
Stiamo certamente vivendo un inizio di terzo millennio carico di pericolose turbolenze, di conflitti nel mondo e di due sanguinose e insolubili guerre alle frontiere dell’Europa. In questo contesto geopolitico in costante deterioramento, crescono sempre più la minaccia nucleare e la corsa agli armamenti nucleari, rendendo sempre più fragile quell’umana convinzione, nata dopo Hiroshima, che un tale dramma non “sarebbe mai più successo”.
Ma la storia sembra seguire altri percorsi, rendendo sempre più minaccioso il rischio di un conflitto nucleare. Guardando ad esempio l’ultimo rapporto 2024 del SIPRI (Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace) di Stoccolma sulle forze nucleari mondiali, ci si rende conto che, dalla fine della guerra fredda, nove Paesi continuano a schierare più di 12.500 testate nucleari, di cui più di 3.000 sono dispiegate, cioè, equipaggiate su missili, aerei e missili balistici, in stato di massima allerta operativa e in grado di colpire in brevissimo tempo.
Quasi tutte queste testate dispiegate appartengono alla Russia o agli Stati Uniti, anche se il SIPRI, per la prima volta, ritiene che anche la Cina abbia alcune testate in stato di allerta operativa elevata.
Nove Paesi, Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Corea del Nord e Israele (anche se quest’ultimo non ha mai ammesso pubblicamente di possederne) detengono quindi l’arma nucleare. Russia e Stati Uniti, insieme, possiedono quasi il 90% di tutte le armi nucleari anche se la tendenza, “in tutti i nove Paesi è una spinta significativa ad aumentare le forze di deterrenza”.
La Cina, in particolare, sta espandendo il suo arsenale nucleare ad un ritmo molto elevato, tanto da prevedere la possibilità che Pechino possa schierare, entro la fine del decennio, lo stesso numero di missili balistici intercontinentali della Russia o degli Stati Uniti.
Non sono mancati tuttavia, a partire dal 1946, i tentativi di definire Trattati e accordi internazionali per instaurare un regime di disarmo nucleare, regime che, purtroppo si sta a poco a poco sgretolando. È il pericolo che sta correndo in particolare il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (NPT), entrato in vigore nel 1970 per una durata indeterminata. Strumento cruciale per regolare le problematiche legate all’energia nucleare e alla sicurezza globale, il Trattato è regolarmente oggetto di riesame e di valutazione sul rispetto degli obiettivi, ma anche oggetto, in questi ultimi anni, di forti tensioni, disaccordi e veti incrociati da parte, in particolare, delle principali potenze nucleari, indebolendo in tal modo tutta la portata del Trattato stesso.
Altro Trattato che segnò una tappa importante nella storia del controllo degli armamenti nucleari è stato quello sull’eliminazione dei missili nucleari a raggio intermedio (INF), siglato nel 1987 tra l’allora Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Un Trattato ricordato come il Trattato sugli “euromissili”, unico accordo vincolante fra le due potenze volto a garantire un equilibrio tra i due maggiori arsenali nucleari. Gli Stati Uniti, sotto la presidenza Trump, si sono ritirati da questo Accordo nel 2018, seguiti dalla Russia l’anno seguente. Con la guerra tuttora in corso tra Russia e Ucraina, con le ripetute minacce nucleari da parte della Russia, l’ultimo Vertice NATO del luglio scorso ha deciso di schierare nuovamente in Germania quei missili inizialmente proibiti dal Trattati INF. Una decisione che desta inquietudine non solo sulla possibilità di una soluzione pacifica del conflitto in un prossimo futuro ma anche per l’inasprimento della deterrenza nucleare in Europa.
Rimangono il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), entrato in vigore nel 2021, ma non ancora firmato da nessuno dei Paesi nucleari e da molti dei loro alleati, compresa l’Italia e il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari del 1996, non ancora entrato in vigore per la mancanza di ratifica da parte di Paesi quali la Russia, la Cina o gli Stati Uniti. A livello bilaterale, solo il Trattato New Start potrebbe contribuire a limitare gli arsenali americani e russi, ma sia Washington che Mosca hanno deciso di sospenderne l’implementazione con l’avvicinarsi del 2026, anno di scadenza del Trattato stesso.
Viviamo così in un mondo sempre più armato e sempre più in corsa verso le armi nucleari, senza che un Trattato vincolante possa fare da scudo a quella che non potrebbe essere altro che una nuova catastrofe.