Eguaglianza di genere: nessun accordo sulla direttiva per le quote femminili

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Nonostante i ministri del Lavoro e della Parità di genere si siano riuniti al Consiglio dell’Unione Europea, le cose non sono cambiate: gli Stati membri continuano a non trovare un accordo generale sulla bozza di direttiva sulle quote femminili nei consigli d’amministrazione delle maggiori industrie. Lydia Mutsch, ministro della Salute lussemburghese, ha affermato che «si è persa l’occasione di arrivare alla parità di genere».

La bozza di direttiva è stata presentata tre anni fa e suggerisce una quota femminile pari al 40% nei posti non esecutivi all’interno dei consigli di amministrazione delle maggiori compagnie europee. Il compromesso proposto dal Lussemburgo al tavolo del Consiglio introduce più flessibilità: per esempio, stipula un obiettivo del 33% da parte degli Stati membri che scelgono altresì di applicare questo target nei loro posti amministrativi esecutivi. Introduce, inoltre, una clausola di flessibilità che permetterà ai singoli Paesi di cercare di raggiungere gli obiettivi della direttiva con i mezzi da loro considerati più appropriati e di sospendere le domande procedurali presenti sino al 2020. Questa versione ha ricevuto il sostegno della Commissione europea.

Nel corso della discussione, Germania, Slovacchia, Regno Unito, Polonia, Danimarca, Croazia, Svezia, Estonia, Ungheria e Paesi Bassi si sono espressi contro la bozza di compromesso preparata dalla presidenza lussemburghese, parlando di proporzionalità e sussidiarietà per giustificare la loro reazione.

Rispondendo a una domanda in merito alle possibilità di vedere questo dossier concluso dalla prossima presidenza del Consiglio, Lydia Mutsch ha affermato di essere “ottimista che i Paesi Bassi continueranno la discussione, nonostante non siano stati favorevoli alla proposta o bozza di compromesso. Essi hanno indicato che organizzeranno una conferenza di alto livello sull’eguaglianza di genere e presenteranno i risultati nel corso del prossimo Consiglio sull’Occupazione e gli Affari Sociali”.

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