Fornitori di servizi: la CGE limita ricorso a legge nazionale

1033

Il 19 giugno scorso, la Corte di Giustizia Europea (CGE) del Lussemburgo ha pronunciato la propria sentenza su una questione portata dinanzi alla Corte dalla Commissione europea. La CGE ha accolto il reclamo della Commissione su tutti i punti, sostenendo che il Lussemburgo ha ostacolato la libera prestazione di servizi transfrontalieri. La Confederazione Europea dei Sindacati (CES) ritiene che si tratti di un’altra sentenza molto problematica: tale giudizio, che fa seguito alla serie dei casi Laval e Rà ¼ffert, dimostra che la CGE e la Commissione europea tentano sistematicamente di ridurre la possibilità   per gli Stati membri e le parti sociali di garantire il funzionamento normale dei propri mercati del lavoro quando prestatori di servizi stranieri distaccano lavoratori sui loro territori.
Nel presente caso, la CGE non ha riconosciuto al Lussemburgo il proprio diritto autonomo di definire la disposizione di politiche nazionali, allo scopo di ricambiare la concorrenza sleale sui salari e sulle condizioni di lavoro degli operai da parte dei fornitori di servizi transfrontalieri. Il giudizio della CEG puಠavere una grande risonanza al di fuori dei confini del Lussemburgo, poichè incide sul margine di manodopera degli Stati membri che mirano a garantire salari rispettabili per tutti i lavoratori sul loro territorio, nel richiedere il rispetto dei contratti collettivi, l’elaborazione di meccanismi di controllo efficaci e l’attuazione dei diritti dei lavoratori previsti dalla direttiva sulla separazione.
Il segretario generale della CES John Monks, ha dichiarato: «Si tratta di un nuovo giudizio molto problematico della CGE, che evidenzia il primato delle libertà   economiche sui diritti fondamentali ed il rispetto del diritto del lavoro e delle convenzioni collettive a livello nazionale». E ha aggiunto che «la direttiva sulla separazione, concepita come uno strumento che mira a proteggere i lavoratori, le imprese ed i mercati del lavoro di ogni concorrenza sleale in materia di salari e di condizioni di lavoro, è stata trasformata in uno strumento aggressivo che promuove il mercato interno. Ciಠè inaccettabile e deve essere rettificato dai legislatori europei quanto più rapidamente possibile dai legislatori europei, attraverso una revisione dell’indirizzamento della direttiva per chiarire e salvaguardare il suo senso originale. Inoltre, la CES ha invitato le istituzioni europee ad adottare un protocollo per il progresso sociale in occasione della prossima revisione del Trattato, confermando che l’obiettivo primo dell’Ue risiede nel miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei suoi lavoratori e dei suoi cittadini, e non in un livellamento al ribasso».
Approfondisci

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here