Rendere effettivi gli aiuti pubblici allo sviluppo

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Poco più di una settimana dopo il Vertice dei G20, svoltosi a Londra il 2 aprile scorso, la Commissione Europea ha deciso l’avvio di una serie di azioni con cui l’UE intende aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare la crisi economica globale.
In primo luogo, pur essendo già   il principale donatore al mondo, l’UE intende aumentare ulteriormente il suo volume di aiuti allo sviluppo dai 49 miliardi di euro del 2008, equivalenti allo 0,40% del reddito nazionale lordo (Gross National Income – GNI), verso i 69 miliardi del 2010 che dovrebbero soddisfare l’impegno dello 0,56% preso al Vertice G8 di Gleneagles nel 2005. Per questi 20 miliardi aggiuntivi la Commissione propone un maggior uso degli aiuti allo sviluppo al fine di attivare altri fondi, ad esempio attraverso la Banca Europea degli Investimenti (BEI), nella convinzione che ogni euro speso in aiuto pubblico dovrebbe attivarne cinque in investimenti privati.
In secondo luogo si propone di affrontare e rifocalizzare gli impegni per supportare i Paesi più vulnerabili, nell’ambito degli accordi con i Paesi di Africa, Pacifico e Caraibi, ad esempio supportando le spese sociali o le economie maggiormente danneggiate dal crollo delle esportazioni generato dalla crisi. Così, entro la fine del 2009 almeno 500 milioni di euro saranno destinati per le spese di sicurezza sociale nei Paesi in via di sviluppo, in aggiunta al miliardo di euro stanziato prima del G20 per la capacità   alimentare di questi Paesi, 800 milioni dei quali saranno resi disponibili nel corso del 2009.
Infine, attraverso il lavoro comune tra i 27 Stati membri dell’UE e la Commissione si intende proporre un modello di aiuti pubblici allo sviluppo imitabile da parte degli altri soggetti globali, rendendo così effettivi gli impegni presi finora ma che i principali Rapporti pubblicati recentemente dall’ONU e dal Social Watch dimostrano essere ancora gravemente insufficienti per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio.

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