Giornata mondiale contro le mutilazioni sessuali

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«Violare i diritti di donne e ragazze non puಠmai essere giustificato in nome della tradizione o del relativismo culturale» ha dichiarato la commissaria europea per le Relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner, nella Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili.
Secondo le stime dell’ONU, almeno 130 milioni di donne e ragazze in tutto il mondo hanno subito queste pratiche e circa due milioni di ragazze sono a rischio ogni anno, cioè una media di 5480 al giorno. La situazione è ulteriormente preoccupante se si considera che la maggior parte di queste procedure è praticata da personale non medico, accrescendo quindi di molto i rischi igienico-sanitari per le donne. Ci sono poi le gravi conseguenze che le mutilazioni genitali femminili creano nelle situazioni di gravidanza e parto.
Le mutilazioni sessuali sono praticate in 28 Paesi africani, in pochi Paesi arabi e asiatici ma anche tra alcune comunità   immigrate nell’UE e negli USA. La maggior parte dei Paesi hanno attualmente leggi che proibiscono queste pratiche, compresi 14 Paesi africani, ma l’applicazione di queste leggi è problematica, soprattutto nelle aree rurali.
L’UE ha da tempo fatto chiarezza sull’inaccettabilità   di queste pratiche tradizionali sia in territorio europeo sia nei Paesi terzi, così sono state introdotte clausole contro le mutilazioni genitali negli accordi di cooperazione con i Paesi ACP e sono stati stanziati fondi per interventi mirati dell’UNICEF. «Dobbiamo essere certi che tutti i Paesi capiscano la nostra posizione e sostenere il rispetto di questi diritti umani all’interno di tutte le politiche di cooperazione e dialogo con Paesi terzi» osserva Ferrero-Waldner.

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