Allarmanti dati sulla xenofobia nel nostro Paese

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L’istituto di ricerca Cattaneo ha recentemente pubblicato sul proprio sito web un’analisi dei dati eurobarometro relativi alla percezione della presenza di cittadini di Stati terzi nei Paesi UE.

Ne emerge un quadro di disinformazione: un cittadino europeo su tre afferma di non saper rispondere alla domanda “quanti sono i cittadini di Stati terzi residenti nel tuo Paese?” e vi sono Paesi in cui non sa rispondere oltre un cittadino su due (Bulgaria, Spagna, Portogallo).

Altro dato saliente è la sovrastima della presenza straniera: a livello UE la presenza reale ha un’incidenza del 7,2% mentre il dato percepito è pari al 16,2%. Ancora più ampia la distanza rilevata sul dato italiano: (7% reale rispetto al 25% percepito).

La distanza tra dato reale e dato percepito, secondo i ricercatori dell’istituto Cattaneo, potrebbe essere frutto di cattiva informazione o di pregiudizi; il nesso tra percezione distorta e pregiudizi è confermato dal cosiddetto «indice di nazionalismo» che in Italia raggiunge i livelli più elevati d’Europa (4 su un massimo di 10).

Pur con tutte le cautele del caso, i ricercatori dell’Istituto Cattaneo, che osservano correlazioni tra dati statistici ma non deducono da queste alcun nesso di causalità, compiono anche un approfondimento sulla situazione italiana.

Affrontando tre specifiche questioni: il rapporto tra immigrati e criminalità; l’ipotesi che gli immigrati riducano le possibilità occupazionali degli italiani e il peso o il contributo degli immigrati sulla sostenibilità del welfare nazionale, emerge un quadro di negatività che in Italia è più forte della media europea.

Il 74% degli intervistati italiani ritiene che gli immigrati peggiorino la situazione della criminalità (tra gli intervistati del resto d’Europa questo dato si attesta al 57%).

Gli italiani che pensano che una maggiore immigrazione comporti una riduzione dell’occupazione per i residenti in Italia corrispondono al 58% del totale degli intervistati, mentre la media europea si ferma al di sotto del 41% (anche in questo caso lo scarto è di 17 punti percentuali).

Infine, le differenze tra gli atteggiamenti degli italiani e quelli europei sono più sfumate quando si tratta di valutare il contributo – positivo o negativo – dell’immigrazione per il welfare state. In Italia, la percentuale di chi pensa che gli immigrati siano un peso per lo stato sociale è pari al 62%, mentre tra i cittadini europei questa percentuale è inferiore solo di 3 punti percentuali (59%).

Per approfondire: il dossier dell’Istituto Cattaneo

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