Consiglio Europeo: le relazioni esterne dell’Unione

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Nel lungo testo delle conclusioni del Consiglio europeo, una parte abbondante è dedicata alle relazioni esterne dell’Unione. Quando si conosce quale è stata la quasi esclusiva sostanza del confronto tra i Capi di Stato e di Governo sui temi delle risorse finanziarie e della Costituzione si puಠessere sorpresi dell’ampiezza delle conclusioni in materia di politica estera. Evidentemente la «macchina delle diplomazie» continua a funzionare anche se resta da interrogarsi sulla forza reale di quelle conclusioni in una situazione di crisi grave all’interno dell’Unione.
E’ comunque importante che anche in questa congiuntura difficile l’Unione abbia preso posizione sui temi più urgenti della scena internazionale: dal Vertice ONU del settembre prossimo al tema della riduzione del debito e della cooperazione allo sviluppo all’ordine del giorno del G-8 di luglio, dall’impegno per l’Africa al futuro delle relazioni transatlantiche, dalla crisi del medio-oriente all’evoluzione dei rapporti con la Russia e molti altri temi ancora. Particolarmente rilevanti perà², visto il contesto molto sensibile del Consiglio europeo, i passaggi delle conclusioni dedicati ai Paesi terzi interessati all’adesione e alla politica di vicinato. A parte l’eloquente silenzio sulla Turchia di cui non si fa nessuna menzione nelle conclusioni, l’Unione non rinuncia nà© sembra raffreddare gli impegni presi a Salonicco sul percorso di adesione avviato con i Paesi balcanici. Il testo dice chiaramente che «il futuro dei Balcani è nell’Unione europea», ricordando che questo dipenderà   dal rispetto dei criteri di Copenhagen che avevano guidato l’allargamento appena avvenuto. In questo quadro, le conclusioni passano in rassegna la situazione in Macedonia, Serbia Montenegro, Bosnia, Albania e Croazia con un riferimento non casuale al massacro di Srebrenica. Un documento specifico e anche relativamente dettagliato è dedicato alla delicata transizione in corso in Kossovo. Quanto alla politica di vicinato, viene richiamata con soddisfazione la conclusione dei piani di azione con l’Autorità   Palestinese, Israele, Giordania, Marocco, Tunisia, Moldavia e Ucraina e la decisione si stabilire analoghi piani di azione anche con l’Armenia, l’Azerbajan, la Georgia, l’Egitto e il Libano. Ampio spazio le conclusioni del Consiglio dedicano poi al partenariato con la Regione mediterranea e il Medio-Oriente: qui un particolare rilievo viene dato al Processo di Barcellona avviato dall’Unione nel 1995 e che è venuto il momento di rilanciare. Altri paragrafi delle conclusioni sono infine dedicati alle situazioni particolarmente sensibili dell’Iraq (con l’UE impegnata insieme con gli USA nella Conferenza del 22 giugno a Bruxelles) e dell’Iran. Come si vede l’UE, malgrado il suo momento difficile, non rinuncia ad affacciarsi su un ampio scenario mondiale: è importante che continui a farlo, meglio se rafforzata al proprio interno nelle sue ambizioni politiche e dotata di strumenti concreti di intervento sul terreno.

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