Trump e la pace nel mondo

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Il tanto atteso incontro storico fra Donald Trump e Kim Jong-un si è concluso con un accordo che impegna i due leader “a cooperare per lo sviluppo di nuove relazioni USA-Corea del Nord e per la promozione della pace, della prosperità e della sicurezza della penisola coreana e del mondo”. Un accordo impensabile fino a pochi mesi fa, quando il mondo intero assisteva alle provocazioni e agli insulti che i due leader si lanciavano dai rispettivi Paesi.
L’accordo rimane tuttavia molto vago e ancora privo di impegni vincolanti. Se, da una parte, il leader nordcoreano “riafferma il suo impegno fermo e irremovibile a una completa denuclearizzazione della penisola coreana”, dall’altra il Presidente Trump si impegna a offrire “garanzie di sicurezza” alla Corea del Nord. Non è ancora chiaro infatti in che modo queste promesse generiche verranno poi tradotte in azioni concrete, ma sta di fatto che questo incontro potrebbe segnare l’avvio di un possibile dialogo e aprire la strada, se ci sarà volontà politica di continuare, ad un lungo e non facile negoziato diplomatico. Sarà, tra l’altro, un negoziato in cui non mancheranno, sullo sfondo, le presenze e gli interessi di altri importanti attori sulla scena internazionale, in primo luogo la Cina, oggi silenziosa e prudente su un accordo che potrebbe modificare il suo circondario strategico.
Il rovescio della medaglia, aspetto non da poco, è la legittimità internazionale che Donald Trump, in questo esercizio unilaterale, ha conferito al sanguinario dittatore nord coreano, il quale non ha nessun rispetto per il suo popolo e tanto meno per i diritti umani.
E’ tuttavia anche un accordo che fa seguito e conferma gli accordi fra la Corea del Nord e la Corea del Sud intervenuti il 26 aprile scorso, in cui i due rispettivi leader si sono impegnati, “con l’aiuto della comunità internazionale”, a raggiungere una pace permanente e la completa denuclearizzazione della penisola. Momento importante, atteso dal 1953, anno in cui è stato firmato l’armistizio che ha posto fine alla guerra di Corea e al quale non è mai seguito un trattato di pace.
Al di là delle dichiarazioni sottoscritte quindi da Trump e Kim Jong-un, rimangono da chiarire e definire tutti i punti riguardanti il processo di denuclearizzazione, che a detta di molti esperti è un processo molto complesso, con decine di siti nucleari da controllare e con un programma nucleare già molto avanzato.
Allo stato attuale, gli aspetti più concreti, ma anche contradditori, dell’incontro, rimangono le dichiarazioni di Trump, da una parte di mantenere le sanzioni nei confronti di Pyongyang fino alla completa denuclearizzazione della Corea del Nord e dall’altra di sospendere le esercitazioni militari congiunte con la Corea del Sud, definendole “provocatorie e costose”. Dichiarazione quest’ultima che ha sorpreso in particolare Seul e inquietato ulteriormente Tokyo per quanto riguarda l’affidabilità e la solidità del processo di pace avviato.
Questo accordo solleva inoltre la questione dell’approccio completamente diverso di Trump nei confronti dell’accordo sul nucleare iraniano, giudicato “folle, ridicolo e terribile”. Attraverso negoziati durati anni, l’Iran ha firmato un accordo vincolante con le maggiori potenze mondiali e con l’Unione europea, un accordo considerato tra l’altro fra i più esigenti in materia di lotta contro la proliferazione nucleare. La posizione dell’Iran, della sua importanza strategica e del suo ruolo sullo scacchiere mediorientale avrebbero dovuto rappresentare argomenti politici di peso per mantenere la presenza degli Stati Uniti nel quadro dell’accordo.
Ma, l’imprevedibilità e l’opportunismo politico di Trump si sono orientati, con estrema leggerezza, verso la Corea del Nord, Paese, per il momento, con un limitato ruolo regionale e fortemente ripiegato su posizioni difensive.
Infine, firmando in modo unilaterale quell’accordo, Trump ha dato un’ulteriore spallata all’ONU, alle sue sanzioni e al suo ruolo multilaterale che dovrebbe garantire un effettivo processo di pace. In questo contesto, e per guardare con più serenità all’intesa fra Trump e Kim Jong-un vale la pena riportare la dichiarazione dell’Alto Rappresentante Federica Mogherini che impegna l’Unione europea “a facilitare e sostenere i negoziati successivi e altre iniziative volte a creare fiducia e assicurare pace duratura, sicurezza e prosperità in una penisola coreana priva di armi nucleari”.

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