Birmania: l’UE adotta nuove sanzioni

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«Alla luce della gravità   della situazione» in Birmania (Myanmar) e in «segno di solidarietà   col popolo birmano», l’UE ha deciso di adottare un pacchetto di misure restrittive aggiuntive per «aumentare la pressione diretta» sulla giunta militare al potere.
Le sanzioni aggiuntive, decise dal Consiglio dei ministri degli Esteri dell’UE, prevedono il divieto di esportare materiale tecnico nei settori del legname, dell’estrazione dei metalli, delle pietre preziose e semipreziose, il divieto di importare tali prodotti dalla Birmania e di investire in questi settori.
Le misure adottate, sottolinea l’UE, «non danneggiano la popolazione» ma sono invece mirate contro i responsabili delle giunta militare, «per la violenta repressione e per lo stallo politico nel Paese».
Condannando la «brutale repressione dei dimostranti», i ministri degli Esteri europei chiedono alle autorità   della Birmania di cessare la repressione e l’intimidazione e di rilasciare tutti gli arrestati, inclusa la premio Nobel per la pace Aung San Su Kyi. Il Consiglio degli Esteri dichiara inoltre la disponibilità   degli Stati membri dell’UE a «rivedere, emendare o rafforzare queste misure», a seconda di quali saranno gli sviluppi effettivi e i risultati della missione svolta dal rappresentante dell’ONU Ibrahim Gambari.
Attraverso l’organo della giunta birmana, il quotidiano «New Light of Myanmar», i militari al potere in Birmania hanno perಠreso noto che non intendono modificare la loro posizione, nonostante le pressioni internazionali. «Noi andremo avanti. Non ci sono ragioni per cambiare direzione. Elimineremo tutti gli impedimenti e gli ostacoli che si frapporranno davanti a noi» hanno dichiarato i rappresentanti della giunta militare, negando addirittura l’esistenza di prigionieri politici nel Paese malgrado le comprovate notizie delle migliaia di arresti effettuati nelle ultime settimane.
Commentando poi la dichiarazione adottata l’11 ottobre scorso dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che deplorava la repressione di fine settembre, il quotidiano del regime ha rilevato: «Questa dichiarazione non è una fonte di inquietudine per noi», poichà© la situazione in Birmania «non costituisce in nulla una minaccia alla pace e alla sicurezza regionale e internazionale». Secondo la giunta birmana, quindi, «non c’è alcuna ragione perchà© l’ONU avvii una qualsiasi azione contro di noi».

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