Relazione dell’UE sui diritti umani nel mondo

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L’UE deve compiere miglioramenti verso una politica coerente e omogenea di affermazione e promozione dei diritti umani, sostiene la Relazione sui diritti umani nel mondo riferita al 2008 che invita l’UE a rispondere rapidamente alle violazioni dei diritti perpetrate da Paesi terzi.
Adottata dal Parlamento Europeo nel corso dell’ultima plenaria della sesta legislatura, la decima Relazione annuale dell’UE sui diritti umani condanna il ricorso alla pena di morte e alla tortura, le violenze sessuali verso i bambini e il loro sfruttamento nei conflitti armati, mentre chiede di promuovere la ratifica dello statuto del Tribunale Penale Internazionale (TPI) e di difendere i diritti delle donne, delle popolazioni indigene e dei rom.
In ambito di lotta al terrorismo, osserva la Relazione, nonostante le indagini condotte in taluni Stati membri l’UE non ha eseguito una valutazione dell’operato dei Paesi europei rispetto alla politica adottata in materia dal governo statunitense sotto la presidenza di George Bush.
Sulla pena di morte, la Relazione accoglie con favore l’istituzione della Giornata europea contro di essa, sottolinea che il divieto di pena capitale costituisce una delle disposizioni principali della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, ma chiede anche alla presidenza di incoraggiare Italia, Lettonia, Polonia e Spagna a ratificare il protocollo n. 13 della Convenzione Europea sui Diritti Umani (CEDU) riguardante l’abolizione della pena capitale in ogni circostanza.
Al di fuori dell’UE, accogliendo con favore il progetto di codice penale in Iran che proibisce la pena di morte per lapidazione, la Relazione chiede perಠal Parlamento iraniano di approvare la proibizione assoluta della lapidazione, biasimando il fatto che l’Iran nel 2008 è stato «l’unico Paese ad aver giustiziato minori autori di reati». Condanna dell’UE anche per la Bielorussia, in quanto unico Paese europeo che continua ad applicare la pena di morte, e naturalmente per la Cina che detiene il triste record mondiale delle esecuzioni.
Oltre alla pena di morte, poi, la Cina desta preoccupazione per le gravi violazioni e, «malgrado le promesse fatte dal regime in vista dei Giochi olimpici di agosto 2008, la situazione non è migliorata nel Paese» osserva la Relazione che per questo sottolinea la necessità   di una «radicale intensificazione e di un ripensamento» del dialogo tra l’UE e la Cina in materia di diritti umani. Così come con la Russia, Paese con cui secondo la Relazione l’UE ha ottenuto finora «scarsi risultati», in particolare per quanto riguarda l’impunità   e l’indipendenza della magistratura, dei mezzi d’informazione e la libertà   di espressione, nonchà© il trattamento di prigionieri politici, minoranze etniche e religiose e le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale.
La lotta contro la tortura e i maltrattamenti è considerata dalla Relazione una «priorità   assoluta» della politica dell’UE in materia di diritti umani, in particolare garantendo che gli Stati membri si astengano dall’accettare garanzie diplomatiche da Paesi terzi ove vi sia un rischio reale di tali pratiche. Mentre è deplorata «vivamente la mancanza di unità   e di cooperazione» alla Conferenza di revisione di Durban contro il razzismo, svoltasi a Ginevra nei giorni 20-24 aprile scorsi, soprattutto «alla luce dell’atteso rafforzamento della politica estera dell’UE nel quadro del nuovo Trattato».

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