Italia – Libia, il muro del Memorandum

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Era il 2 febbraio 2017 quando venne firmato quel “Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica italiana”. Un Memorandum che, al di là di un lungo e impegnativo titolo, affidava ad un Governo libico “di riconciliazione nazionale”, impegnato in una guerra civile, non riconosciuto da una parte del Paese e in preda a violenze tribali, il compito di sorvegliare il Mediterraneo e le frontiere delle migrazioni. Un compito che si inserisce in un complesso sistema di politiche di protezione delle nostre frontiere affidata ai paesi di origine e transito dei flussi migratori.

Firmato dall’Italia, con il sostegno economico e la collaborazione dell’Unione Europea e degli Stati membri, l’accordo prevede una durata di tre anni e rinnovo automatico. Se non verranno prese dal Governo italiano disposizioni di revoca, l’accordo verrà rinnovato per la seconda volta per altri tre anni, a partire dal 2 febbraio prossimo. 

In concreto, l’accordo prevede, in particolare, il sostegno alla Guardia costiera libica attraverso fondi,  fornitura di strumenti e motovedette, l’istituzione di un centro di coordinamento marittimo e di addestramento. Si tratta tuttavia di un accordo che scrive una delle pagine più buie della nostra recente storia dell’immigrazione, perché la realtà nascosta dietro quel lungo titolo sopra citato è ben diversa. 

Con l’uso di fondi pubblici italiani ed europei, quel Memorandum ha generato una macchina micidiale di respingimenti di uomini, donne e bambini, di detenzioni in situazioni drammatiche, umilianti, violente e degradanti che si consumano in quei “centri di accoglienza” libici che calpestano indisturbati anche i più elementari diritti  dei migranti.

Le cifre di questa catastrofe umana che si rinnova sotto i nostri occhi giorno dopo giorno, sono  drammaticamente eloquenti: in cinque anni, secondo le stime elaborate dall’ONU, circa 100.000 persone sono state intercettate in mare dalla Guardia costiera libica, riportate a forza in Libia e nei “centri di accoglienza”, persone senza tutele e con la vita costantemente a rischio. Senza contare le vittime di naufragi e i dispersi che il Mediterraneo inghiotte costantemente : solo per i primi 10 mesi del 2022 essi sono più di 1.400. 

Eppure questo Memorandum continua ad ignorare che al di là del Mediterraneo si stanno consumando violenze e tragedie  umane e continua a considerare la Libia un “porto sicuro” verso il quale si possono respingere persone in cerca di protezione.

Malgrado la drammaticità di una tale situazione, Italia e Unione Europea non danno segni di particolare inquietudine. Il Memorandum rimarrà in vigore per altri tre anni e si ergerà come un ennesimo muro alle frontiere meridionali dell’Europa. E questo malgrado le proteste di molte organizzazioni non governative che da tempo chiedono all’Europa di riconoscere le proprie responsabilità e al Governo italiano di non rinnovare gli accordi con la Libia.

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