Obiettivo accessibilità   per i diversamente abili

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Le persone con disabilità   non sono una piccola minoranza in Europa: sono più di 50 milioni e rappresentano oltre il 10% della popolazione europea. L’analisi dei dati più recenti evidenzia alcuni elementi generali della disabilità   nell’UE: lo stretto rapporto esistente tra età   avanzata e disabilità  , l’esclusione delle persone con handicap dal mercato del lavoro in misura eccessiva, disuguaglianze ancor più marcate per le donne diversamente abili, minori possibilità   di inserimento socio-lavorativo per le persone che presentano handicap intellettivi o difficoltà   di apprendimento. Si prevede che il numero di persone che necessitano assistenza aumenterà   di oltre il doppio entro il 2050, accrescendo dunque la domanda di servizi di cura. Mentre il tasso di disabilità   è diminuito in vari Paesi, l’invecchiamento della popolazione e l’aumentata longevità   degli individui comporterà   un incremento del numero di persone anziane con disabilità   e necessità   di cure di lungo periodo. Al momento, invece, i problemi di salute mentale costituiscono la principale causa di disabilità   e riguardano circa un quarto delle nuove richieste di indennizzi per disabilità   nell’UE. Nonostante i buoni risultati ottenuti sul fronte dell’integrazione sociale, soprattutto in alcuni ambiti e in alcuni Paesi dell’UE, permangono varie forme di discriminazione e di barriere, non solo architettoniche, alla piena cittadinanza delle persone diversamente abili.
Ad esempio, l’esclusione o lo svantaggio nella ricerca di occupazione e sul posto di lavoro sono prevalentemente determinati dal pregiudizio ancora molto diffuso riguardo alla presunta improduttività   delle persone con handicap, alla loro incapacità   di svolgere un lavoro o di avvicinarsi a un’attività   lavorativa. Il fatto è rilevante in materia di pari opportunità  , perchà© le persone limitate nell’accesso al lavoro sono esposte a maggiori rischi di povertà  , hanno maggiori probabilità   di restare sole e minori possibilità   di avere una famiglia e dei figli.
Si stima che le persone diversamente abili rappresentino almeno il 16% della popolazione dell’UE in età   lavorativa e che fra i giovani (dai 16 ai 25 anni) la percentuale si attesti al 7,3%. Il tasso di occupazione è stabile intorno al 50%, decisamente inferiore a quello del resto della popolazione (68%), e scende drasticamente tra le persone in età   lavorativa con rilevanti limitazioni psico-fisiche (24%). In generale, le probabilità   che un disabile sia inattivo sono quasi doppie rispetto a quelle di un cittadino non disabile, eppure basterebbe un piccolo aiuto aggiuntivo per far entrare, o rientrare, milioni di cittadini nel mercato del lavoro europeo.
Le persone nate con handicap, inoltre, raggiungono generalmente livelli educativi inferiori di quelle divenute disabili, ma in generale le persone diversamente abili presentano tassi di partecipazione minori e titoli di studio inferiori rispetto ai normodotati. Basti pensare che più della metà   delle persone di età   compresa tra i 25 e i 64 anni diversamente abili non ha titoli di studio oltre la scuola dell’obbligo, condizione che riguarda solo il 32% dei normodotati.
Dal 2003 l’azione dell’UE per garantire pari opportunità   alle persone con disabilità   si basa sul Piano d’azione 2003-2010 a favore delle persone disabili (Pad). Esso è articolato in fasi della durata di due anni ciascuna, caratterizzate da diverse priorità   strategiche tese a eliminare le differenze di trattamento subite dalle persone disabili. Il Pad consente di attuare la strategia europea tramite l’integrazione delle problematiche legate ai disabili in tutte le politiche europee pertinenti, mentre gli Stati membri promuovono attivamente l’integrazione di tali problematiche nei rispettivi ambiti d’azione. Il Piano d’azione dell’UE nel biennio 2006-2007 è stato incentrato su quattro assi prioritari per favorire la vita autonoma delle persone con disabilità  : incoraggiare l’attività   professionale, promuovere l’accesso a un’assistenza e a servizi di sostegno di qualità  , favorire l’accessibilità   a beni e servizi correnti e accrescere la capacità   d’analisi dell’UE.
Va poi ricordato che nel 2007 l’UE e i suoi Stati membri hanno firmato congiuntamente la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità  , riaffermando così che la questione della disabilità   rientra tra i grandi temi dei diritti umani e che necessita pertanto di un fondamento giuridico. Secondo la Commissione europea, la strategia comune dell’UE in materia di disabilità   «ha avuto un forte impatto» sul contenuto della Convenzione ONU che, sulla base del modello sociale europeo, riconosce la disabilità   come un concetto in costante evoluzione. Inoltre, gli elementi essenziali della politica europea in tale ambito, ossia la non discriminazione, le pari opportunità   e l’inclusione attiva, sono al centro della Convenzione delle Nazioni Unite.

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