Il sogno di pace per “due popoli, due Stati”, Israele e Palestina

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Se prima del 7 ottobre 2023 la storica ed irrisolta situazione del conflitto in Medio Oriente scivolava nell’illusione che la soluzione a due Stati, quello ebraico e quello palestinese,  fosse diventato un impossibile strumento di pace, dopo gli orrori della guerra a Gaza, tale soluzione politica riaffiora nelle proposte della comunità internazionale.

A livello europeo, malgrado la diversità di posizione dei Paesi membri, fanno riflettere le recenti critiche della Germania nei confronti della guerra di Israele a Gaza, nonché le posizioni  del presidente francese Macron che hanno rimesso sotto i riflettori della diplomazia internazionale l’obiettivo “due popoli, due Stati”. Visto come vanno le cose sul terreno di guerra dopo  il 7 ottobre, come l’ininterrotta opposizione di Israele al riguardo abbia sbarrato la strada a tale obiettivo e come sia evoluta la geopolitica regionale e globale, non si intravedono realistici  margini di manovra per riaprire un simile percorso.

Vale la pena, tuttavia, ripercorrere qui di seguito alcune tappe della lunga strada già fatta da questa proposta politica, proposta che affonda le sue radici già nel 1947 con la risoluzione dell’ONU che divideva la Palestina in due Stati : uno ebraico e l’altro arabo-palestinese. Nel novembre 1988, il Presidente dell’OLP (Organizzazione di Liberazione della Palestina) Yasser Arafat, dichiarava l’indipendenza della Palestina, segnando un momento di rilevante e simbolica importanza se si pensa che in quel periodo, i palestinesi non avevano nessun controllo sui Territori occupati, controllo che avrebbero parzialmente ottenuto solo dopo gli accordi di Oslo  del 1993.

E’ sulla spinta di quella dichiarazione che, una novantina di Paesi, riuniti nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, riconobbe ai palestinesi il diritto di avere un proprio Stato. Nel 2012 l’Assemblea generale dell’ONU ha inoltre conferito alla Palestina lo statuto di Stato osservatore non membro, permettendo in tal modo di utilizzare ufficialmente il nome “Stato di Palestina” per tutti gli obiettivi politici di pertinenza.

Da allora, il riconoscimento della Palestina ha fatto passi avanti ; ad oggi sono 147 su 193 i paesi che la riconoscono ufficialmente, anche se mancano ancora nella lista molti Paesi del Vecchio Continente, fra i quali Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito e oltre Atlantico, Canada e Stati Uniti. 

Al di là della praticabilità politica oggi dei due Stati, il riconoscimento della Palestina ha segnato il diritto di un popolo ad avere  uno Stato, di rispondere alle aspirazioni di questo popolo e di riconoscere che il diritto internazionale va rispettato. Senza dimenticare che, sul versante istituzionale, il punto di potere in seno all’ONU, dove al Consiglio di Sicurezza è previsto il diritto di veto per i suoi  cinque membri permanenti, diritto di cui gli Stati Uniti hanno quasi sempre fatto uso nei confronti delle risoluzioni riguardanti la Palestina. 

Il prossimo appuntamento ora è fissato al 17 giugno prossimo, dove si terrà all’ONU una Conferenza internazionale copresieduta dalla Francia e dall’Arabia saudita. All’ordine del giorno “misure concrete ed irreversibili “ per un futuro Stato palestinese.

 Ma oggi la questione urgente resta  il cessate il fuoco, senza il quale ogni futuro di pace e di prospettive future non può approdare che in un circolo vizioso di guerra e di violenza. E’ urgente quindi offrire spazi di riflessione su ogni forma possibile di rispettosa e sostenibile coesistenza fra i due popoli.

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