Parigi, Europa – Testimonianze e riflessioni

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Predicare bene e razzolare male

Resiste e trova nuovi adepti il detto popolare che mette in guardia chi predica bene e razzola male, anche quando i pulpiti della modernità cambiano e diventano televisione e giornali.

La tragedia di Parigi ha dato fiato a dichiarazioni a non finire e non stupisce che, in tanta abbondanza, si infili anche quale passo falso.

È capitato a un noto predicatore televisivo del sabato sera che ci richiama, qualche volta anche simpaticamente, al rispetto della legalità, della solidarietà e di altre parole che terminano puntualmente con la ‘à’ accentuata.

Questa volta il nostro bravo predicatore, lasciati i riflettori televisivi, ha messo nero su bianco, sul suo giornale, alcune considerazioni sulle emozioni innescate dalle tragedie del terrorismo, in particolare dopo la strage di Parigi.

Lo ha scritto proprio il giorno in cui lo stesso quotidiano illustrava con un impressionate diagramma la distribuzione delle vittime del terrorismo, il 2,6% soltanto in Occidente, ricorrendo a un’illuminante distinzione tra gli eventi che “coinvolgono” e quelli che “sconvolgono”. E se tutti ci sconvolgono, solo quelli di casa nostra ci coinvolgono e poiché il nostro ritiene che Parigi sia casa nostra è normale che quanto accaduto, oltre che sconvolgerci, ci coinvolga, dando vita a emozioni più intense e, sembra di capire, anche più doverose.

Spiace per i massacri che avvengono lontano da casa nostra, come quelli di Boko Haram in Nigeria, o anche quelli più vicini come in Tunisia o in Egitto, ma tutt’altra cosa sarebbe Parigi, nel cuore del nostro beneamato Occidente. Come se l’Occidente, e Parigi, non fossero anch’essi nel nostro mondo, quello in cui viviamo e dove qualche disastro l’abbiamo provocato anche noi, per difendere i nostri interessi o fare girare la nostra industria delle armi.

Bisogna proprio rassegnarsi alla considerazione ironica di George Orwell, quando scriveva che “siamo tutti uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri”?

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