L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) prevede che le spese dovute alla presa in carico di persone dipendenti dalla popolazione attiva possano raddoppiare o addirittura triplicare entro il 2050 e invita i governi nazionali a «migliorare la sostenibilità delle loro politiche di bilancio in questo settore e a sostenere coloro che si occupano del lavoro di cura».
Secondo i dati resi noti dall’OCSE gli ultra-ottantenni (che oggi rappresentano più della metà delle persone in situazione di dipendenza) rappresenteranno il 10% della popolazione dei Paesi OCSE entro il 2050 (oggi sono il 4%) con punte del 17% in Giappone e del 15% n Germania.
Anche le spese relative alla presa in carico, oggi pari all’1,5% del Prodotto Interno Lordo, aumenteranno di conseguenza e questo impone, come ha sostenuto il Segretario generale dell’OCSE Angel Gurrà a, «l’ottimizzazione delle spese relative alla presa in carico e il sostegno agli addetti al lavoro di cura che costituiscono la spina dorsale dei dispositivi di presa incarico di lungo periodo».
Secondo l’OCSE è necessario mettere in campo riforme che attraggano manodopera da impiegare in questo settore oggi caratterizzato da impieghi precari, poco remunerativi e socialmente poco riconosciuti.
Anche quando il lavoro di cura viene svolto nell’ambito della rete familiare chi se ne fa carico risulta impossibilitato ad assumere altri lavori (che, quando ci sono, sono precari o a tempo parziale) ed è esposto a elevati rischi di povertà e di disagio psichico.
Sono dunque da incoraggiare tutte le misure implementate (ad esempio da Paesi Bassi, Germania, Svezia, Norvegia e Belgio) per incoraggiare i lavoratori a restare in questo settore o per valorizzare, anche in termini di livelli salariali, le esperienze in esso maturate; ma sarà necessario incoraggiare l’afflusso dei lavoratori migranti che già oggi rappresentano la maggioranza degli addetti in questo settore (uno su due in molti Paesi OCSE tra cui l’Italia), ad esempio aumentando le quote dei visti di ingresso e dei permessi di lavoro per chi andrà a lavorare in questo settore.
Si tratta, secondo l’OCSE di «trovare un equilibrio tra qualità e sostenibilità della presa in carico» puntando soprattutto su servizi di tregua, incentivazione del lavoro a tempo parziale e sostegno ai lavoratori domestici. Queste, secondo l’OCSE le opzioni più positive in termini di costi ed efficacia.
L’OCSE invita infine i poteri pubblici a sollevare le famiglie dal «troppo oneroso costo della dipendenza» sia con l’erogazione di prestazioni universalistiche a favore di coloro che hanno più bisogno di aiuti e di cure sia con l’attivazione di partenariati pubblico privato.