Riprende il dialogo Italia-Unione Europea

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Sul ring europeo proseguono gli incontri-scontri tra l’Italia e le Istituzioni europee e governi dei Paesi membri.

Un nuovo “round” si è consumato venerdì scorso, tra sorrisi e complimenti, nell’incontro a Roma tra Matteo Renzi e Jean Claude Juncker, in coincidenza con la pubblicazione del rapporto UE sugli squilibri macroeconomici in 18 Paesi UE, tra cui l’Italia.

Sono mesi che Renzi ha ingaggiato un match serrato con i suoi interlocutori europei, preferendo “battere i pugni” piuttosto che cercare compromessi e alleati per dar vita ad un’Unione riequilibrata sul versante della solidarietà e della crescita rispetto a quella degli egoismi nazionali e dell’austerità. Questo grazie ad una maggiore flessibilità per i conti pubblici, un completamento di quell’Unione bancaria tenuta in ostaggio dalla Germania e la difesa di Schengen contro la chiusura dei Paesi di Visegrad (Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica ceca).

Nei mesi scorsi erano volate scintille non solo con la debole Commissione europea, ma anche con una Angela Merkel, indebolita al suo interno dalla vicenda migranti, mentre si sono visti ammiccamenti alla Gran Bretagna e tentativi, per ora vani, di cercare un’intesa con la Francia.

Da Bruxelles è arrivata una lettura della situazione economica e finanziaria dell’Italia non proprio rosea. Dopo le previsioni OCSE sulla crescita dell’Italia, ridotta per il 2016 dall’1,6% all’1%, la Commissione europea gira il coltello nella ferita, mantenendo alto l’allarme sul debito pubblico oggi al 133% sul Pil, soglia superiore al doppio di quel 60% iscritto nel “Patto di stabilità” e esprimendo preoccupazioni anche per il deficit oltre che per l’insufficiente ritmo di competitività.

Dal canto suo il governo italiano si è mosso con determinazione, prima cercando un chiarimento con la “padrona del vapore”, Angela Merkel, e poi alzando la voce nei recenti Consigli europei, in particolare sulla mancata solidarietà dell’UE per i migranti, arrivando a minacciare Paesi come l’Ungheria con il taglio dei fondi europei.

Più articolata e tecnica la risposta italiana, a firma del ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan , presentata a Bruxelles nei giorni scorsi, propositiva fin dal titolo: “Una strategia comune per la crescita, il lavoro e la stabilità”, dove l’ordine delle priorità non lascia dubbi sulle intenzioni del governo italiano.

Le proposte vanno dalla richiesta di misure espansive per l’economia al varo di una politica fiscale europea; dal rilancio della politica sociale al rafforzamento di Schengen, con il controllo alle frontiere esterne dell’UE e la libera circolazione alle frontiere interne fino a riforme istituzionali profonde. Tra queste, la creazione di un “ministro delle Finanze dell’eurozona che persegua una comune politica fiscale. A questo scopo abbiamo bisogno di un bilancio dell’Eurozona dotato delle risorse necessarie… Un ministro del genere deve far parte della Commissione europea e deve avere forti legami con in Parlamento europeo”.

C’è in queste e altre proposte del governo italiano l’eco dell’incontro di febbraio a Roma dei ministri degli esteri dei sei Paesi fondatori, si spera intenzionati a rifondare l’Unione di oggi. È ormai una necessità urgente, comunque vada il referendum britannico e anche per rispondere alle chiusure di alcuni Paesi dell’Europa centrale.

Che l’Italia abbia preso questa iniziativa è una buona notizia, anche se una rondine non fa primavera.

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