Nicușor Dan nuovo presidente della Romania: una vittoria per l’Europa

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Domenica 18 maggio 2025, oltre 11,6 milioni di rumeni sono tornati alle urne per eleggere il presidente della Repubblica per i prossimi cinque anni. Il risultato finale ha sancito la vittoria di Nicușor Dan, sindaco di Bucarest e candidato indipendente, che ha ottenuto il 53,6% dei voti contro il 46,4% di George Simion, leader sovranista che aveva invece dominato nel primo turno. La differenza tra i due sfidanti è stata di circa 830 mila voti, un margine significativo che segna un ribaltamento rispetto alla precedente tornata elettorale.

Sul territorio nazionale, Nicușor Dan ha raccolto il consenso di oltre 5,4 milioni di elettori, pari al 55,16%, vincendo con ampio margine in tutti i sei distretti di Bucarest, dove hanno votato più di un milione di persone. All’estero, invece, George Simion ha prevalso con il 55,86%, in particolare nei Paesi dell’Europa occidentale come Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Spagna. Tuttavia, nonostante questo predominio nella diaspora, i voti esteri non sono stati sufficienti a ribaltare il risultato complessivo. Nicușor Dan si è distinto in altri continenti, ottenendo percentuali altissime in Paesi come il Turkmenistan, Uzbekistan, Vietnam, Corea del Sud e Giappone, persino il 100% dei voti nel primo di questi, anche se con pochi votanti.

La partecipazione al voto è stata del 64,72%, la più alta degli ultimi trent’anni, un segnale importante di mobilitazione civica che non si vedeva dai tempi della caduta del regime comunista.

Cosa succede ora? I prossimi passi

Con la vittoria, la Romania entra in una fase di transizione istituzionale. I risultati devono essere convalidati dalla Corte Costituzionale, che valuta la regolarità del processo elettorale e decide su eventuali ricorsi. Solo dopo questo passaggio si potrà procedere alla cerimonia di giuramento, momento solenne in cui Nicușor Dan presterà giuramento davanti al Parlamento, impegnandosi a difendere la Costituzione, i diritti dei cittadini e l’unità nazionale.

Da quel momento il presidente assumerà ufficialmente la carica e si insedierà a Palazzo Cotroceni, la residenza ufficiale della Presidenza. Tra le prime responsabilità ci sarà la nomina del candidato premier (il papabile è l’ex presidente ad interim, Ilie Bolojan) e la formazione di un nuovo governo, che dovrà poi ottenere la fiducia del Parlamento.

Trattative e futuro politico

Le trattative per formare il nuovo governo sono già in corso, ma la situazione non è semplice. Il Partito Social Democratico (PSD) appare diviso e per ora preferisce restare all’opposizione, anche se alcuni esponenti vorrebbero partecipare all’esecutivo. I partiti pro-europei PNL, USR e UDMR, invece, spingono per un governo stabile che possa affrontare le difficili sfide economiche del Paese, tra cui un deficit in crescita e la necessità di riforme urgenti.

Se il PSD non entrerà a far parte della maggioranza, l’alleanza dei partiti pro-europei rischia di non avere i numeri necessari per governare in modo saldo, ma è pronta a negoziare e a lavorare per garantire stabilità.

Reazioni e umori

A Bucarest, migliaia di persone hanno festeggiato la vittoria di Nicușor Dan sventolando bandiere nazionali e dell’UE, vedendo in questa vittoria un segnale di cambiamento e una sconfitta per i sovranisti. Anche a livello internazionale sono arrivate congratulazioni, come quella della premier italiana Giorgia Meloni, che aveva appoggiato Simion, ma ha subito riconosciuto il risultato, esprimendo la volontà di collaborazione con la Romania.

Non sono però mancate le reazioni controverse, soprattutto tra la diaspora. Su TikTok, diversi rumeni all’estero hanno protestato in modo simbolico tagliandosi i passaporti o le carte d’identità, una forma di dissenso che ha suscitato scalpore e ha diviso l’opinione pubblica.

Un messaggio di speranza

Nel suo discorso di ringraziamento, Nicușor Dan ha voluto sottolineare il valore della vittoria collettiva e l’impegno per il futuro della Romania, dichiarando:

«La vittoria è di tutti coloro che hanno creduto nel cambiamento. Ora è il momento di unire la società civile e tutti i nuovi attori politici per costruire insieme un domani migliore per la nostra patria.»

Simion contesta il voto: la parola passa nuovamente alla Corte Costituzionale

Il risultato delle elezioni non ha messo tutti d’accordo. George Simion, arrivato secondo al ballottaggio, ha annunciato di aver presentato alla Corte Costituzionale una richiesta formale per annullare il voto. La comunicazione è arrivata via mail nella tarda serata del 20 maggio e contiene accuse pesanti: secondo Simion, il secondo turno sarebbe stato viziato da irregolarità gravi, a partire da presunti casi di voto comprato (soprattutto in Moldavia) dove, a suo dire, sarebbero stati spesi 100 milioni di euro per influenzare la volontà degli elettori romeni residenti all’estero. Ha inoltre parlato di un presunto uso di risorse amministrative straniere, voti provenienti da persone decedute e manipolazioni sui social network per orientare l’opinione pubblica. In questo contesto ha anche citato le dichiarazioni di Pavel Durov, fondatore di Telegram, secondo cui il governo francese avrebbe agito per censurare determinati contenuti durante il periodo elettorale.

La Corte Costituzionale si riunirà giovedì 22 maggio alle ore 10:00 per esaminare il ricorso. In base alla legge, ha tempo fino a mezzogiorno per decidere se annullare le elezioni oppure confermarne la validità. In caso di respingimento, è prevista subito dopo, alle ore 12:00, una seduta solenne per la proclamazione ufficiale del nuovo presidente.

Al momento, non è possibile prevedere con certezza quale sarà la decisione della Corte, anche se molti analisti sottolineano che il margine di vittoria di Nicușor Dan, oltre 800.000 voti, e l’assenza di prove concrete su un’eventuale frode organizzata rendono improbabile un ribaltamento. Tuttavia, la scelta di Simion di procedere per vie legali mostra la sua volontà di continuare a presidiare il dibattito politico e infiammare i suoi sostenitori. La giornata di giovedì si preannuncia quindi decisiva non solo per la convalida del nuovo capo dello Stato, ma anche per il clima politico che accompagnerà l’inizio del suo mandato.

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