Economia circolare: quasi realtà

1791

Il 18 gennaio, l’Agenzia europea dell’Ambiente (European Environment Agency, EEA) ha pubblicato un Rapporto (Circular economy in Europe. Developing the knowledge base) sull’economia circolare, il cui scopo è quello di individuare gli elementi fondamentali del modello economico, ideare metodi di analisi e valutazione dei progressi, illustrare i benefici e individuare le aree sulle quali si rende necessario un forte intervento politico.

Dopo l’approvazione del 2 dicembre da parte della Commissione del Pacchetto sull’economia circolare e di altre iniziative (come lo European innovation partnership on raw materials EC, 2012a) questo modello economico è diventato un punto nevralgico per la ripartenza dell’economia europea e della tutela ambientale, tant’è che l’Europa, attraverso il programma Horizon 2020, Work programme 2016-2017, destina 670 milioni di euro per le industrie con lo scopo di incentivare la transizione al nuovo modello economico.

L’agire economico acquisito dalla rivoluzione industriale a oggi non è più sostenibile in termini di costi economici, ambientali e sociali; a quel modello lineare improntato al produrre-comprare-usare-gettare (take-make-consume-dispose) si rende così necessario contrapporre un modello circolare che punti a ridurre l’impatto ambientale, economico e sociale, attraverso il ripensamento di alcuni fattori fondamentali dell’economia globale.

A tal proposito, il Rapporto evidenzia gli elementi chiave di questo modello: un approccio economico innovativo che passi dalla rivisitazione del ciclo produttivo dei prodotti; alla ideazione di servizi a favore del produttore e del consumatore improntati al minor spreco possibile, alla condivisione, allo scambio, al riuso; alla creazione di nuovi posti di lavoro, creati ad hoc per le nuove esigenze.

Secondo il Rapporto, i benefici che si trarrebbero da questo modello sarebbero molteplici. Infatti puntare su un modello che crei dei prodotti quasi totalmente composti da materiali riciclabili e da un design eco-sostenibile agevolerebbe il riciclo e il riutilizzo delle componenti del prodotto non più usato; allo stesso tempo, l’aver – a monte – costruito il prodotto con materiali riciclati (ecco qui la circolarità del modello) comporterebbe la riduzione della dipendenza economica dagli altri Paesi.  Il risparmio si otterrebbe in termini di minor sfruttamento delle risorse non rinnovabili, di abbattimento dei costi di trasporto e di risparmio energetico con ricadute positive sull’ambiente.

Contemporaneamente, questo modello agevolerebbe la ricreazione dei tessuti sociali; centrali sono infatti le azioni di scambio, condivisione, baratto, riutilizzo di prodotti da parte di un consumatore ad un altro, con l’intento di creare un nuovo modo di consumo: sostenibile e responsabile.

Così la necessità di studiare nuove progettazioni dei prodotti, nuovi metodi di analisi economico-finanziaria, nuovi servizi volti al consumatore e al produttore creerebbero nuovi posti di lavoro.

In conclusione, il Rapporto evidenzia come un approccio circolare all’economia potrebbe dare luogo a:

  • risparmi per le imprese grazie alla minor dipendenza dagli altri Paesi per il mercato delle materie prime e al risparmio energetico impiegato nel ciclo di produzione;
  • benefici ambientali grazie all’utilizzo di materie rinnovabili, alla razionale gestione dei rifiuti (voluta in primis dalla Direttiva sui Rifiuti del 2008) con la conseguente riduzione delle emissioni;
  • rilancio dell’economia in termini di nuovi posti di lavoro;
  • rilancio della socialità e ideazione di un nuovo approccio economico-sociale di tipo sostenibile, responsabile e meno individualista.

Approfondisci

Scheda a cura di Isabella Alberti

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here