Il monitoraggio dell’opinione pubblica ai tempi del COVID-19

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La pandemia COVID-19 avrà implicazioni significative sulla percezione e sulle aspettative nei confronti dell’UE

L’Unità di monitoraggio dell’opinione pubblica della DG Comunicazione del Parlamento europeo sta analizzando l’impatto della pandemia COVID-19 sull’opinione pubblica all’interno e all’esterno dell’Unione Europea. Questa crisi e le misure adottate a tutti i livelli per contenerla avranno, infatti, implicazioni significative sulla percezione e sulle aspettative dei cittadini nei confronti dell’UE.

Un articolo pubblicato dal quotidiano belga Le Soir ha messo in luce come avere una vittima nella propria cerchia di conoscenti preoccupi altrettanto che essere infettati. La crisi economica inquieta soprattutto laddove vi sono meno morti. Una ricerca condotta da YouGov sui cittadini di nove paesi (Belgio, Francia, Germania, Italia, Polonia, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti e Svizzera) ha evidenziato l’importanza dei contesti politici e culturali per spiegare le preoccupazioni. 

Più della metà dei rispondenti è innanzitutto preoccupata di vedere morire un membro della propria famiglia o dei propri conoscenti. Tuttavia, vi sono forti disparità nel momento in cui si analizzano le cifre paese per paese: sono i Paesi meno toccati dal virus ad avere tendenza a essere meno inquieti rispetto al tema della sanità. Meno di un terzo degli svizzeri e poco più dei tedeschi temono di prendere un caro a causa della pandemia; tale indicatore sale, invece, al 63% per i britannici, al 67% per gli spagnoli e al 71% per i francesi.

La sociologa belga Muriel Sacco ha sottolineato come, nello specifico, in Germania la fiducia verso le istituzioni è alta e vi è un primato dell’economia su ogni altro aspetto. Per ciò che concerne la Polonia, bisogna considerare due elementi: le politiche ultraliberali promosse da Diritto e Giustizia (PiS), il partito saldamente al governo del Paese, e il discorso nazionalista che caratterizza il dibattito polacco. In Italia e Spagna, invece, la famiglia e le relazioni intergenerazionali prevalgono nella quotidianità. Ancora, un terzo degli intervistati ha dichiarato di essere preoccupato da una possibile perdita di reddito a causa della pandemia. Questo numero sale sino a uno su due in quegli Stati laddove il lavoro è più precario, come Polonia, Spagna e Stati Uniti.

Il 1° aprile 2020, inoltre, è stato pubblicato un sondaggio IPSOS secondo il quale in 13 dei 15 paesi presi in esame la maggioranza del campione ha dichiarato di provare timore verso coloro i quali sono deboli e vulnerabili. Questo dato tocca il 70% in Brasile, scende al 66% in Spagna e Regno Unito, al 61% in Messico e al 60% in Canada, Francia e Italia, mentre si attesta al 30% in Cina e al 23% in Giappone.

In un’altra ricerca svolta su 14 Stati, la stessa IPSOS ha messo in luce come il 51% delle persone dica che vi sia una profonda minaccia al loro lavoro o alla loro attività economica dallo scoppio del Coronavirus. Rispetto ai risultati registrati due settimane prima, i dati ottenuti dal 19 al 21 marzo sono aumentati di 20 punti nel Regno Unito, 16 in Canada, 14 in Australia, 12 in Francia e 10 negli Stati Uniti.

Per quanto concerne la questione della fiducia verso categorie specifiche di persone, uno studio condotto dal 6 al 10 marzo 2020 in dieci paesi ha evidenziato come gli scienziati e i medici godano di ampia fiducia, così come l’Organizzazione mondiale della sanità e i Centri di controllo e prevenzione delle malattie. Al contrario, i governanti e i giornalisti si trovano nella parte bassa della classifica, con dati inferiori al 50%.

Per approfondire: il documento sul monitoraggio dell’opinione pubblica del 3 aprile 2020

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