Cresce la disparità tra le regioni dell’Europa.

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Il 4 agosto la Conferenza delle Regioni Periferiche Marittime d’Europa (CRPM), che raggruppa 156 regioni europee, ha pubblicato un’analisi sulle disparità socio economiche tra il 2012 e il 2013. Tale studio determina tre macro categorie sulla base del PIL regionale in relazione al potere d’acquisto standard (SPA), su una media triennale e suddivide le regioni in: più sviluppate, in transizione, meno sviluppate.

Dal Rapporto risulta un diverso e marcato livello di sviluppo tra regioni di uno stesso Stato in Paesi come Regno Unito, Italia, Paesi Bassi, Grecia e Portogallo; una crescita negativa generale in stati come la Spagna, Grecia, Cipro, Lussemburgo, Slovenia, Irlanda, Finlandia e Croazia e infine una generale crescita positiva Germania, Belgio, e la Repubblica Ceca. Anomala è la situazione della Francia, che sta attraversando un periodo di riforma territoriale. Facce contrastanti di una stessa medaglia che insieme rappresentano circa 200 milioni di abitanti.

In particolare, in tema di fondi strutturali e relativi requisiti per l’ammissibilità, si è registrato che su 32 regioni, 31 varierebbero la loro categoria a favore di una più bassa. Questi dati sono fondamentali per la Commissione Europea, che nella primavera 2016 dovrà ricalcolare la distribuzione dei fondi effettuando riaggiustamenti per contrastare la crisi economica che affligge l’Unione Europea.

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