Open Data e Unione Europea: sfida e opportunità

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Identificare come sono stati impiegati i soldi dei contribuenti nelle pubbliche amministrazioni, combattere gli sprechi alimentari, essere informati quando l’aria che si respira nella propria città supera la soglia critica, cercare di tracciare l’attività di lobbying e influenza nelle istituzioni europee: questi sono solo alcuni degli esempi di creazione di valore di quelli che vengono chiamati “Open Data”.

Gli Open Data (dati aperti) sono dati liberamente consultabili, che andrebbero trattati come beni comuni. Essi possono essere utilizzati, riutilizzati, ridistribuiti e scambiati attraverso modalità che non prevedono una forma di controllo (come copyright e brevetti) e sono accessibili in formati (dataset) che usano internet come principale strumento di diffusione. Le tematiche trattate sono le più disparate: dati governativi, anagrafici, medici, cartografici, economici…

Il potenziale offerto da questi dati può creare innegabili vantaggi sociali ed economici, rappresenta uno strumento prezioso per accelerare e facilitare una nuova coscienza civica e una partecipazione più attiva del cittadino e del consumatore. La creazione e la fruizione di dati aperti rende possibile un’evoluzione del concetto di democrazia tramite lo studio di fonti di informazione eterogenee che analizzate in un contesto più ampio permettono di quantificare, correlare, tracciare e inevitabilmente anche di innovare socialmente.

I dati di tipo aperto fanno parte di quella più ampia disciplina detta di “Open Government” secondo la quale la pubblica amministrazione deve essere trasparente, aperta e collaborativa. Le spinte più incisive nella creazione  di questo nuovo paradigma sono state volute da Obama con la promulgazione della Direttiva sull’Open government nel dicembre del 2009 e tramite la creazione del sito data.gov che raccoglie in un unico portale tutte le informazioni in formato aperto disponibili dagli enti statunitensi.

A partire dal 16 novembre 2015, in occasione del European Data Forum 2015 in Lussemburgo, anche l’Unione Europea può vantarsi di fornire ai suoi cittadini l’European Open Data Portal: punto unico di accesso ai dati prodotti dalle istituzioni e da altri organi dell’Unione europea.

Si stima (secondo uno studio di Capgemini) che gli open data raccolti dal portale europeo creeranno un valore economico di circa 325 miliardi nel periodo 2016-2020. Per esempio un impiego efficace di questi dati potrebbe far risparmiare 629 milioni di ore di inutile attesa sulle strade dell’Europa e contribuire a ridurre i consumi energetici del 16%.

Sempre secondo questo studio, si stima che le amministrazioni pubbliche, nei paesi EU28+ (i 28 paesi dell’Ue più Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera) potranno risparmiare 1,7 miliardi di euro.

Ad oggi l’European Open Data Portal contiene una ricca miniera di dati, 240mila dataset referenziati e provenienti da 32 paesi, diventando così l’aggregatore ufficiale dei fornitori di open data del settore pubblico già presenti nei diversi paesi europei. La piattaforma è consultabile in Inglese, Francese e Tedesco. Tredici le categorie disponibili che vanno dalla giustizia, l’istruzione, la produzione e ricerca alla scienza o al trasporto.

La maggior parte dei dati forniti può essere riutilizzato gratuitamente sia per fini commerciali che non, a patto che venga citata la fonte.

Inoltre ogni organizzazione può contribuire ad arricchire il paniere di dati  condividendo il proprio dataset e caricandolo sul sito seguendo la procedura descritta.

Da segnalare la sezione “Training” dove è possibile seguire un corso di elearning gratuito sugli Open Data.

Approfondisci:

Scheda a cura di Maria Claudia Bodino (mariaclaudia.bodino@gmail.com)

@MMariaClaudiAA

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