Il XXI secolo ha già percorso i suoi primi venticinque anni, delineando in prospettiva significativi cambiamenti geopolitici, aprendo spazi per nuovi attori sulla scena internazionale e rimettendo in discussione l’ordine mondiale e le sue Istituzioni garanti del diritto internazionale, instaurati dopo la Seconda guerra mondiale.
Le ombre lunghe del XX secolo continuano tuttavia a proiettarsi sul nuovo secolo: la caduta dell’impero sovietico e la fine della guerra fredda, la difficile pace in Medio Oriente, la Cina che continua imperterrita il suo lungo corso per diventare la prima potenza economica mondiale e il riaccendersi di guerre un po’ ovunque sul Pianeta fino ai confini dell’Europa.
Il XXI secolo è iniziato, purtroppo, sotto lugubri auspici, con l’attacco alle Torri gemelle di New York, ad opera di Al Qaeda, gruppo terroristico islamico che provocherà circa tremila vittime. Fu il più grave attentato terroristico mai perpetrato, considerato anche fra i primi attentati “contro l’Occidente”. Le reazioni degli Stati Uniti hanno scatenato, in primo luogo, lunghe guerre in Afghanistan e in Iraq e in secondo luogo una guerra, sempre in corso, contro il terrorismo islamico e internazionale. Non solo, ma fu anche la prima ed unica volta in cui un Paese, l’America appunto, fece ricorso all’articolo 5 della Nato avvalendosi di una significativa alleanza militare contro il costituirsi di un comune nemico.
Questo ingresso violento nel XXI secolo, costituisce un primo campanello d’allarme su futuri scenari internazionali e globali. Spostando, ad esempio, lo sguardo sul Medio Oriente, i primi 25 anni di questo secolo hanno esasperato e infiammato più volte il conflitto israelo-palestinese, senza pace da circa ottant’anni e giunto ai più alti livelli con l’attentato feroce del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas e la risposta estremamente violenta di Israele nei confronti della popolazione di Gaza e della Cisgiordania. Situazione che, senza prospettive di pace, alimenta per il futuro solo odio e intolleranza fra i due popoli, in un contesto regionale in grande evoluzione in cui si giocano altri equilibri fra Israele, Libano, Paesi arabi, Iran, Siria, Yemen, Mar Rosso e ricchezze petrolifere.
Ma questo primo quarto di secolo ha portato la guerra anche ai nostri confini orientali, una guerra che affonda le sue radici nel lontano 1991, iniziata nel 2014 e ripresa nel febbraio del 2022 con l’aggressione della Russia all’Ucraina. Altra guerra che non trova la strada della pace, che coinvolge direttamente l’Europa e che pone quest’ultima di fronte a nuove responsabilità non solo di difesa militare per sé stessa e per l’Ucraina, ma anche dei suoi valori fondativi, del diritto e della giustizia internazionali.
Questa guerra in Ucraina, oltre a mettere in evidenza la nostalgia imperiale del Cremlino, ha sottolineato attraverso la nuova posizione della Russia sullo scacchiere globale, anche i profondi cambiamenti in corso, in cui si compongono o si sciolgono nuove alleanze, come ad esempio i BRICS e il Sud globale, emergono Paesi come la Cina e l’India e dove, con l’arrivo soprattutto di Donald Trump negli Stati Uniti già nel 2016, il mondo si divide sempre più sui crinali delle rotte e degli interessi economici e commerciali.
Non solo, ma questo primo quarto di secolo ha visto crescere i pericoli per il multilateralismo, per le sue Istituzioni, ONU in particolare, mentre si sfaldano le relazioni transatlantiche, finora pilastro centrale della stabilità geopolitica ed economica dell’”Occidente”. In questo evidente periodo di forti cambiamenti, di frammentazione del mondo, di tante future sfide ed incognite, in particolare per quanto riguarda l’importanza del rispetto del diritto internazionale, appare evidente la necessità di proteggere e rafforzare le Istituzioni internazionali e di schierarsi a difesa della democrazia, sempre più confrontata a crescenti e pericolosi autoritarismi e sovranismi.













