Le tante paci di Donald Trump, nel suo interesse

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In uno dei periodi più bui della nostra storia contemporanea, dove due guerre alle porte dell’Europa non trovano soluzione e diventano sempre più violente e disumane, il Presidente degli Stati Uniti sgomita con la sua solita tracotanza per trovare una qualsiasi via d’uscita ai conflitti e raggiungere il tanto desiderato “Premio Nobel per la pace”. 

Senza dilungarci sulle sue divaganti e inquietanti strategie diplomatiche usate sia nella guerra in Ucraina che in quella in Medio Oriente, dove è in corso a Gaza lo sterminio di un popolo, Donald Trump ha recentemente ricordato il ruolo degli Stati Uniti (vale a dire il suo personale) nel raggiungere un imprevedibile cessate il fuoco in altri conflitti in corso sulla Terra. 

E’ il caso, ad esempio, dell’ improvviso accordo di pace fra Azerbaijan e Armenia siglato a Washington l’8 agosto scorso a proposito del conflitto nel Nagorno Karabakh. L’accordo segna la fine di un conflitto che durava dalla fine degli anni 80, vale a dire dalla caduta dell’ex Unione Sovietica e ha avuto i suoi momenti più drammatici nell’ultima guerra del 2023, con il recupero totale e il controllo dell’enclave armena da parte di Baku, causando migliaia di sfollati verso l’Armenia. I due Paesi avevano già iniziato, in modo bilaterale, indipendentemente da Trump, colloqui due anni fa, con l’obiettivo di giungere alla firma di un Trattato di pace per porre definitivamente fine al conflitto. 

E’ in questo contesto che Trump ha deciso di sfruttare la situazione regionale, segnata soprattutto dall’assenza della Russia e dalla debolezza dell’Iran e di inserirsi nel Caucaso del Sud, favorendo, a proprio vantaggio la precipitosa firma dell’accordo. Nodo di tale accordo sarà la costruzione di un corridoio, battezzato “Corridoio Trump per la Pace Internazionale e la Prosperità” (TRIPP) che collegherà l’Azerbaijan alla sua regione di Nakhichevan, attraversando l’Armenia. Gli USA costruiranno ferrovie, oleodotti, gasdotti e reti digitali per 99 anni, aprendo in tal modo nuove rotte strategiche verso l’Asia centrale.

Altra pace rivendicata da Trump è quella fra la Repubblica democratica del Congo e il Ruanda. E’ un conflitto che dura da anni, ma si è intensificato da un anno a questa parte da quando il gruppo ribelle congolese M23, sostenuto dal Ruanda, ha occupato una regione ricca di minerali preziosi, il Nord Kivu. Nel mese di giugno scorso un accordo di pace è stato firmato a Washington con l’obiettivo di mettere fine a decenni di guerra fra i due Paesi. Salutato da Trump come un “trionfo per la causa della pace”, l’accordo assicura tuttavia agli Stati Uniti “una larga parte dei diritti minerari della Repubblica democratica del Congo”.  Da segnalare in ogni caso che i tentativi di porre fine al conflitto in Congo sono stati numerosi e non hanno mai portato, purtroppo, alla pace. La guerra continua.

Si potrebbe continuare a raccontare le pretese “paci” di Trump ottenute o ancora in cantiere : da quella fra India e Pakistan, due potenze nucleari, alle tensioni fra Egitto e Etiopia riguardo una diga sul Nilo e l’approvvigionamento idrico dei due Paesi ; dal conflitto alla frontiera fra Tailandia e Cambogia, spentosi in meno di una settimana sotto pressione e minacce di ulteriori dazi doganali da parte americana ad un presunto conflitto fra Serbia e Kossovo, fermato, ha dichiarato Trump, quasi all’ultimo momento.

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