Gli europei e la digitalizzazione: un’indagine Eurobarometro

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L’istituto demoscopico europeo, Eurobarometro, ha pubblicato nello scorso mese di marzo un’indagine sugli atteggiamenti degli europei nei confronti della digitalizzazione che, come si legge nell’introduzione del Rapporto di ricerca, contiene molte opportunità (miglioramento della competitività, crescita economica, diffusione del benessere) e al tempo stesso molte sfide (impatto ambientale delle tecnologie digitali, tutela dei dati personali, fake news, opportunità e rischi per la stabilità democratica).

La digitalizzazione poi è una delle priorità della legislatura 2019 – 2024, sulla base del programma della Commissione Von der Leyen con investimenti attesi, previo accordo di Consiglio e Parlamento, per 9,2 miliardi di euro.

L’indagine Eurobarometro, nata per sondare l’impatto della digitalizzazione nella vita quotidiana degli europei approfondisce sei  aspetti: la sostenibilità della digitalizzazione, la condivisione e il controllo dei dati personali, l’esposizione percepita alla fake news e le relative strategie di contrasto. Le competenze digitali esercitate nella vita di tutti i giorni (e le relative barriere al loro miglioramento), il complesso capitolo dell’identità digitale e il tema degli acquisti on-line. 

Più di tre quarti degli intervistati (79%) ritiene che i produttori dovrebbero essere tenuti a semplificare o a riparare i dispositivi digitali per renderli più performanti dal punto di vista dei consumi energetici o della durata: il 30% degli intervistati vorrebbe continuare ad usare lo stesso dispositivo per almeno 5 anni e il 26% sposta questa soglia a 10 anni. Solo l’1% dichiara di voler cambiare dispositivo ogni anno.

L’80% degli intervistati si dichiara favorevole e disponibile al riciclo dei dispositivi digitali al netto delle criticità rappresentate dalla disponibilità di luoghi dove portare i dispositivi (44%) o dai rischi per la privacy (41%).

Molto alta sembra essere, poi, la disponibilità alla condivisione sicura dei dati personali per contribuire alla ricerca scientifica (43%), per migliorare la risposta in situazioni di crisi (31%), per ridurre l’inquinamento (27%) o per migliorare l’efficienza energetica (24%).

La maggior parte degli intervistati afferma che la digitalizzazione faciliti la diffusione di fake news: per il 30% degli europei l’incontro con questo genere di informazioni è quotidiano e per il 25% è almeno settimanale. Spetta ai media stessi (62%) ma alle autorità (53%) e alle piattaforme on-line (48%), contrastare il fenomeno soprattutto con misure che aiutino i cittadini a riconoscere le false informazioni (invocate dal 46%) e a contrastare coloro che diffondono false informazioni esercitando veri e propri abusi sulle piattaforme social (44%).

Praticamente tutti i cittadini intervistati si sentono sufficientemente competenti nell’uso di  tecnologie digitali quotidiane e le principali barriere al miglioramento delle competenze digitali vengono individuate nella mancanza di tempo (27%), nel non sapere quali competenze andrebbero migliorate (24%) o nella mancanza di adeguate opportunità formative (22%).

In tema di identità digitale, l’indagine rileva che: la maggior parte degli intervistati continua a collegarsi ai servizi on-line tramite username e password (70%) e che sono poco diffuse altre modalità di identificazione quali sociale (29%), servizi multifattoriali di identificazione (28%), identificazione biometrica (22%). Il 63% riterrebbe utile un ID digitale unico per tutti i servizi on-line pubblici e privati. 

L‘ultimo capitolo affrontato dall’indagine è quello del commercio on-line: negli ultimi 12 mesi antecedenti alla realizzazione dell’indagine, il 37% degli intervistati ha provato ad acquistare on-line bei o servizi in uno Stato UE diverso da quello di residenza e nell’84% dei casi gli acquisti si sono conclusi senza problemi.

Per approfondire: il testo integrale del report

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