Unione Europea: la solidarietà può fare la differenza

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Potrebbe essere per l’Unione Europea la volta del “cigno nero”, quella di un evento inatteso – ma anche imprevedibile – che imprime una svolta alla storia, qualcosa di improbabile che interviene a governare la storia. Se non proprio quella del mondo, almeno quella dell’UE, che sicuramente di una sferzata ha bisogno per svegliare i “sonnambuli” che la s/governano oggi.

L’occasione potrebbe presentarsi dalla congiunzione di tre appuntamenti difficili e imminenti: l’esito delle proposte della Commissione europea sull’emergenza flussi migratori, la possibile soluzione della crisi finanziaria greca e la richiesta/ricatto della Gran Bretagna di rinegoziare i Trattati per restare nell’UE.

Si tratta di un intreccio esplosivo ma anche chiarificatore: se tutti questi eventi saranno affrontati in chiave di solidarietà, l’Unione Europea ne uscirebbe almeno un po’ meno disunita. Se la solidarietà tra i partner europei venisse ulteriormente calpestata dei due l’una: o un declino inarrestabile della straordinaria avventura dell’integrazione europea o l’irruzione del “cigno nero” con la fondazione di una nuova Comunità, con alcuni Paesi proiettati verso l’unione politica e gli altri aggregati nel grande mercato continentale senza condivisioni di solidarietà. Più facile dirlo che farlo, ma così funziona il “cigno nero”.

Ma andiamo con ordine, cominciando dai primi appuntamenti in ordine di tempo, quelli sui flussi migratori e sulla crisi greca. Ieri la Commissione ha presentato alcune proposte avvalendosi di una clausola dei Trattati che consentono di adottare a maggioranza misure per situazioni di emergenza.

La proposta è stata adottata non senza qualche mal di pancia da parte dei commissari che avevano in mente le resistenze dei rispettivi Paesi di provenienza e adesso inizia il suo difficile cammino verso il Consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo di fine giugno, quando avremo una mappa della solidarietà tra i Paesi UE. Da registrare l’opposizione di Gran Bretagna, Polonia e di altri Paesi dell’est europeo.

Della crisi greca si parla da cinque anni esatti e la soluzione sembra ancora lontana, nonostante tutti sappiano che gran parte di quel debito, aggravato dalla miopia dell’UE, non potrà essere rimborsato nella sua totalità. Sarebbe a questo punto una solidarietà tardiva, anche se dovuta, chiudere questa vicenda e guardare avanti.

Più complicata, dopo il recente esito elettorale, la vicenda britannica dove Cameron brandisce la minaccia di una fuoruscita dall’UE se non si modificano i Trattati in favore della Gran Bretagna, diluendone la valenza politica e riducendone le politiche comuni: e perché sia chiaro fin dall’inizio, niente aperture sul fronte caldo dell’immigrazione, niente solidarietà ai Paesi del Mediterraneo.

A questo punto, dalle risposte che verranno ai tre problemi elencati, si può provare a disegnare la carta di una possibile nuova Unione Europea, quella che potrebbe arrivarci sulle ali del “cigno nero”. Un’Unione alla quale parteciperebbero i Paesi della solidarietà europea: i principali Paesi dell’eurozona, ad esclusione probabilmente dei Paesi baltici e della Finlandia e, forse, dell’Irlanda. Resterebbero fuori Gran Bretagna, Polonia con i Paesi ultimi arrivati nell’UE. In tutto una dozzina di Paesi chiamati a rifondare l’Unione, con un nuovo progetto politico, sociale ed economico, con nuove competenze in materia fiscale e di politica estera e di sicurezza, una più avanzata sovranità condivisa, nel rispetto delle diversità nazionali.

Era già il sogno di un’Europa federale progettata dai Padri fondatori che avevano ancora ben presenti i disastri provocati da due guerre mondiali, é anche quello di molti oggi che non vogliono vedere più nulla di simile sul continente europeo.

È anche quanto scrivono nel loro appello del 9 maggio, festa dell’Europa, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, al quale ha fatto eco anche il Presidente Sergio Mattarella: “L’Europa non ha dinanzi a sé altra strada che quella di una più stretta integrazione di “una sempre più stretta unione” in senso politico tra i suoi Stati e i suoi popoli”.

Che il “cigno nero” ci aiuti.

 

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