Cari sindaci d’Europa…

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Cari Sindaci d’Europa,

negli scorsi anni l’augurio di buon anno nuovo su queste pagine era dedicato ai leader dei governi nazionali o delle Istituzioni europee. Quest’anno, dopo due anni di pandemia, il nostro pensiero si rivolge a voi: la nostra attenzione scende ai territori dell’UE e sale verso figure importanti di governo della comunità come siete voi, Sindaci e Amministratori locali d’Europa.

La scelta è legata al ruolo decisivo che avete svolto nel corso di questa drammatica pandemia, occultato dall’enfasi riservata ai vertici nazionali e europei, cui certo competevano decisioni importanti, ma di difficile applicazione senza il vostro attivo contributo ai diversi livelli del territorio.

Un po’ come accade per l’Unione Europea che non si costruisce e non si fa funzionare solo da Bruxelles o nelle capitali nazionali, ma vive e può progredire solo sul terreno dove vivono i suoi cittadini. Questo accade in importanti realtà urbane del territorio europeo dove si registra una presenza crescente di sindaci di forti convinzioni europeiste anche in Paesi, come la Polonia e l’Ungheria, alle prese con governi euro-scettici, quando non marcatamente di orientamento nazionalista.

Con modalità diverse questo avviene anche nei territori dell’Unione, dove vengono amministrate le risorse europee come quelle che, grazie al Recovery Fund, alimentano il “Piano nazionale di ripresa e resilienza” italiano e ci fanno sentire l’Europa casa nostra, una straordinaria avventura di solidarietà comunitaria che rischia di sfuggire all’attenzione dei cittadini europei.

Sarebbe interessante disporre di una mappa dei molti luoghi di “animazione europea” per capire come si innerva la cittadinanza europea, spesso più vicina al senso di appartenenza locale che non di quella nazionale. Forse servirebbe anche a disegnare una nuova futura geografia dell’Unione, dove il reticolo dei territori assomiglierebbe al sistema nervoso di un’Europa che ancora soffre di una distanza tra i centri urbani che guardano al futuro e le aree interne ancora trattenute da modelli di vita tradizionali, meno aperti sul mondo che cambia.

L’Unione Europea è fatta di entrambe queste componenti essenziali: l’ancoraggio alla memoria e alla saggezza di un tempo e le proiezioni verso il futuro che insieme alimentano il processo di integrazione europea, chiamato a rinnovarsi dopo oltre settant’anni di vita comune.

La pandemia ha messo alla prova l’Unione Europea, insieme con i suoi Paesi membri e le sue complesse articolazioni regionali: tutti insieme, non senza qualche tensione, è stata affrontata una sfida inattesa, di dimensioni mondiali, che ha avuto un impatto, spesso drammatico, con la nostra vita quotidiana. E’ una battaglia in corso, nella quale ognuno deve fare la propria parte, facendo leva sulle competenze dei diversi livelli di un potere pubblico che, grazie anche a voi Sindaci e Amministratori locali, abbiamo riscoperto, insieme alle esigenze di una vita democratica che tutti deve coinvolgere, nel rispetto della libertà di ognuno ma senza far venire meno tutela della salute delle persone più fragili, bambini ed anziani.

Cari Sindaci d’Italia, 

sondaggi recenti, realizzati dopo due anni di pandemia, hanno registrato una crescita della fiducia dei cittadini italiani nelle Istituzioni: questa fiducia si distribuisce, in ordine decrescente, dal Comune, all’Unione Europea e alla Regione, solo qualche punto dopo viene la fiducia nello Stato, a riscuotere meno fiducia sono il Parlamento e i Partiti. Come dire che la nostra vita democratica muove principalmente tra due poli, quello degli Enti locali e quello sovranazionale. 

Una constatazione che merita riflessione per misurare l’esercizio di cittadinanza attiva e il suo futuro. Che in buona parte dipende da voi, Sindaci: non fate mancare nell’anno nuovo il vostro contributo prezioso alla democrazia e all’Europa.

1 COMMENTO

  1. Caro Franco.
    fa veramente riflettere quella classifica della scala democratica che mi sembra si sviluppi piuttosto anomala rispetto a ciò che dovrebbe essere.
    Ciò non toglie che la stima e gratitudine verso i nostri sindaci non debbano doverosamente esprimersi con motivata e meritata riconoscenza.
    Il punto è che una tale rilevazione evidenzia che l’attenzione o interesse del cittadino medio, sembra fermarsi all’immediato (locale) per poi balzaere all’istituzione di ordine estremamente superiore dove si prendono decisioni sovranazionali, quasi ad indicare che le necessità locali trovino immediata e risolutiva risposta a livello sovranazionale. Mi sembra una forma miopica e strabica quella di non riconoscere al livello parlamentare con la parentesi partitica la dovuta rilevanza nell’ordine istituzionale riconosciuto, dove dibattito e confronto politico esprimono il livello di maturità democratica necessari alla decisionalità a favore dei popoli.
    Vorrei dire che soffriamo di incapacità rappresentativa nei dovuti livelli a svantaggio dell’intero sistema democratico,
    Balza comunque alla vista l’incomunicabilità tra la base ed il sitema partitico – parlamentare. forse la soluzione sta nel riavviare il dibattito tra le parti divenuto asfittico nel tempo.
    Grazie Franco e all’èquipe di APICE per sostenere l’apertura al dibattito socio-politico a 360 gradi.
    Ricambio cordialmente auguri di Buon anno. Mariano.

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