attività industriale, nuovi tipi di inquinamento si sono diffusi, peggiorando la qualità dell’aria e del suolo, aumentando il rischio di incendi boschivi e danneggiando gli ecosistemi marini, in particolare nel Mar Nero e nel Mar d’Azov.
Il conflitto ha colpito circa 1,7 milioni di ettari di foreste, pari al 15% del totale nazionale, aggravando la deforestazione, la perdita di habitat e gli incendi, che nel 2024 hanno raggiunto livelli record.
I suoli, fondamentali per l’agricoltura che rappresenta l’11% del PIL e il 60% delle esportazioni, sono ricchi ma fragili: il 40% è soggetto a erosione, e la guerra ha aumentato la contaminazione da metalli pesanti come piombo, mercurio e arsenico, con seri rischi per la salute pubblica e la sicurezza alimentare.
Anche il Mar Nero è sottoposto a forte pressione ambientale, a causa dell’inquinamento da nutrienti, microplastiche, traffico navale e pesca intensiva. Dal 2022, le attività militari hanno peggiorato la situazione, con un aumento del rilascio di sostanze chimiche e della distruzione degli habitat marini. Oggi, però, il monitoraggio ambientale costiero è impossibile a causa dell’inaccessibilità delle zone coinvolte.
Per saperne di più: War worsens climate and environmental challenges in Ukraine