Il 23 luglio, la Corte Internazionale di Giustizia (CIG) ha rilasciato un Parere Consultivo storico sulle responsabilità legali degli Stati in materia di cambiamento climatico, su richiesta dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel marzo 2023 (risoluzione 77/276).
L’Assemblea aveva chiesto alla Corte di chiarire, da un lato, quali fossero gli obblighi degli Stati per proteggere l’ambiente dalle emissioni antropiche di gas serra, e dall’altro, quali siano le conseguenze giuridiche per gli Stati che causano danni significativi al clima, in particolare verso gli altri Stati più vulnerabili e le generazioni future.
La Corte ha riconosciuto e sottolineato che già esistono obblighi giuridici vincolanti derivanti da trattati internazionali come la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, il Protocollo di Kyoto e l’Accordo di Parigi, nonché dal diritto internazionale consuetudinario, dai trattati ambientali e dal diritto dei diritti umani. Stando a tali accordi gli Stati devono ridurre le emissioni, adottare misure di adattamento, cooperare tra loro e vigilare sulle attività dei soggetti privati nel proprio territorio.
La Corte ha stabilito che il mancato rispetto di questi obblighi rappresenta una violazione del diritto internazionale e comporta quindi responsabilità giuridiche. Gli Stati colpevoli devono cessare il l’azione illecita, garantire che non si ripeta e offrire riparazioni adeguate (risarcimenti, restituzioni o misure simboliche), a condizione che vi sia un nesso causale diretto e certo tra la violazione e il danno. Anche le emissioni cumulative e globali, ha precisato la Corte, possono essere valutate scientificamente per attribuire responsabilità specifiche agli Stati.
Essa riconosce che gli obblighi in materia climatica sono erga omnes, cioè valgono verso la comunità internazionale nel suo complesso. Di conseguenza, ogni Stato può invocare la responsabilità di un altro Stato, anche se non direttamente danneggiato.
La Corte, nel sottolineare che un ambiente sano, pulito e sostenibile è un diritto umano, ha ribadito che tali obblighi riguardano anche la tutela dei diritti delle generazioni future e l’importanza dell’equità intergenerazionale.
Anche se il cambiamento climatico è un fenomeno collettivo e graduale causato da molti Stati nel corso del tempo, la Corte chiarisce che è comunque possibile attribuire responsabilità specifiche. Infatti, le emissioni cumulative e globali possono essere misurate scientificamente, permettendo di quantificare il contributo di ciascuno Stato in base alle emissioni storiche e attuali.
Dunque, pur non vincolante, anche se con un forte peso morale e politico, tale Parere fornisce un importante riferimento giuridico per guidare le politiche globali nella lotta al cambiamento climatico. La CIG auspica che il diritto possa sostenere e orientare l’azione internazionale per affrontare la crisi climatica in modo giusto e coordinato. Un Parere che avrà anche un impatto sulla prossima COP 30 che si terrà in Brasile nel prossimo novembre.