I tre cavalieri dell’Apocalisse. E il quarto in vista?

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I tre cavalieri dell’Apocalisse. E il quarto in vista?

In questo clima dove, con il rischio di una guerra nucleare, incombe il timore di una fine del mondo, viene il mente l’Apocalisse attribuita a Giovanni, quando evoca l’arrivo dei quattro cavalieri portatori di sventure. E anche se non sarà, come speriamo, la “fine del mondo” resta che la guerra della Russia all’Ucraina, con tutto quello che ne seguirà in Europa e altrove, annuncia la “fine di un mondo” e vale la pena leggerla sulla falsariga della Bibbia, senza alcuna pretesa di dotta esegesi ma solo come un’occasione per tratteggiare un quadro delle difficoltà che stiamo vivendo.

I quattro cavalieri compaiono nei versetti 1-8 del capitolo 6 dell’Apocalisse, all’apertura dei sette sigilli da parte dell’Agnello e si segnalano per il loro colore: bianco, rosso, nero, verde. Nel contesto attuale potremmo identificarli con la pandemia, la crisi economica, la guerra e, il verde, con i pericoli per la sopravvivenza del pianeta.

La pandemia ha colpito duramente il mondo, l’Europa e l’Italia all’inizio del 2020, provocando non solo oltre sei milioni di morti, ma devastando anche le relazioni tra le persone, penalizzando in particolare la crescita delle nuove generazioni, impoverendo le nostre economie e generando una grande incertezza sul futuro. Ricorderemo a lungo il bianco di quei camici di medici e infermieri.

Dalla pandemia stavamo appena uscendo quando le tensioni internazionali hanno aggravato l’economia già in crisi, creando nuove sacche di povertà, distruggendo posti di lavoro e accrescendo i rischi per le finanze pubbliche, inghiottite da un’esplosione, mai vista nella storia dell’UE, del debito pubblico, in particolare in Italia. Si è aggravato il rosso dei bilanci dei Paesi UE e ci vorrà tempo per riportarli in equilibrio.

E’ in questo mondo, reso fragile da pandemia e crisi economica, che il 24 febbraio scorso ha fatto irruzione, in Europa e nel mondo, l’aggressione della Russia all’Ucraina, colorando del nero del lutto e della disperazione milioni di profughi in fuga da un Paese invaso dall’esercito russo, facendo temere a più riprese il rischio di una terza guerra mondiale con il ricorso all’arma nucleare.

Intanto il nostro pianeta – l’unico che abbiamo – sta pagando il prezzo delle sciagure portate dai primi tre cavalieri e annunciandone un quarto che sta mettendo a rischio quel Piano verde (il “green deal europeo”), che tentava – seppur tardivamente – di correre ai ripari per proteggere il pianeta e salvaguardarne il futuro messo severamente in pericolo dall’inquinamento e dal surriscaldamento climatico, con le pesanti conseguenze che già stiamo sperimentando anche nelle nostre campagne.

Anche l’Unione Europea è stata travolta dalla furia di questi quattro cavalieri di sventura, ma ha anche saputo opporvisi e ridurne l’impatto negativo. 

Ha pagato un caro prezzo alla tragedia della pandemia, innovando nella sue capacità di gestire l’approvvigionamento e la distribuzione dei vaccini e coordinando l’apertura delle frontiere.

Ha risposto tempestivamente alla crisi economica allentando i vincoli sulle finanze pubbliche dei Paesi membri per consentire politiche espansive per il rilancio della crescita e ha acceso per la prima volta un debito comune europeo di 750 miliardi di euro, inedita traduzione del valore della solidarietà che negli anni si era andato illanguidendo.

Sul fronte – purtroppo è la parola che si impone – della guerra l’Unione Europea è rapidamente intervenuta per aprire le sue frontiere ai profughi, assicurando loro una protezione temporanea, ripartendone i costi tra i suoi diversi Paesi e ha contemporaneamente avviato una ancora precaria politica comune di sicurezza e delineato una prospettiva di adesione dell’Ucraina all’UE, con un percorso che richiederà tempo e negoziati complessi. 

Tutto questo mentre cerca con difficoltà di non venire meno al suo impegno per la salvezza del pianeta, confermando un crescente ricorso alle energie alternative per liberarsi al più presto da quelle fossili.

Con la speranza che, in questi tempi difficili, avvenga quanto annunciato da uno dei Padri fondatori della Comunità europea, Jean Monnet: “L’Europa si farà nelle crisi e sarà la somma delle soluzioni apportate a queste crisi”.

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