Nuovi e antichi conflitti oltre il Mediterraneo: sale le tensione Iran-USA

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Non si allentano le tensioni che attraversano il Nord Africa e il Medio Oriente, moltiplicando in tal modo focolai di vecchi e nuovi conflitti.

Spirano infatti, in questi ultimi giorni, venti inquetanti di guerra provenienti dagli Stati Uniti e diretti sull’Iran, portando la tensione fra i due Paesi alle stelle. Con il sospetto che l’Iran stia preparando attacchi alle forze USA nella regione, Washington ha deciso l’invio in Medio Oriente, e più specificatamente nel Golfo Persico, di due navi da guerra cariche di cacciabombardieri, di veicoli anfibi e di elicotteri, nonché lo spiegamento del sistema di difesa aerea Patriot.

Le tensioni fra i due Paesi non sono recenti e, in particolare, affondano le loro radici nel lontano 1979, anno in cui le forze rivoluzionarie rovesciarono lo Shah, sostenuto dall’Occidente e instaurarono la Repubblica islamica. Da allora i rapporti fra Teheran e Washington sono sempre stati estremamente sensibili, spesso al bordo della rottura. Al centro di tali conflittuali rapporti spiccano in particolare il ruolo politico e egemonico dell’Iran nella regione nonché l’importanza e la destinazione delle sue ingenti risorse energetiche.

L’arrivo del Presidente Trump alla Casa Bianca ha segnato un ritorno spettacolare a  rapporti ostili, rompendo quella fragile parentesi apertasi, in particolare, sotto la Presidenza di Obama. Per cominciare, Trump ha deciso di uscire dall’accordo sul nucleare iraniano, accordo raggiunto nell’aprile 2015 non solo con gli Stati Uniti, ma anche con Francia, Regno Unito, Russia, Cina e Germania. L’ accordo raggiunto con grandi difficoltà prevedeva una significativa riduzione della capacità dell’Iran di arricchire l’uranio e quindi di costruire la bomba atomica, nonché la rimozione di alcune delle sanzioni imposte precedentemente all’economia iraniana.

Benché i controlli e i rapporti dell’ AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) abbiano sempre sottolineato il rispetto, da parte dell’Iran, dei termini dell’accordo, la decisione di Trump è stata irrevocabile, giustificata con parole molto severe, accompagnata da nuove e consistenti sanzioni economiche e basata essenzialmente sulla sfiducia e sull’accusa di “Stato che sostiene il terrorismo”.  E’ la stessa accusa che Trump ha formulato, all’inizio del mese di aprile anche nei confronti dei Pasdaran, il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie dell’Iran, iscritte ora nella lista nera degli Stati Uniti delle organizzazioni terroristiche. Una mossa rischiosa e pericolosa da parte di Washington, che ha portato i Pasdaran e l’Iran a reagire e a minacciare le forze USA : “in Asia occidentale perderanno pace e tranquillità”.

Se, da una parte la tensione sale da un punto di vista militare, dall’altra anche l’Accordo sul nucleare sembra vacillare. Vani sono stati infatti i numerosi tentativi di Francia, Germania e Unione Europea in particolare per convincere Trump a desistere dal suo progetto. In un contesto cosi’ teso, con sanzioni economiche sempre più pesanti e minacciose, l’Iran ha annunciato in questi giorni la sua intenzione di ritirarsi parzialmente dall’accordo, dichiarando di riprendere la produzione di uranio arricchito.

Un’intenzione che ha preoccupato l’Unione Europea, la quale, in una dichiarazione congiunta dell’Alto Rappresentante per la politica estera Federica Mogherini e dei Ministri degli esteri di Francia, Germania e Regno Unito ha invitato l’Iran a rispettare “pienamente i suoi impegni e a astenersi da qualsiasi passo di escalation”.  Un invito doveroso, ma che avrebbe dovuto segnare con più chiarezza una maggiore presa di distanza dell’Europa dalla pericolosa e destabilizzante politica di Trump in Medio Oriente.

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