Alla vigilia della Bolkestein, attenzione al caso Laval Un partneri

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Nella primavera 2005 l’impresa di costruzioni lettone Laval Un parnteri aveva rifiutato di applicare i contratti collettivi svedesi ai suoi lavoratori distaccati presso il cantiere di ristrutturazione di una scuola a Vacholm (Svezia) provocando la reazione del sindacato svedese Byggnads. che, accusando l’impresa di atteggiamenti discriminatori e di ineguale applicazione delle normative vigenti, aveva bloccato i lavori e determinato la chiusura del cantiere.
Il «Caso» è stato portato di fronte alla Corte di giustizia europea ma è anche stato al centro dell’attualità   politica degli scorsi mesi vista la concomitanza di questi eventi con il confronto sul modello sociale europeo e l’acceso dibattito sulla direttiva Servizi (Bolkestein) che vivrà   il prossimo voto della plenaria di Strasburgo, un passaggio cruciale.
La vicenda è apparsa da subito come molto delicata e potenzialmente devastante per le prassi e gli strumenti della contrattazione collettiva nonchà© per il ruolo dei partner sociali e del Sindacato. Non sorprende dunque che le parole di sostegno all’impresa lettone, espresse dal Commissario al Mercato interno Charlie Mc Creevy, siano state criticate dal ministro dell’industria svedese Tomas Ostros, dalla europarlamentare Evelyne Gebhardt, relatrice sulla direttiva Bolkestein, e da tutto il mondo sindacale.
Il 31 gennaio era il termie ultimo entro il quale la Commissione doveva far pervenire alla corte di giustizia il suo parere su questo caso. Nei giorni scorsi il portavoce della Commissione Johannes Laitemberger ha evitato di anticipare il contenuto del documento ma ha ricordato che, come detto dal presidente Barroso durante la plenaria parlamentare di ottobre, è possibile conciliare le quattro libertà   di circolazione previste dal trattato (persone, beni, capitali, servizi) con i diversi modelli sociali scelti dagli Stati membri. La Commissione deve vigilare sul rispetto della legislazione sociale e delle norme sul mercato interno. Gli stessi temi tornano nelle dichirazioni di questi giorni da cui si desume che la Commissione, facendo riferimento alla direttiva sul distaccamento dei lavoratori, non vede allo stato attuale contraddizioni tra il sistema svedese di contrattazione collettiva e la legislazione europea.
Sul fronte sindacale, alla vigilia del voto parlamentare sulla direttiva Bolkestein, si registrano le prese di posizione della Confederazione Europea dei sindacati e dei sindacato svedese Landsorganisationen Svedrige il cui vicepresidente ha insistito sul fatto che il caso Laval un partneri, non è solo svedese perchà© riguarda la dimensione sociale dell’Europa. I diritti e il sistema di contrattazione collettiva svedese rispettano i principi di uguaglianza e di equa retribuzione, cardini del modello sociale di un Paese tradizionalmente accogliente nei confronti dei lavoratori stranieri. Va ricordato che la Svezia è uno dei tre Paesi europei che non ha adottato deroghe e limitazioni alla libera circolazione dei lavoratori dopo l’allargamento del primo maggio 2004.
Secondo un comunicato della Confederazione Europea dei Sindacati, l’affare Laval riveste un’importanza cruciale per il movimento sindacale europeo e per il benessere di tutti i lavoratori dell’UE. La vittoria dell’impresa lettone metterebbe profondamente in crisi il ruolo dei partner sociali nella conclusione dei contratti collettivi.
La CES sostiene i sindacati svedesi nella loro lotta per il mantenimento dei livelli retributivi e delle condizioni di lavoro negoziati a livello nazionale e collettivo e ricorda che secondo un principio fondamentale dell’Unione europea ogni Stato membro ha il diritto di regolamentare il mercato del lavoro e le relazioni industriali sulla base della propria situazione economica, politica e sociale; la positività   e la solidità   del modello scandinavo sono universalmente riconosciuti.
Qualsiasi restrizione al diritto di azione collettiva o qualsiasi interferenza nel sistema di relazioni industriali rischia di diventare un attacco contro i diritti fondamentali del lavoro e contro il modello sociale europeo, l’una e l’altra cosa non servono certo a far sì che l’Europa riconquisti la fiducia dei cittadini e riesca a rilanciare la Costituzione; per questo la Ces invita la Commissione alla prudenza nella redazione del parere per la Corte di Giustizia.
L’Europa non è solo un mercato unico ma comunità   e condivisione di valori comuni. Il caso Laval ha una forte rilevanza politica perchè una sconfitta dei sindacati potrebbe portare i lavoratori a schierarsi contro la libera circolazione, il mercato unico e l’Europa stessa. Il Caso Laval dimostra la pericolosità   del principio del Paese di origine: è importante che prevalga il principio del Paese si accoglienza perchè solo così si previene il dumping sociale (concorrenza tra lavoratori che competono a partire dalla riduzione delle tutele e delle garanzie) e si lavora per una armonizzazione verso alto delle normative sul mercato del lavoro.

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