Agenda europea 2013

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Non ci sarà da annoiarsi nell’UE in questo 2013 appena iniziato. Nel primo semestre il timone della barca europea, supposto che ce ne sia uno, è nelle mani dell’Irlanda, presidente di turno, anche se, per la verità, la regia ormai spetta al mite Presidente permanente dell’UE, Herman Van Rompuy. Sempre che non si faccia troppo sentire Angela Merkel da Berlino e non ci sia troppo bisogno di interventi straordinari di Mario Draghi, nel caso dovesse tornare la tempesta sui mercati. Da subito bisognerà mettere mano a definire gli aspetti tecnici dell’unione bancaria perché tutto sia pronto a fine anno quando, passate le elezioni tedesche in autunno, la Banca centrale europea (BCE) potrà esercitare la sua sorveglianza centrale sul sistema bancario, ad esclusione delle banche minori e quelle regionali, intoccabili agli occhi della Germania. Quasi in contemporanea ripartirà il negoziato, tutto in salita, per il futuro “Quadro finanziario 2014-2020” e a marzo torneranno a volare gli stracci: c’è da sperare che per allora l’Italia abbia un governo con le idee chiare sull’Europa, non solo quella di oggi ma soprattutto su quella di domani, più da cambiare che non solo da riformare. Ci saranno elezioni non solo in Italia e Germania: apre le danze a gennaio la Repubblica Ceca dalla quale l’UE si aspetta un Presidente più favorevole al processo di integrazione europea di quanto non sia l’attuale, Vaclav Klaus. Poi sarà la volta di Austria e quindi di Cipro e Malta, due piccoli Paesi  mediterranei, da sempre inquieti nell’UE. Elezioni anche sui bordi dell’UE: a gennaio in Israele e Giordania,  a giugno in Albania e Tunisia e, a settembre, in Norvegia che chissà non riprenda prima o poi la strada verso l’ingresso nell’Unione. Questo sarà anche l’anno in cui si dovrebbe capire meglio se la Gran Bretagna di David Cameron vuole restare nell’UE, e non solo per frenare e sabotare, o ritornare ad essere l’isola che è sempre stata, con o senza impero. Molto dipenderà, oltre che dai Paesi dell’eurozona, anche dagli USA e dal futuro rilancio del partenariato euro-atlantico cui adesso potrebbe applicarsi con più determinazione Obama II, che non può investire tutto sul Pacifico e sulla Cina, anche perché c’è da tenere d’occhio la Russia di Putin ed è meglio farlo d’intesa con l’UE che già si è fatta sentire – in particolare a proposito dell’approvvigionamento energetico – nel Vertice bilaterale di fine anno e non sono state rose e fiori. A giugno, in Irlanda del nord, si rivedranno i signori del G8, sotto presidenza inglese: si parlerà di commercio, sistema di tassazione e trasparenza, temi che interessano da vicino la piazza finanziaria inglese, non proprio nel senso auspicato dall’UE e nessuno si fa troppe illusioni sugli esiti concreti del confronto. Certo non c’è da aspettarsi che venga adottata con entusiasmo la pur modesta “Tobin tax”, messa in cantiere da una dozzina di Paesi europei.  A fine anno sarà il turno del G20 in Russia, sotto la presidenza di Putin:  difficile che si parli di diritti umani. A luglio l’UE accoglierà la Croazia, con la speranza che questa non si limiti a guardare con interesse solo ai fondi europei, ma favorisca processi di distensione nell’area balcanica e contribuisca ad accelerare l’avvicinamento all’UE della Serbia. Molte altre sfide attendono l’UE, al suo interno e fuori dai suoi confini: dal Medioriente ai Paesi del mediterraneo meridionale, dall’Africa all’Asia. Altre sfide ci sorprenderanno, tanto si muove  rapida e inattesa la storia del mondo. Di sicuro una sfida decisiva per l’Europa si giocherà nel rafforzamento della sua democrazia, da salvare dalla tecnocrazia, e  nel coinvolgimento dei suoi cittadini in quest’Europa da cambiare:  speriamo che sia d’aiuto l’anno europeo della cittadinanza e la preparazione  alle elezioni europee del 2014.

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