Dopo il Piano d’azione sulla comunicazione presentato il 20 luglio 2004 e il Piano D (Democrazia, dibattito, dialogo) reso pubblico nell’ottobre scorso all’avvio di riflessione dopo gli shock costituzionali francesi e olandesi arriva, il primo febbraio 2006, il Libro bianco sulla Comunicazione nelle cui prime pagine si legge che “è tempo di investire sulle infrastrutture democratiche che permetteranno ai cittadini migliori scambi tra di loro e con le istituzioni europee”.
La Commissione vuole colmare il fossato tra le istituzioni europee e i cittadini e il libro bianco è lo strumento usato come stimolo per la partecipazione attiva della società civile all’elaborazione della politica della comunicazione. Il testo individua i principi per un’informazione di qualità e i campi-chiave sui quali investire anche attraverso la mobilizzazione di strutture e risorse presenti all’interno dei programmi di azione comunitaria esistenti.
L’obiettivo principale è quello di ristabilire la fiducia dei cittadini europei nei confronti delle istituzioni comunitarie e questo non puಠnon passare dalla costruzione di un vero spazio pubblico europeo che oggi non esiste e la cui evocazione genera sentimenti di diffidenza ed estraneità . Lo spazio pubblico europeo deve completare e rafforzare gli spazi pubblici nazionali permettendo, anche a livello europeo, l’esercizio dei diritti di cittadinanza e riflettendo la doppia natura della democrazia europea quale unione di Stati e unione di popoli, nonchà© quale spazio di interazione tra i diversi attori in scena (istituzioni, cittadini, gruppi, Stati membri, Autonomie locali).
I passaggi più delicati del documento sono dedicati ai mezzi di comunicazione di massa ai quali è riconosciuto un ruolo centrale e rispetto ai quali la Commissione propone da un lato l’elaborazione di una carta europea sull’informazione e la comunicazione e dall’altra la creazione di un’Agenzia interistituzionale.
Nelle intenzioni della Commissione la Carta dovrà essere ispirata ai principi della libertà di espressione, del pluralismo dei media e della loro accessibilità tecnica, economica e linguistica, essendo anche il risultato di un processo di democrazia partecipativa che tenga conto delle istanze di tutti, raccolte per via telematica – forum – o stimolando i dibattiti a livello nazionale.
La proposta di un’Agenzia interistituzionale – che ha già suscitato la reazione dei giornalisti, inquieti tanto per la stabilità quanto per l’autonomia della loro professione – parte, invece, dai successi registrati da Euronews, EbS (Europa via satellite) e dal portale Europa ma anche dalla constatazione della necessità di una copertura degli eventi Ue che sia meno sporadica. Si tratta allora, si legge ancora nel Libro Bianco, di studiare la fattibilità di un organismo indipendente, con una propria struttura gestionale e una carta editoriale, che dovrebbe offrire servizi quali l’informazione continua, la copertura diretta degli eventi istituzionali, la creazione di archivi e basi dati, il consolidamento dei rapporti con i media nazionali e regionali.
Analogamente delicato è il passaggio che il documento dedica al concetto di trasparenza definita condizione essenziale per l’implementazione di uno spazio pubblico europeo, e migliorabile solo a partire da una più equilibrata rappresentanza dei gruppi di interesse a oggi troppo sbilanciata sul fronte imprese e troppo poco aperta alle emanazioni della società civile rispetto alla quale è necessario migliorare le modalità e i metodi di comunicazione.
A livello di istituzioni e strumenti comunitari la Commissione propone di migliorare il funzionamento del gruppo istituzionale sull’informazione, di trasformare il Programma PRINCE (Informazione e Cittadinanza) in programma «spazio pubblico europeo» e di lanciare l’iniziativa “Comunicare l’Europa nel mondo” rivolta ai Paesi Terzi. Il coinvolgimento delle istituzioni nazionali dovrebbe avvenire attraverso un potenziamento delle reti attivate dal Comitato delle Regioni e dal Comitato Economico e Sociale per la discussione del programma di lavoro annuale della Commissione. Allo stesso scopo si propone la realizzazione di incontri tra parlamentari europei, parlamentari nazionali e rappresentanti delle istituzioni locali sulle proposte legislative pendenti. La Commissione sollecita anche il contributo dei partiti politici europei per l’accessibilità del dibattito e per lo sviluppo di una cultura politica europea attraverso la realizzazione di momenti formativi specifici.
Altro elemento centrale del libro bianco è l’appropriazione da parte dei cittadini delle sfide europee. Su questo punto hanno un ruolo fondamentale la formazione (educazione civica e conoscenza delle istituzioni, delle politiche e degli strumenti comunitari) e la partecipazione (in particolare per quanto riguarda il coinvolgimento delle minoranze e dei gruppi vulnerabili nella vita pubblica). Sul piano concreto la Commissione propone l’utilizzo del metodo aperto di coordinamento, la creazione di un Istituto europeo di formazione per gli insegnanti di scuola elementare, l’implementazione di una rete digitale tra le biblioteche, il sostegno del futuro programma «cittadinanza europea» (la cui dotazione dipenderà dalle prossime discussioni sulle prospettive finanziarie 2007 – 2013) e il varo dell’iniziativa e-inclusion volta a favorire l’uguaglianza di opportunità dei cittadini rispetto alla società dell’informazione.
Infine l’opinione pubblica; anche qui sono necessari grandi investimenti e la Commissione propone un Osservatorio Indipendente dell’Opinione Pubblica e dei Media, il coinvolgimento di rappresentati delle istituzioni europee e della società civile nella lettura dei risultati dei sondaggi Eurobarometro e, infine, la realizzazione di una rete europea media e comunicazione formata da ricercatori di provenienza accademica.
Tra le reazioni al documento, oltre alla già citata inquietudine dei giornalisti vanno segnalate alcune prese di posizione al momento della presentazione del testo ad un Parlamento semideserto.
La vice presidente Wallstrom, che ha la delega per la comunicazione ha ripetutamente tentato di tranquillizzare i giornalisti affermando che è intenzione della Commissione modernizzare l’esistente senza superare mai i confini tra informazione di provenienza istituzionale e giornalismo; in Parlamento, invece, si è registrata una sostanziale condivisione delle intenzioni di miglioramento della comunicazione senza perಠdimenticare che questa non è fatta solo di mezzi e linguaggi ma anche e forse soprattutto di contenuti: è la poca conoscenza e scarsa possibilità di incidere sulle politiche che determina l’inquietudine e la distanza dei cittadini dall’Europa.
Il libro banco sarà prossimamente oggetto di discussioni, modifiche, consultazioni e dibattiti; aggiornamenti sull’evolversi delle proposte e sulla loro progressiva strutturazione in proposte concrete e in atti aventi valenza formativa (direttive, decisioni, regolamenti) potranno essere seguite all’indirizzo web http://europa.eu.int/comm/communication_white_paper/index_en.htm che, nelle intenzioni della Commissione è il primo passo per il rilancio della strategia di comunicazione e per l’implementazione delle priorità indicate nel documento appena presentato che, si ricorda, ha per sua natura un carattere consultivo e informativo collocandosi a monte del processo decisionale vero e proprio.
Quattro mesi non sono stati sufficienti a trovare il coraggio di assumere un’iniziativa forte e a mettere sul tavolo uno straccio di proposta. Il documento adottato dal Collegio il 13 ottobre (“Il piano D come Democrazia, Dialogo e Dibattito”) non entra praticamente nel merito delle risposte da dare alla crisi grave dell’Unione ma si limita a discorrere sul metodo per rianimare la democrazia nell’Unione europea. Obiettivo sicuramente lodevole e necessario se non si fermasse molto – troppo – prudentemente sulla soglia delle proposte concrete. Trasuda questo documento un’interpretazione molto riduttiva del ruolo della Commissione e lascia perplessi quando rivendica quello svolto in favore della Costituzione.
Ridurre per gran parte la crisi politica dell’Unione ad un problema di comunicazione tra Istituzioni e cittadini è dire solo una parte della verità . La crisi è grave perché è malandata la salute, nell’Unione e nei suoi Paesi membri, della democrazia rappresentativa e marginale il ruolo della democrazia partecipativa. Che non si alimenta e si rafforza con vecchi riti consultativi a servizio di decisioni tecnocratiche già prese né con il ricorso ad Internet. Se la Commissione non farà seguire rapidamente a questo “discorso sul metodo” anche risposte concrete alle attese dei cittadini, alle tre D che danno il titolo al documento dovremo aggiungerne altre tre come Debolezza, sperando che non diventi Disaffezione e Delusione.
Aggiungo un paio di commenti personali al PIANO D e alla politica di comunicazione nell’U.E.:
– in primis, come si pensa di avvicinarsi ai cittadini se lo stesso Piano D è stato tradotto in sole 3 lingue?
– inoltre, lo stesso sito della Wallstrom è davvero di difficile accesso e comprensione (così come il suo blog)…e poi si parla di semplificazione degli strumenti…
– infine, guardando la pubblicità che la Rappresentanza della Commissione europea sta facendo di sé e di tutti gli uffici che curano la comunicazione tra Europa e cittadini, sono stata colta dallo sconforto: è una pubblicità assolutamente anonima, non accattivante, e, per quanto mi risulta, fatta solo a mezzo quotidiani e riviste: perché non si agisce invece tramite altri canali, ad es. quelli più vicini ai giovani (che sono i destinatari principali di questi messaggi pubbblicitari) come TV, radio e web?