Ma la guerra non va in vacanza

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Non ci sono più parole per descrivere gli orrori che i bombardamenti su Gaza stanno provocando. Ma non ci sono nemmeno più parole che permettano di capire il perché di un tale genocidio, ritenuto da Israele unico strumento  possibile per garantire la sua sicurezza, il suo esistere,  il suo futuro. In questi primi giorni di agosto, dopo tre settimane di guerra e più di un migliaio di morti,  in particolare donne e bambini, si tenta, con il freddo contributo dell’Egitto e per ora senza successo, di negoziare una tregua, una breve tregua di 72 ore, che dovrebbe comportare anche un inizio di negoziato fra Israele e Hamas. Su quali basi e per quali prospettive, dopo i ripetuti rifiuti di Israele di dare una chance alla pace con il Presidente moderato Mahmud Abbas, è difficile dire. Ma una cosa è certa: non c’è più spazio per capire le ragioni di una tale violenza e deve alzarsi con forza la condanna della comunità internazionale nei confronti di una guerra ad oltranza che sembra avere come unico scopo quello di distruggere completamente Gaza e i suoi 2 milioni di abitanti.

In proposito, ci sembra importante riprendere qui di seguito alcuni passi di una lettera che lo storico israeliano Ilan Pappe ha scritto “Alla famiglia della millesima vittima del massacro”.

“Carissimi, non so ancora chi fosse il vostro caro. Avrebbe potuto essere un bimbo di pochi mesi, o un giovane, un nonno o uno dei vostri figli o genitori. Ho sentito parlare della morte del vostro caro e so bene che l’uccisione del vostro amato, così come la trasformazione dei quartieri di Gaza in macerie e l’allontanamento di 150.000 persone dalle loro case, è parte di una strategia israeliana ben calcolata: questa carneficina distruggerà l’impulso dei palestinesi di Gaza a resistere alle politiche israeliane.
Sul giornali del 25 luglio ho letto che il noto storico Benny Morris ritiene che quando abbiamo prodotto a Gaza non sia ancora abbastanza. Egli esige molta più distruzione di massa in futuro.

Deserto inumano.
Siamo nel 2014 e la distruzione di Gaza è ben documentata. Questo non è 1948, quando i palestinesi hanno dovuto faticare non poco per raccontare la loro storia di orrore; molti dei crimini commessi allora dai sionisti sono stati nascosti e non sono mai venuti alla luce, anche fino ad oggi. Così il mio primo e semplice impegno e promessa che vi faccio è quello di registrare, informare e insistere sulla verità. (…)

Impegno per  il boicottaggio

Ma sicuramente questo non è sufficiente, Mi impegno a continuare lo sforzo di boicottare uno Stato che commette tali crimini (…).

Macello

Prego e spero che in questo momento, guardando alle rovine di Shujaiya, Deir al –Balah e Gaza City e a ciò che il mio Paese ha prodotto con aerei da guerra israeliani, carri armati e artiglieria, voi non perdiate la speranza nell’umanità . Questa umanità comprende anche i cittadini di Israele non ancora nati, che forse saranno in grado di sfuggire a una macchina di indottrinamento sionista che insegna loro, dalla culla alla tomba, a disumanizzare i palestinesi (…).

Possa la vostra persona amata riposare in pace sapendo che la sua morte non è stata vana – e non perché sarà vendicata. Non abbiamo bisogno di ulteriori spargimenti di sangue. Credo ancora ci sia un modo per portare i sistemi malvagi verso la loro fine con la forza della giustizia.

Giustizia significa anche portare in tribunale gli assassini che hanno ucciso la vostra persona amata e tanti altri, come anche perseguire i criminali di guerra di Israele nei tribunali internazionali. E’ un modo più lungo e, a volte, anch’io sento l’impulso di far parte di quelli che utilizzano la forza bruta per mettere fine alla disumanità. Ma mi impegno a lavorare per la giustizia, la piena giustizia. Questo è quello che posso promettere : lavorare per evitare la prossima fase della pulizia etnica della Palestina e il genocidio dei Palestinesi a Gaza.”

Il testo della lettera è stato ripreso dalla newsletter di Pax Christi “ Bocchescucite” dell’ 1 Agosto 2014. Ilan Pappe è uno storico  israeliano, professore nel Dipartimento di Storia dell’Università di Exeter (Regno Unito). Nel 1992 ha fondato l’Istituto per la Pace a Givat Haviva (Israele).  Fra i suoi libri più famosi , si possono citare “La pulizia etnica della Palestina”,  “Storia della Palestina moderna”, “Israele-Palestina. La retorica della coesistenza”.

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