Mentre a Roma si discute…

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Narra Tito Livio nelle sue “Storie” che “mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata”. L’episodio si riferisce alla seconda guerra punica, durante la quale la città spagnola assediata di Sagunto viene espugnata da Annibale mentre a Roma si discute sul da farsi.

Accadeva oltre 2300 anni fa, ma quella vicenda potrebbe essere evocata nell’attuale congiuntura politica italiana nella quale a Roma si discute se sia possibile formare un governo o se non convenga tornare alle elezioni, con poche speranze di un chiarimento prima dell’estate.

Intanto altrove il mondo non aspetta e non aspetta nemmeno l’Unione Europea, pure così abituata a tergiversare, quando in ballo sono gli interessi di Paesi come la Germania e la Francia, insieme intenzionati ad espugnare Bruxelles e le Istituzioni comunitarie.

Vuole il destino, cinico e baro, che dopo avere a lungo atteso per sei mesi la formazione del governo di Angela Merkel, adesso la coppia franco-tedesca abbia deciso di accelerare nel processo di integrazione comunitaria, poco importa – anzi, meglio così – se la politica italiana è in mezzo al guado e quella spagnola prigioniera del rompicapo catalano.

Di qui al Consiglio europeo di fine giugno ferveranno i preparativi della “road map” che dovrebbe portare a un rafforzamento economico e politico dell’eurozona, in coincidenza con l’avvio del negoziato per il “quadro finanziario 2012-2027” e alla vigilia dell’uscita della Gran Bretagna dall’UE e  delle elezioni europee della primavera 2019, dalla quale dipenderanno anche le nuove nomine, nella seconda metà dell’anno, dei massimi responsabili delle Istituzioni europee per i prossimi cinque anni.

E’ superfluo osservare che difficilmente un governo dimissionario come quello di Gentiloni può affrontare con autorevolezza temi come questi, non proprio di ordinaria amministrazione; una difficoltà che avrebbe comunque anche un nuovo governo appena insediato, tanto più se fosse tentato da una rottura con la tradizionale linea filo-europea dell’Italia.

Proprio a questo proposito molti sono gli interrogativi che si pongono a Bruxelles sul futuro “europeo” dell’Italia, anche se sono stati progressivamente smorzati, già in campagna elettorale, i toni aggressivi verso l’UE della Lega e quelli piuttosto confusi dei Cinque stelle.

Nel frattempo Bruxelles sta sorvegliano l’andamento dei conti pubblici dell’Italia, come testimonia il recente intervento di Eurostat, l’Ufficio statistico UE, che ha rilevato una variazione in negativo del deficit e del debito consolidato italiano, a seguito dei costi sostenuti per i salvataggi bancari. E’ solo un antipasto di quello che potrebbe diventare un menù molto indigesto nel caso venisse avviata una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia in assenza di una possibile manovra finanziaria correttiva, oggi in sospeso.

Tutto sommato una vicenda minore rispetto al rischio per l’Italia di venire tagliata fuori dalle nuove dinamiche in corso che potrebbero condurre a un’Europa a più velocità nella quale il nostro Paese, in queste condizioni politiche, finirebbe per contare poco.

Non è un caso che nel suo primo giro di consultazioni per la formazione del nuovo governo il Presidente Sergio Mattarella abbia ricordato a tutti che l’Italia dovrà rispettare i patti internazionali, a cominciare da quelli sottoscritti nell’Unione Europea.

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