Gli inaccettabili 28 punti di una minaccia di pace

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Non avrebbe dovuto sorprenderci più di tanto l’inattesa proposta del Presidente americano Trump per mettere fine alla guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina. Un piano in 28 punti che, brutalmente, risponde in gran parte alle esigenze di Mosca e vissuto da Kiev come una vera e propria resa dopo quattro anni di coraggiosa resistenza.

Si tratta di una diplomazia americana che si ripete nella sua strategia di imporre oscuri piani di tregua o di pace non negoziati con i diretti interessati, (come quello recentemente messo in scena per Gaza),  escludendo in particolare l’Unione europea che, fin dall’inizio della guerra ha tenuto alta la bandiera della vicinanza e della solidarietà a Kiev. Una strategia che rivela anche le posizioni politiche di Trump e degli Stati Uniti al riguardo, vicine alla Russia, insensibili e sprezzanti nei confronti dell’Europa e rivelatrici della frattura che si sta creando  in seno all’Alleanza Atlantica. 

Questo piano di Trump si inserisce inoltre in un contesto e in un momento in cui l’Ucraina è particolarmente fragile, sempre più debole militarmente rispetto alla Russia, e incoraggiata a continuare, da parte dell’Europa e malgrado la guerra, il suo cammino verso l’adesione e l’integrazione europea, in particolare per quanto riguarda le riforme istituzionali, lo stato di diritto e il rispetto dei diritti fondamentali. Un contesto che vede anche e purtroppo il rovescio della medaglia e cioè la scoperta di un enorme scandalo di corruzione legato a questioni energetiche negli ambienti vicini al Presidente Zelensky. Una corruzione pesante che non può fare altro che indebolire politicamente e dall’interno, il Governo ucraino. Non meno importante è l’avvicinarsi dell’inverno, con la sfida russa che con i suoi bombardamenti sulle infrastrutture energetiche intende mettere al freddo la popolazione ucraina.

Ma, con una fretta da parte di Trump affinché l’Ucraina accetti il suo piano di pace, tempo una settimana, e con l’imperturbabile atteggiamento russo che cerca invece di guadagnare tempo per raggiungere i suoi obiettivi di guerra e logorare sempre più il suo avversario, gli europei sono prontamente corsi ai ripari per negoziare con gli Stati Uniti e l’Ucraina una posizione europea, cercando di “migliorare” su alcuni punti essenziali il testo americano e renderlo meno iniquo e sfavorevole nei confronti della stessa Ucraina. Oggi siamo di fronte ad un piano, condiviso fra Europa, Stati Uniti ed Ucraina in 19 punti, da cui sono cancellate e rimandate ad ulteriori negoziati le questioni più sensibili.

Per citare alcuni esempi, se da una parte il piano di Trump prevede la cessione da parte dell’Ucraina dei territori già occupati illegalmente dalla Russia e di quelli non ancora conquistati, il Donbass in particolare, la proposta del piano europeo mette in evidenza invece “il rispetto della sovranità territoriale dell’Ucraina” ; altri temi di vitale importanza per gli europei riguardano il futuro della sicurezza dell’Ucraina, richiamando un approccio simile all’articolo 5 della Nato e lasciando la porta aperta all’adesione di Kiev alla NATO stessa. Altri aspetti del piano Trump dovranno invece essere discussi e approfonditi, come ad esempio la prospettiva di adesione dell’Ucraina all’Unione Europea, il rientro della Russia nel G7, l’uso degli assets russi detenuti nei Paesi europei, le sanzioni contro la Russia. 

Sono tutti temi che riguardano infatti non solo la fine della guerra fra Russia e Ucraina, ma aprono a discussione tutte le prospettive di sicurezza dell’intera Unione Europea e dei suoi futuri rapporti con la Russia. Le prospettive di dialogo non invitano all’ottimismo, visto che Mosca ha già fatto sapere di non accettare il piano europeo, negoziato in particolare da Francia, Germania e Regno Unito, ritenendolo “non costruttivo” e soprattutto troppo distante dai  28 punti concordati con Trump. 

Intanto Mosca continua a bombardare l’Ucraina, con un’intensità sempre più distruttiva, mettendo Kiev in una situazione di pressione e di ricatto tra Est e Ovest, da Mosca a Washington e con la prospettiva di un sostegno dell’Unione Europea che rischia di indebolirsi di fronte ad un’impossibile pace equa e duratura.

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