Analisi annuale della crescita 2015 nell’UE

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Il 28 novembre è stata pubblicata dalla Commissione europea l’analisi annuale della crescita 2015 che segna l’inizio del ciclo annuale della governance economica, definendo le priorità economiche generali dell’UE, fornendo agli Stati membri orientamenti politici per l’anno successivo. Nonostante tutti gli sforzi compiuti dall’UE e dagli Stati nazionali, il rilancio dell’economia europea resta debole e fragile ostacolando la ripresa dell’occupazione. Dall’analisi emergono, quindi, come necessità prioritaria l’impegno degli Stati nella ricostruzione del rapporto di fiducia tra cittadini e UE e il rilancio della crescita.

L’edizione 2015 della Growth analysis arriva a pochi giorni dalla presentazione del piano di investimenti “L’Europa volta pagina” (per mobilitare 315 miliardi di investimenti pubblici e privati in tre anni) ed è un altro tassello di quell’ «approccio globale della Commissione europea volto a sostenere la creazione di posti di lavoro e a rilanciare la crescita in Europa».

La Commissione, nell’ambito dell’Analisi annuale della crescita 2015 raccomanda di perseguire una politica economica e sociale basata su tre pilastri principali: rilancio degli investimenti, rinnovato impegno per le riforme strutturali, perseguimento della responsabilità di bilancio.

In tema di rilancio degli investimenti la Commissione ribadisce in questa analisi, come già aveva fatto nella presentazione di: “L’Europa volta pagina”, l’importanza nevralgica di alcuni settori e ambiti (modernizzazione dei sistemi di protezione sociale, istruzione, ricerca, innovazione, energia sostenibile, infrastrutture di trasporto, infrastrutture del digitale) invitando il Parlamento Europeo e gli Stati nazionali a sostenere il piano di investimenti e a intraprendere azioni necessarie in tempi brevi, in modo da produrre un effetto decisivo sull’economia europea.

Affrontando il capitolo della riforme strutturali la Commissione sottolinea che «la necessità più urgente è quella di costruire delle solide basi per il futuro al fine di aumentare la crescita e l’occupazione».

L’invito è quindi a lavorare per il rafforzamento del mercato unico europeo, definito «una riforma strutturale per eccellenza» che può rendere l’Europa più attraente agli occhi degli investitori. La rimozione dei restanti ostacoli regolamentari e di altro tipo in settori quali l’energia, le telecomunicazioni, i trasporti e il mercato unico dei beni e dei servizi restano di primaria importanza. La Commissione raccomanda a ciascun Stato membro di concentrarsi su una serie di riforme quali: rendere più dinamico il mercato del lavoro e lottare contro l’elevato tasso di disoccupazione, garantire l’efficienza e l’adeguatezza dei sistemi pensionistici e di protezione sociale, creare mercati dei prodotti e dei servizi più flessibili.

Il Documento contiene anche la descrizione di alcuni buoni esempi di riforme strutturale: le norme spagnole che risolvono i problemi di frammentazione del mercato, quelle portoghesi per la riduzione del lavoro precario, le leggi polacche che liberalizzano l’accesso a 50 professioni regolamentate e le misure adottate dall’Italia in materia di concorrenza e trasparenza dei mercati dell’energia e del gas.

Il terzo capitolo dell’analisi annuale è dedicato, infine, al perseguimento della responsabilità di bilancio.

La Commissione sottolinea il ruolo determinante che le politiche di bilancio perseguite negli ultimi anni hanno avuto nel «ridare fiducia nella solidità delle finanze pubbliche e nello stabilizzare la situazione finanziaria». Come dati sintetici di questo trend positivo vengono sottolineati sia la riduzione del disavanzo medio di bilancio (dal 4,5% al 3% in due anni) sia la riduzione del numero di Paesi soggetti a procedura per deficit eccessivo (erano 24 nel 2011, sono 11 nel 2014).

«Sono necessarie politiche di bilancio responsabili e favorevoli alla crescita» che siano in linea con il patto di stabilità e crescita, ma che tengano conto della particolare situazione di ciascun Paese. Equità, efficienza fiscale e lotta all’evasione devono diventare, secondo la Commissione, elementi – chiave dell’azione nazionale e comunitaria.

La Commissione propone, inoltre, di semplificare e rafforzare il semestre europeo rendendolo più mirato al fine di rafforzare l’economia sociale di mercato; aumentare l’efficacia del coordinamento delle politiche economiche a livello dell’UE attraverso una maggiore responsabilità e titolarità di tutti gli interessati, comprese le parti sociali. Il nuovo ciclo di politica economica semplificherà inoltre i documenti prodotti dalla Commissione e ridurrà gli obblighi di comunicazione per gli Stati membri, rendendo al tempo stesso il processo più aperto e multilaterale.

Nel presentare il documento Valdis Dombrovskis, vice presidente della Commissione europea, a capo del team “Euro e dialogo sociale” ha parlato di «mix strategico di politiche» citando i tre assi di intervento di cui sopra e inviando governi, parlamenti e parti sociali ad agire rapidamente. «Intervenendo adesso insieme – ha concluso – possiamo assicurare che in futuro vi siano le condizioni per una crescita robusta e sostenibile e che i nostri cittadini abbiano maggiori opportunità di lavoro».

Secondo Marianne Thyssen, Commissaria per l’Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità, vanno messe al centro dell’analisi e dell’azione le politiche sociali e la creazione di posti di lavoro. Tyssen ha poi elogiato gli Stati che hanno profondamente riformato il mercato del lavoro, dimostrando che «le riforme pagano» e ha infine sottolineato il ruolo – chiave del pacchetto investimenti in questa direzione.

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