La diplomazia del ricatto di Donald Trump

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Sono entrate in vigore martedì 7 agosto le nuove sanzioni economiche volute da Trump nei confronti dell’Iran dopo l’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo sul nucleare.  Firmato nel 2015 dopo anni di lunghi negoziati da Stati Uniti, Francia, Germania, Gran Bretagna, Cina e Russia, l’accordo è stato violentemente criticato dal Presidente Trump che, nel suo gergo diplomatico l’ha definito “orribile e stupido”.  Le critiche vertono in particolare sulla breve durata dell’accordo (10 anni), sulla non copertura del programma balistico militare e sulla mancanza di impegni definiti per quanto riguarda il ruolo dell’Iran sullo scacchiere mediorientale.

Critiche che, in parte, avrebbero potuto costituire oggetto di ulteriori negoziati, in  particolare allargando i limiti dell’accordo attuale e garantendo l’apertura di rispettosi canali diplomatici di dialogo. Ma il Presidente Trump, nella sua minacciosa e pericolosa politica estera, ha preferito, fin dall’inizio, usare armi pesanti per costringere l’Iran al rispetto degli impegni nucleari presi. Anche se, nelle motivazioni espresse dal Presidente americano e dal Segretatrio di Stato Pompeo ricorrono concetti di altra natura, in particolare l’attenzione al malcontento politico, economico e sociale della popolazione, sempre più in fermento nelle manifestazioni contro il regime e con la conseguenza di indebolire ulteriormente il Presidente moderato Rohani. Le nuove e dolorose sanzioni volute da Trump avranno, da questo punto di vista, ricadute economiche importanti, già visibili sull’andamento dell’inflazione, sull’aumento di prezzi per i beni di consumo e sul fallimento di banche a danno dei risparmiatori.

Le sanzioni americane riguardano in particolare le transazioni commerciali e finanziarie, le importazioni di alcune materie prime nonché gli acquisti nel settore automobilistico e dell’aviazione commerciale. Il grosso delle sanzioni entrerà tuttavia in vigore il prossimo novembre con  la riadozione, in particolare, delle sanzioni contro le importazioni di petrolio iraniano. In proposito gli Stati Uniti hanno messo in guardia tutti i Paesi, in particolare europei, dal non rispetto della decisione statunitense, con il rischio di incorrere in altrettante pesanti sanzioni economiche.

L’Unione Europea sta cercando strumenti adeguati per aggirare o attutire le sanzioni americane, le quali, oltre ad indebolire l’Iran, avranno conseguenze anche sulle economie e sulle imprese europee. Ad oggi, purtroppo, e malgrado la decisione di mantenere in vita l’accordo sul nucleare, l’Europa non sembra possedere gli strumenti politici ed economici adeguati e necessari per far fronte alla situazione. Si stima infatti che, a causa delle sanzioni, le esportazioni petrolifere dell’Iran potrebbero diminuire dei due terzi entro la fine dell’anno, con il rischio di destabilizzare e squilibrare l’intero mercato petrolifero regionale e le industrie ad esso collegate.

Visto nel contesto mediorientale, le sanzioni economiche di Trump hanno risvolti politici molto sensibili. In primo luogo l’indebolimento dell’attuale Presidenza moderata di Rohani andrà a favore di un rafforzamento delle fazioni più conservatrici e vicine alla Guida suprema ; indebolire economicamente e politicamente l’Iran, mirando, a termine, un cambiamento di regime, significa un  ulteriore sostegno alla politica di Israele e al ruolo dell’Arabia Saudita nella regione. Senza dimenticare, infine, che l’Iran è un attore importante per la stabilità in Medio Oriente, in particolare in Siria, ed è un interlocutore privilegiato della Russia nella ricerca di una soluzione al conflitto siriano.

E’ una diplomazia pericolosa, anche perché l’Iran, in questa nuova guerra di Trump,  minaccia la ripresa del suo programma nucleare, con tutti i rischi che ciò comporta. Ma tant’è, queste sono le armi rozze degli Stati Uniti di oggi, armi che non smettono di disorientare : infatti, a due giorni dall’entrata in vigore delle sanzioni, il Presidente Trump ha “offerto la sua disponibilità” ad incontrare i leader iraniani, “in qualunque momento e senza precondizioni”. La rozza ed inaccettabile diplomazia del bastone e della carota.

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