I sistemi educativi in Europa: troppe diseguaglianze e risorse insufficienti

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Tema centrale del Rapporto di monitoraggio dei sistemi educativi, pubblicato dalla Commissione europea il 9 novembre scorso e basato sui dati del sistema OCSE PISA, è l’equità dei sistemi sia in termini di accesso sia in termini di performance e risultati conseguiti.

Le iniquità, che gli autori del Rapporto definiscono «minacce alla coesione sociale e alla prosperità di lungo periodo» sembrano caratterizzarsi per la loro «trasmissibilità intergenerazionale» in particolare la situazione di marginalità o di vera e propria deprivazione delle famiglie, condiziona pesantemente i risultati scolastici delle generazioni più giovani e, di conseguenza la loro mobilità sociale.
Coloro che si fermano all’obbligo scolastico, ad esempio, sono a rischio di povertà ed esclusione sociale, molto più di coloro che terminano un percorso universitario (secondo i dati il rischio risulta triplicato) e va sottolineato che tale rischio non riguarda soltanto la situazione economica o lavorativa (per chi ha meno competenze è più difficile trovare lavoro e avere un reddito), ma anche la salute, definita buona o molto buona dall’80% della popolazione con un livello di di istruzione superiore o universitaria, e da poco più della metà della popolazione con livelli di istruzione più bassa questa percentuale scende al 55,3%, e l’aspettativa di vita: la differenza tra i livelli più bassi e quelli più elevati di istruzione può arrivare fino a 10 anni .
Facendo riferimento al PISA index of socio-economic and cultural Status, gli Autori del Rapporto sottolineano che le performance degli studenti che provengono da famiglie che vivono condizioni di difficoltà sono di minore qualità e che in quel segmento di popolazione, uno studente su quattro non acquisisce competenze minime in ambito scientifico (la stessa cosa, nel segmento di popolazione caratterizzato da condizioni economiche ottimali o privilegiate capita a poco più di sette studenti su 100).
Visto il focus dell’edizione 2017 del Rapporto non potevano mancare alcuni dati sulla situazione degli studenti che provengono da famiglie migranti.
Gli studenti di origine straniera devono affrontare difficoltà molteplici: povertà economica, difficoltà linguistiche, scarso accesso alle risorse culturali, reti sociali ridotte e fragili.
In generale gli studenti di origine straniera ottengono risultati meno brillanti e quelli che accedono ai livelli di istruzione superiore: 3 studenti stranieri su 10 si fermano prima della scuola secondaria di primo grado e il gap tra gli studenti stranieri e quelli italiani è di 19 punti percentuali.
Il miglioramento dei sistemi educativi e la loro maggiore equità passa, secondo gli Autori del Rapporto da un aumento degli investimenti, soprattutto considerando il fatto che proprio i Paesi che hanno maggiormente investito per creare opportunità educative sono usciti meglio dalla crisi economica e finanziaria del 2008.
È dunque positivo che, in senso assoluto, le risorse spese per l’istruzione continuino a crescere (716 miliardi di euro nel 2016), che l’istruzione resti la quarta voce di spesa per dimensione dopo protezione sociale, salute e servizi pubblici in genere), meno confortante, invece che il rapporto tra il PIL e la spesa per l’istruzione sia rimasto «stagnante» negli ultimi anni.
Tre, in conclusione gli ambiti-chiave a cui indirizzare i suddetti investimenti per migliorare i sistemi educativi soprattutto dal punto di vista dell’equità:
– Governance: dotare i docenti di competenze più idonee al tempo presente (aspetti tecnologici e multilinguismo)
– Rafforzamento delle competenze e del ruolo dei docenti, nel contesto dell’era digitale da un lato e dell’ambiente multiculturale dall’altro.
– Dimensione partecipativa: forte radicamento della scuola nel contesto locale e nei processi di sviluppo di comunità.

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