23 agosto: Giornata Internazionale per la memoria della tratta degli schiavi e della sua abolizione

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Troppo spesso, quando si parla di schiavitù, si pensa ad un triste fenomeno appartenente alla storia passata. Purtroppo però non è così, e a questo serve la commemorazione voluta dall’ONU, che ogni anno dal 1998 il 23 agosto celebra la Giornata Internazionale per la memoria della tratta degli schiavi e della sua abolizione.

La scelta della data si riferisce alla rivolta avvenuta a Santo Domingo, che all’epoca era una colonia francese, nella notte tra il 22 e il 23 agosto 1791. L’insurrezione, guidata dal generale Toussaint Louvertoure, diede infatti il via al processo di abolizione della tratta transatlantica.

Quello che si festeggia oggi però non è la completa abolizione dello schiavismo. Secondo il Global Slavery Index pubblicato lo scorso 31 maggio, infatti, nel mondo ci sono ancora 45,8 milioni di “schiavi moderni”, persone, cioè che vivono una condizione di schiavitù, essendo obbligate a lavorare senza essere pagate, vendute per essere sfruttate sessualmente, nate in servitù, bambini costretti a fare la guerra.

Il dato è ancora più allarmante se si pensa che nel 2014 il numero degli schiavi era pari a 35,8 milioni. Il numero maggiore di schiavi si registra in India (con 18,3 milioni di schiavi), corrispondente all’1,4% della popolazione totale.

Ma senza spostarci dall’altra parte del globo, bisogna sapere che anche l’Italia non è esente dalla lista di stati in cui ancora oggi è presente lo schiavismo. Secondo il rapporto si stima che siano 129.600 le persone schiavizzate, numero che aggiudica al nostro paese il terzo in Europa dopo Turchia e Polonia e contando un numero di schiavi 10 volte a quello stimato in Francia.

Un dato che induce ad una riflessione, che non dovrebbe essere limitata solo ad un giorno all’anno.

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