OCSE: cresciute le disuguaglianze tra poveri e ricchi

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Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), negli ultimi 20 anni la disuguaglianza tra ricchi e poveri è cresciuta in oltre tre quarti dei suoi 30 Stati membri, soprattutto per l’impiego massiccio di manodopera non qualificata e per l’aumento dei nuclei monoparentali.
àˆ quanto emerge dall’ultimo Rapporto pubblicato dall’OCSE e che considera povero chi vive in un nucleo familiare che ha a disposizione un reddito inferiore al 50% del reddito medio. In Paesi come Canada, Finlandia, Germania, Italia, Norvegia e Stati Uniti, osserva l’OCSE, è aumentata anche la disparità   tra le classi medie e quelle più ricche, mentre nei Paesi con le maggiori disuguaglianze sociali è minore la mobilità   sociale, e anche in questo caso il Rapporto indica l’Italia oltre a Regno Unito e Stati Uniti.
Negli ultimi 20 anni sono migliorate mediamente le condizioni dei pensionati e invece peggiorate quelle di minori e giovani, che hanno il 25% in più di possibilità   di trovarsi in una situazione di povertà   rispetto alla media della popolazione.
Inoltre, nonostante i Paesi OCSE spendano oggi nelle politiche per la famiglia tre volte di più rispetto a due decenni fa, la probabilità   di trovarsi in situazione di povertà   per le famiglie monoparentali è tre volte maggiore rispetto al resto della popolazione, situazione grave ma che diventerebbe gravissima senza l’incremento registrato nella spesa sociale per le famiglie.
«Ignorare la crescente disuguaglianza non è un’opzione» ha dichiarato il segretario generale dell’OCSE, Angel Gurrà ­a, durante la presentazione del Rapporto, ma «provare a ricucire le differenze tra ricchi e poveri solo attraverso un aumento della spesa sociale è come curare i sintomi invece della malattia». Per ridurre la povertà  , secondo l’OCSE, è invece necessario migliorare i livelli di istruzione e formazione e favorire l’ingresso nel mercato del lavoro di coloro che ne sono rimasti finora esclusi.

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