SURE: risultati e prospettive per le misure europee di sostegno al lavoro

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Il risultati del dibattito promosso dal Comitato economico e sociale europeo

In vista dell’elaborazione dell’opinione sulle “Misure di emergenza per sostenere l’occupazione e il reddito durante la crisi pandemica”, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha ospitato un dibattito sullo strumento SURE – Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency, adottato dall’Unione europea per sostenere gli Stati nell’adozione di misure straordinarie di sostegno all’occupazione e al reddito durante l’emergenza covid-19.

I risultati ottenuti da SURE

Attraverso SURE, a partire da ottobre dello scorso anno la Commissione europea ha messo a disposizione 100 miliardi di euro, raccolti attraverso l’emissione di titoli di debito comune europeo sul mercato dei capitali e successivamente ri-erogati sotto forma di prestiti a basso tasso di interesse agli Stati dell’Unione che ne hanno fatto richiesta. 

Allo stato attuale, sono già stati erogati circa 90 miliardi ai 19 Paesi che ne hanno fatto richiesta e tra i 25 e i 30 milioni di cittadini europei – tra cui 5 milioni di lavoratori autonomi – hanno potuto beneficiare delle misure così finanziate. La richiesta di obbligazioni SURE sui mercati finanziari è stata dieci volte superiore rispetto alle aspettative.

Una risposta rapida e solidale

Nel corso del dibattito, i partecipanti hanno sottolineato la rapidità con la quale la Commissione ha adottato e reso operativo uno strumento di tale portata – in soli 76 mesi, tra marzo e ottobre 2020 – e il fatto che tutti i Paesi dell’Unione abbiano sostenuto la proposta, compresi quelli che non ne hanno beneficiato direttamente. 

L’elevata affidabilità creditizia dell’Unione si è riflettuta sui Paesi beneficiari dei prestiti determinando il successo dell’operazione sui mercati finanziari, e i precisi vincoli di scopo hanno evitato il rischio di un effetto “stigma” nei confronti degli Stati che vi hanno fatto ricorso. 

Uno strumento efficiente 

L’incremento dei livelli di disoccupazione è stato relativamente contenuto se confrontato con il crollo del prodotto interno lordo (PIL) subito dall’economia europea, come dimostra il confronto con i dati degli Stati Uniti d’America: il gigante nordamericano, che non ha adottato misure di sostegno di entità comparabile a quella di SURE, ha registrato infatti dati peggiori di quelli dell’Unione sul versante occupazionale.

Secondo le stime dell’OCSE, le misure a breve termine di sostegno al lavoro (come i nostri meccanismi di cassa integrazione) avrebbero ridotto dal 22% al 12% la quota di posti di lavoro a rischio. 

Persistono, tuttavia, criticità in relazione ai lavoratori a termine – principalmente donne e giovani – che, nonostante le misure adottate, hanno rappresentato circa il 75% di coloro che hanno perso il proprio impiego a causa della crisi.

Le prospettive future

I partecipanti al dibattito hanno sottolineato l’opportunità di trasformare SURE – il cui funzionamento cesserà nel corso del 2022 – in uno strumento permanente a disposizione dell’Unione per far fronte a future, eventuali crisi occupazionali di tale portata.

Hanno inoltre evidenziato la necessità di correggere i limiti che SURE ha presentato in questi mesi – tra cui l’ampia discrezionalità attribuita alla Commissione nella distribuzione delle risorse, a causa dell’assenza di precisi criteri allocativi – attribuiti alla rapidità con la quale è stato ideato e reso operativo.

Non è mancata, infine, una messa in guardia dal rischio di ripetere gli errori commessi nelle crisi del 2008 e del 2011, riproponendo un’agenda politica incentrata sull’austerità e sul consolidamento fiscale che, in questa fase, potrebbe indebolire la ripresa economica.

Per approfondire: il comunicato del CESE

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