Le due guerre che continuano nella loro brutalità e violenza alle nostre frontiere, lasciano poco spazio a prospettive di negoziati e di soluzioni durature di pace. I responsabili di queste guerre sembrano totalmente sordi e insensibili a tali prospettive, convinti che la strada delle armi sia l’unica percorribile rispetto agli obiettivi che vorrebbero raggiungere.
Intanto il mondo si divide, traccia nuove faglie e disegna nuove frontiere, porta sulle scene internazionali nuovi attori, nuovi protagonismi, nuove alleanze, nuovi conflitti. Ad illustrare questo movimento in corso è, ad esempio, la recente riunione (6 e 7 luglio 2025) che si è tenuta a Rio de Janeiro dei Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Africa del Sud), primo gruppo di Paesi ai quali si sono recentemente aggiunti Iran, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Etiopia e Indonesia.
Inoltre, gli undici Paesi membri hanno formalmente accolto, dal 1° gennaio 2025, altri nove Paesi “partner” sparsi fra i vari continenti che, considerati nel loro insieme, rappresentano più della metà della popolazione mondiale e più del 40% della ricchezza globale.
Una coalizione di Paesi quindi di evidente importanza e peso, la quale, fin dalla sua istituzione nel 2009, ha avuto come obiettivo quello di rappresentare il cosiddetto Sud Globale, unendo Paesi emergenti e grandi potenze economiche, non solo per rafforzare legami economici e commerciali, trainati soprattutto dalla Cina e dall’India, ma anche per creare un’alternativa e una sfida all’egemonia occidentale, in particolare all’alleanza occidentale del G7, nonché offrire una visione diversa e alternativa per una riforma della governance globale in un mondo sempre più multipolare.
Altro obiettivo di rilevante importanza negli obiettivi dei BRICS, ma ancora molto lontano dalla sua realizzazione, è la de-dollarizzazione degli scambi commerciali, privilegiando l’uso di valute locali o di una nuova moneta per gli scambi commerciali.
Resta tuttavia il fatto della grande eterogeneità dei Paesi aderenti ai Brics e delle loro priorità politiche, che oscillano fra posizioni dichiaratamente anti occidentali (vedi in particolare la Russia) ad altre che puntano a mantenere il dialogo con Europa e Stati Uniti (Cina e Brasile in particolare) fino all’India, interessata a sviluppare buone relazioni con tutti i Paesi e a puntare soprattutto sulle riforme istituzionali globali come, ad esempio, quella del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
La Presidenza del Brasile, in questo Vertice, ha giocato un ruolo di equilibrio fra le varie spinte ideologiche dei Paesi aderenti, puntando, fra l’altro, a posizioni di buoni rapporti con l’Occidente, anche se il contesto geopolitico è segnato da protezionismo, da tensioni commerciali e minacce di dazi supplementari e punitivi da parte dell’Amministrazione Trump. Minacce dirette durante il Vertice che hanno irrigidito le posizioni dei Brics e rafforzato l’intenzione di proseguire sulla strada del superamento del dollaro come valuta di scambio globale e la necessità di creare sistemi finanziari alternativi.
Molti altri erano tuttavia i temi iscritti all’ordine del giorno della Presidenza brasiliana: dalla riforma del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per garantire maggiore rappresentatività ai Paesi del Sud globale ad una maggiore cooperazione fra i Paesi in settori chiave di sviluppo, quali l’intelligenza artificiale, le tecnologie, l’energia, l’agricoltura sostenibile, i cambiamenti climatici, la lotta alla povertà e allo sviluppo dei Paesi in difficoltà.
Sarà molto importante capire l’evoluzione di questa coalizione di Paesi e individuare i margini di dialogo e di possibile cooperazione per ridurre faglie e frontiere in un mondo in disordinata e inquietante evoluzione.